Calderoli: «Non accetto preamboli Svp» 

Lega, la sfida sulla giunta: «Due donne necessarie per legge? Allora allarghiamo a tre»



BOLZANO. Si muove anche il cancelliere Sebastian Kurz contro il mancato coinvolgimento dell’Austria nel disegno di legge costituzionale sulla riduzione dei parlamentari. Ma Roberto Calderoli rivendica il proprio operato come relatore del testo in Senato. La settimana prossima tornerà a Bolzano con la proposta che dovrebbe chiudere l’incidente diplomatico con la Svp, «ma sono scelte politiche», ci tiene a sottolineare. E dovrebbe dire anche la parola definitiva sull’accordo di giunta. Calderoli c’è, ma non si vede. Il senatore leghista tira i fili da Roma nella trattativa tra Svp e Lega. In prima fila lavora la delegazione locale, ma l’ex ministro è stato delegato da Salvini a sovrintendere ai lavori. «Ho ricevuto cinque minuti fa la versione aggiornata del programma», raccontava l’altro giorno. Lo abbiamo intervistato in vista del suo arrivo previsto per venerdì. Senza nominarlo, ancora una volta non risparmia fendenti al presidente Arno Kompatscher.

Senatore, a Bolzano presenterà alla Svp la modifica alla legge costituzionale per chiudere la controversia?

«Non si è mai aperta una controversia. Luis Durnwalder dice “Calderoli ci vuole bene”. Chiunque abbia osato metterlo in dubbio è un mio nemico. Ne ho un paio in Alto Adige».

Parla di Kompatscher?

«Ci conosciamo poco. Ho fatto l’Accordo di Milano, sono sempre stato dalla parte delle autonomie. Prima guardate cosa ho fatto, poi parlate».

Sulla legge non è stata però attivata l’intesa con la Provincia.

«Nello Statuto non è fissato il numero dei senatori. Che si vogliano tutelare le autonomie deriva da una volontà politica. Se si chiama il cancelliere austriaco, perché è prevista la riduzione da tre a due senatori, invece di parlare con me... Comunque la soluzione c’è e la presenterò. Ci saremmo già arrivati, se non si fosse messo di mezzo il Pd con Bressa e i suoi amici».

Improvvisamente si è trovato nella parte del «nemico» dell’autonomia. Interviene anche l’Austria.

«Riconosco le leggi, i trattati internazionali e anche il buonsenso, oltre alle mie origini, che in parte sono lì da voi. Se qualcuno fa il duro, sarei disposto anche a farlo anch’io, poi penso al bene comune. Con l’Obmann Achammer ci siamo sentiti quasi tutti i giorni, abbiamo entrambi le idee chiare».

Lei viene a Bolzano per chiudere il programma?

«L’accordo tra Lega e Svp è alle battute finali. Credo che il programma verrà chiuso prima di sabato, perché è giusto che ci lavorino da soli. Naturalmente sono al corrente».

Si racconta di una sua sfuriata epocale sul codice dei valori che la Svp voleva farvi firmare all’inizio.

«Le premesse le tratto io e non sono disposto a cedere su nulla. Non c’è più un preambolo, ma un programma. Con i preamboli non si va da nessuna parte, con i programmi si governa. Non dobbiamo dichiarare guerra a Trump, stiamo parlando della giunta provinciale. Ce ne ricordiamo?».

La Svp vi chiederà di portare in giunta Rita Mattei per gli equilibri sulle quote rosa?

«Prego?»

La L ega dovrà garantire una assessora o lei spingerà per avere in giunta sia Bessone che Vettorato?

«A queste discussioni non ci sto. Si decidano le deleghe e poi si scelgano le persone con le caratteristiche adatte. Spero che possano esserci più donne rispetto a quanto previsto. Ne servirebbero due? Usciamo con una giunta di tre donne. Io ci sto, se ci sta anche la Svp. Portiamo un cambiamento vero. L’accordo si fa a certe condizioni, a patto che nessuno abbia retropensieri sinistrorsi. Altrimenti vado a pescare». (fr.g.)

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