Bressanone: Albes, i meli crescono tra i rifiuti

Le radici degli alberi nell'immondizia della vecchia discarica


Gianfranco Piccoli


BRESSANONE. Foto-choc, che testimoniano come ad Albes, i meleti crescono affondando le radici nell'immondizia della vecchia discarica. Un problema di qualità del prodotto, ma anche d'immagine. Le foto - lo spiega il consigliere dei Freiheitlichen, Walter Blaas - sono state scattate nell'aprile del 2002, durante gli scavi per la posa delle tubazioni del gas. Era stato un cittadino, che si era allontanato per qualche attimo dall'Isarco, a notare l'immondizia subito sotto il livello del terreno. E, sopra, i campi di mele. A nove anni di distanza è difficile pensare che la situazione possa essere migliorata. E, soprattutto, le foto testimoniano che lo strato di due metri di terra con cui la discarica era stata coperta - così almeno assicurano i tecnici - non è stata una soluzione efficace. Poco tempo fa, Giulio Angelucci, agronomo e direttore dell'Ufficio gestione rifiuti della Provincia, ha spiegato che le piante non assorbono elementi pericolosi. Resta tuttavia un problema di opportunità e di immagine, soprattutto per un territorio che ha puntato tutto sulla «qualità Alto Adige». Non è un caso che i consorzi ortofrutticoli, a precisa domanda, hanno risposto di non sapere se le loro mele (per altro sottoposte a tutti i controlli) provengano dai terreni sopra la discarica. «I due metri di terra di cui parlano non esistono - commenta Walter Blaas - lì esiste un problema, che ora devono risolvere. E mi riferisco anche alla concessione per i tre pozzi d'acqua». La discarica, che si sviluppava su una superficie di oltre cinque ettari, era di interesse comprensoriale ed è stata chiusa a fine anni Settanta. In quel periodo, tuttavia, non esisteva alcun tipo di differenziazione e nella discarica è finito davvero di tutto. E sopra quel «tutto» oggi crescono le mele. Blaas resta dell'idea che l'area debba essere bonificata integralmente, e a spese della Provincia: «La discarica era di interesse sovracomunale e la competenza è della Provincia». Un intervento di questo tipo costa però 15 milioni di euro ed è ritenuto eccessivo rispetto ai rischi reali. Da qui la proposta di una semplice sigillatura, che comporta una spesa di un paio di milioni.

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