Campus e Ingegneria al posto delle «Huber»

Entro il 2017 le caserme passeranno dallo Stato alla Provincia, l’ateneo pronto ad occupare lo spazio con una nuova facoltà e lo studentato


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Campus Huber»? È possibile. «Dove c'è la caserma facciamoci l'università», ha detto Paolo Lugli, il rettore. E propone una nuova facoltà di Ingegneria e uno studentato proprio lì, in fondo a viale Druso. E la Provincia, che è l'ente erogatore? «

Bellissima idea - dice Christian Tommasini - perché tra poco, a fine 2017 possiamo chiudere l'accordo per il trasferimento dell'area demaniale dallo Stato a noi...».

Ecco che ritorna, ma nella realtà, il sogno dell'università policentrica.

La Lub diffusa. Con i quartieri che entrano in rete. Perché è quest'ultimo il punto che coinvolge di più (anche politicamente) il vicepresidente della Provincia. E si tratta di un ritorno perché negli anni del dibattito, allora accesissimo, sulla collocazione del nascituro ateneo bolzanino si erano confrontate due diverse idee di progetto: quella "principesca" di Durnwalder che la voleva centrale, monumento all'autonomia dispiegata, e quella "sociale" che tendeva a farne occasione di sviluppo anche dei quartieri.

Naturalmente tra l'ipotesi dell’allora presidente della giunta provinciale e quella che chiedeva di installare le facoltà in Piazza Adriano, vinse la prima. Vinse l'accumulo delle funzioni nel centro storico. Adesso che è cresciuta l'università ma è cresciuta anche una visione più integrata dello sviluppo urbano, l'idea policentrica diventa una prospettiva possibile. Su cui Lub e Provincia stanno lavorando.

Il rettore Luigi vuole creare una nuova facoltà come Ingegneria «perché a Innsbruck ancora non esiste e così Bolzano potrebbe inserirsi in un vuoto del "bacino" e attirare studenti», spiega il rettore. Che, essendo persona molta attenta al contesto in cui opera, ha già individuato nelle caserme il luogo ideale anche per un "campus", uno studentato. Struttura di cui la Lub è carente.

Su questo fronte anche Tommasini, che l'altra sera ne ha discusso proprio col rettore al "Festival delle Resistenze", sta muovendosi su diversi livelli.

Il progetto al posto delle attuali caserme Huber, appunto, poi una "mixité" tra studenti e inquilini a Oltrisarco, zona Rosenbach, e infine una ipotesi di intervento nel mondo Ipes.

«Si potrebbero trovare accordi anche vantaggiosi con gli inquilini soli e magari anziani nella case Ipes più estese - dice il vicepresidente della giunta provinciale - per alcuni contratti di subaffitto con i giovani che arrivano qui a studiare».

E dunque tra mixitè, house-sharing e interventi edilizi su aree dismesse si tenterà di dare una risposta ai nuovi bisogni di spazio della Lub. In questa prospettiva è stata significativa la presenza di Paolo Lugli al Festival. "Non è un caso che il rettore abbia accettato di discutere dei temi che gli stanno a cuore proprio in Piazza Matteotti - chiarisce Tommasini - perchè ho dei dubbi che l'ateneo, come l'Eurac o altre nostre eccellenze siamo molto conosciute nei quartieri. Ed è bene invece che di tutto questo si discuta tra la gente, nei quartieri italiani e popolari perché devono assolutamente essere coinvolti nella rete dell'innovazione sociale».

Che significa, tra l'altro, far piovere gli studi e le produzioni innovative nella vita delle persone, creando ricadute pratiche e mostrando così il senso degli investimenti in ricerca.

«I dibattiti non devono più avvenire ai piani alti, ma qui, tra i cittadini» ha ribadito Christian Tommasini.

E il rettore Lugli ha confermato il progetto fondativo del suo rettorato: far dialogare fittamente l'università con Bolzano, farla diventare sempre più parte della città e sempre meno ospite.

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