Caos nel Pd, slitta la proclamazione

Di Fede senza maggioranza, ma si verificherà il voto degli stranieri. Decisivi i voti di Gnecchi: Liliana ora lavori con Randi


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Caos Pd. Non è bastato il 51 per cento dei voti ottenuti alle primarie di domenica perché Liliana di Fede diventasse segretario provinciale. Non è riuscita a garantirsi la maggioranza della assemblea provinciale, cioè almeno 18 delegati su 35. Sarà allora la stessa assemblea provinciale a votare il segretario.

La composizione dell'assemblea del Pd che dovrà eleggere il nuovo segretariocccc

Due gli scenari: resa dei conti finale con caccia all’ultimo voto, oppure accordo Di Fede-Randi per co-gestire il partito. È questa la situazione di ieri sera, dopo una giornata in cui per alcune ore era sembrato che la sindaca di Laives riuscisse a ottenere il diciottesimo delegato grazie alla assegnazione dei resti, che garantisce 4 delegati su 35. Alla fine la suddivisione dei seggi tra i candidati Di Fede, Mauro Randi (41,1% dei voti) e Luisa Gnecchi (7,5%) ha confermato la lettura data già domenica sera dai gruppi di Randi e Gnecchi: 17 delegati nella assemblea a Di Fede, 15 a Randi, 3 a Gnecchi. Un partito nettamente diviso in due.

Questa la ripartizione non ancora ufficiale esposta ieri sera in una riunione della commissione provinciale per il congresso dal presidente Sergio Bonagura, presenti anche Di Fede e Randi.

E così i tre eletti della lista di Luisa Gnecchi (Uwe Staffler, Maria Ledonne, Salvatore Cavallo o Pietro Calò), diventano determinanti per eleggere il segretario. E proprio da loro arriva la doccia gelata su chi dava per scontato che il gruppo Gnecchi avrebbe dirottato i voti su Randi. Il più esplicito è Carlo Bassetti: «Chi prende il 51% deve diventare segretario, non ci presteremo a un ribaltone che nessun elettore potrebbe capire. Ci siederemo al tavolo con Liliana Di Fede e porremo alcune condizioni».

L’idea è di evitare la guerra Di Fede-Randi e arrivare a una gestione unica. «Le nostre condizioni saranno partito unito e rinnovato, Di Fede segretario con vicesegretario Randi e uno dei nostri». Tradotto, passo indietro del designato vice Carlo Costa. E se diranno di no? Bassetti: «Cercheranno altrove i voti per Di Fede». Meno netta sulle trattative Luisa Gnecchi, ma conferma l’obiettivo di evitare la resa dei conti: «Di Fede e Randi dimostrino buon senso. Le primarie consegnano un Pd con due parti equilibrate tra di loro. Come puoi pensare di governare con 18 voti? Si prenda atto che ci sono due anime che devono stare insieme. Abbiamo finalmente un partito più equilibrato». Anche Gnecchi punta al passo indietro di Costa, ma il brissinese si conferma il solito carroarmato delle preferenze: a Bressanone 509 votanti, di cui 400 per Di Fede, la vittoria più netta. «A Di Fede il 51% dei voti. Chi altro deve diventare segretario? », commenta Costa.

Tutt’altro che diplomatico Roberto Bizzo, sponsor di Randi, che ieri decretava la sconfitta politica del sindaco Luigi Spagnolli, capolista a Bolzano di Liliana Di Fede. Nel capoluogo Randi ha vinto su Di Fede. «Abbiamo risolto il problema delle primarie per il prossimo candidato sindaco. Se Spagnolli puntava alla conferma, i dati parlano chiaro. Randi da solo ha sconfitto Spagnolli, Pasquali, Repetto e Tommasini», è la sfida di Bizzo. Netta la replica del sindaco: «La verità è che abbiamo ribaltato la vittoria annunciata di Randi. Da un mese e mezzo hanno messo in moto una macchina elettorale porta a porta degna delle elezioni provinciali».

Di Fede disposta a dialogare su una gestione unitaria, come chiede Luisa Gnecchi? «Abbiamo iniziato a parlarci. È un passo. L’urgenza è superare gli individualismi. Che il partito fosse diviso non lo abbiamo scoperto questa mattina. Possiamo salvarlo, perché ci interessa produrre risultati, o suicidarci», risponde Di Fede. Prudente Randi dopo la riunione di ieri sera: «Concordare un metodo è già un inizio». Ma è solo una tregua. Nella riunione si è accennato a rivedere i verbali dei seggi. Di Fede perderebbe l’ultimo seggio con i resti per una manciata di voti e c’è chi vuole sollevare il caso del seggio di Bolzano centro, affollato di elettori stranieri. Si scoprisse qualche irregolarità, Di Fede porterebbe a casa la vittoria.

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