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Bolzano, un centinaio di bambini in attesa di un posto al nido  

Di Fede, direttrice Assb: «C’è un costante aumento della domanda».Con le nuove regole del Comune, da settembre fuori dalle graduatorie chi non risiede a Bolzano  



BOLZANO. Nonostante l’Alto Adige a livello nazionale detenga il primato della fecondità con 1,65 figli per donna, le nascite sono in calo anche qui, ma aumenta la domanda di servizi per riuscire a conciliare famiglia e lavoro oltre che come aiuto nella crescita del bambino.

Attualmente solo a Bolzano ci sono un centinaio di domande in lista d’attesa per un posto negli asili nido. Nel capoluogo sono dieci e a gestirli è l’Assb per un totale di 450 posti; più 10 microstrutture gestite da cooperative ma convenzionate; cui si aggiunge il servizio di Tagesmutter. Nella scala del gradimento delle famiglie al primo posto sembrano esserci i nidi.

«Bolzano - spiega Liliana Di Fede, direttrice di Assb -è tra i primi a livello nazionale per quanto riguarda il rapporto bambini e strutture per la fascia di età 0-3 anni, ciononostante c’è la lista d’attesa per un posto all’asilo nido. E questo, benché la giunta comunale abbia deciso di dare la precedenza ai residenti, rispetto a chi viene da fuori. Con le nuove graduatorie, che sono operative di fatto da settembre, chi non è di Bolzano non ha più la possibilità di avere un posto nelle nostre strutture come invece avveniva finora».

Nuovi posti

Dal posto al nido però dipende spesso e volentieri la possibilità della donna - visto che la gestione dei figli ricade ancora prevalentemente su di lei - di tornare a lavorare dopo la maternità. Dal momento che sempre meno che in passato, soprattutto nelle città, si può contare sull’aiuto dei nonni. Che lavorano più a lungo o semplicemente abitano altrove.

Per far fronte all’aumento della domanda, la direttrice di Assb promette l’apertura di una nuova sezione con una decina di posti; altri 38, nell’arco di un paio d’anni, si dovrebbero recuperare all’interno delle microstrutture.

L’assessore Juri Andriollo assicura la creazione di nuovi posti in particolare in zona produttiva: «Bisogna assolutamente potenziare i servizi per l’infanzia per venire incontro alle famiglie. Senza queste premesse è difficile pensare che la società torni a fare figli».

Ad auspicare un potenziamento dei servizi per la prima infanzia, oltre alle famiglie ci sono le aziende che, sempre alle prese con la carenza di personale, credono che ci siano grandi potenzialità da recuperare, consentendo alle donne di riuscire a conciliare impegni familiari e impegni lavorativi.

Carenze a livello provinciale

Un aumento della richiesta - seppure con numeri più piccoli - si registra un po’ in tutto l’Alto Adige.

«A Laives - spiega Paolo Brunini, responsabile dell’ufficio sociale-cultura che fa capo all’assessorato guidato da Claudia Furlani - abbiamo un nido con 75 posti; non bastano a soddisfare le domande. Ne abbiamo una decina in lista d’attesa. Ci sono comunque anche le microstrutture e le Tagesmütter. L’aumento della domanda si spiega innanzitutto con la crescita di Laives; le donne lavorano e quindi hanno bisogno di servizi per riuscire a conciliare i diversi impegni».

Altro esempio: a Bressanone nonostante i posti - tra nido e microstrutture - siano saliti a 183, ci sono 25 bambini in lista d’attesa. Per questo il Comune sta lavorando alla realizzazione di un nuovo asilo nido e di due sezioni di scuola dell’infanzia in zona Tredici. Saranno pronti fra un anno e mezzo . A.M.

 













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