Cai, appello per nuovi soci 

L’associazione. Nel 2018 gli iscritti sono aumentati del 4%, ma non è abbastanza: solo 6mila in tutto l’Alto Adige Il presidente Sartori: «Il legame con la montagna è anche senso di appartenenza al territorio. Fatevi avanti»



Bolzano. Il Cai lancia un Sos. Servono più iscritti, soprattutto bisogna dare una scossa al ricambio generazionale. Il legame con la montagna è anche senso di appartenza a questo territorio, spiegano. Nessuno al Cai si azzarda a fare i confronti con l’associazione-sorella dell’Avs, una sorella gigante, che con i suoi 70 mila iscritti è una potenza che fa invidia anche alla Svp. Ma due o tre mila soci in più sono alla portata del Cai, e allora ecco l’appello. Lo spunto è stato offerto dalle congratulazioni alla nuova presidente del Cai della Val di Zoldo (Belluno) Laura De Rocco. Ecco allora ieri un post sulla pagina facebook del Cai Alto Adige con gli auguri alla giovane presidente e lo sfogo su un tema che da tempo assilla il Cai locale.

«Come è possibile che un comune come Val di Zoldo con circa 3.500 abitanti abbia 450 soci iscritti al Cai e Bolzano con una popolazione superiore ai 100.000 abitanti solo 2.064?», Ed ecco il tema Heimat e dintorni: «Probabilmente a Bolzano manca un senso di appartenenza alla propria terra. Lo dimostra il fatto che in Alto Adige gli iscritti all’Avs superano i 70.000, mentre quelli del Cai superano appena i 6.000».

Questo il messaggio: «Se amate questa terra, iscrivetevi al Cai. Le sezioni di Appiano, Bolzano, Brennero, Bressanone, Brunico, Chiusa, Egna, Fortezza, Laives, Merano, Salorno, Val Badia, Val Gardena e Vipiteno vi aspettano».

Nelle sezioni del Cai l’età media si alza e i responsabili si preoccupano. È sempre più difficile trovare persone che si mettano a disposizione della associazione o che semplicemente frequentino le iniziative. Non è tutto buio. L’ultimo anno è stato con il segno più e allora significa che lavorare porta frutti. «Nel 2018 gli iscritti sono aumentati del 4 per cento, così il totale è cresciuto di 200 persone», riferisce il presidente provinciale Claudio Sartori, «Stiamo lavorando moltissimo per portare nuovi soci, ma è faticoso. E certo fa pensare, che nella città di Bolzano gli iscritti siano 2.064». C’è un problema culturale? «Certo, per gli italiani nati qui il rapporto con la montagna esiste, anche se non possiamo aspettarci che sia al livello dei sudtirolesi. Abbiamo più difficoltà con chi arriva in Alto Adige da altre regioni e non ha una familiarità con la montagna», così Sartori. E i ragazzi? «Questo è il tasto dolente. Fino ai diciotto anni riusciamo ad averli con noi in molte attività, grazie alle scuole. Nella fascia di età successiva spariscono in buona parte, di solito perché escono dall’Alto Adige per studiare. Poi magari tornano. Anche con i più giovani comunque ci arrivano segnali di speranza. A Bressanone abbiamo una cinquantina di ragazzi, a Brunico sessanta. Il Cai per forza di cose è radicato nei centri principali, dove è presente la comunità italiana. In Venosta praticamente non esistiamo», spiega Sartori. Ma la città, come detto, non risponde come potrebbe. «I centri commerciali la domenica sono pieni, eppure abbiamo le montagne a portata di mano, che peccato», è lo sfogo. Qual è un obiettivo ragionevole per le iscrizioni? «Anche nei tempi d’oro non abbiamo avuto numeri sbalorditivi», risponde Sartoori, «Arrivare ai 10 mila iscritti sarebbe stupendo, mi accontenterei anche di meno. Tra l’altro dai dati degli iscritti mancano circa quattrocento soci che sono iscritti al soccorso alpino e figurano negli elenchi del Cai nazionale». Con l’Avs c’è dialogo e collaborazione nella gestione dei rifugi. Puntate a rapporti più stretti? «Diversi soci dell’Avs escono con i nostri istruttori di speleologia», risponde Sartori, «Lentamente, le collaborazioni si intrecciano, quello che è possibile fare». FR.G.

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