Chiusura iperbarico, pazienti inferociti

Ogni giorno nel Centro di via Fermi arrivano decine di persone dall’Alto Adige e dal Trentino per curarsi con l’ossigeno


di Antonella Mattioli


BOLZANO. C’è chi piange, chi protesta, chi cerca di saperne di più rivolgendosi a infermieri e medici: in ballo c’è la salute. La notizia, anticipata dal nostro giornale, del mancato rinnovo da parte dell’Asl della convenzione con il centro iperbarico di via Fermi a partire dal 1ºaprile, ieri ha colto di sorpresa le decine di pazienti che ogni giorno - spesso per mesi - da tutto l’Alto Adige oltre che dal Trentino arrivano a Bolzano sud, per sottoporsi all’ossigenoterapia. Cura con la quale vengono salvati in extremis anche gli intossicati da monossido di carbonio e i sub colti da ipossia durante le immersioni.

Adriana Bozzato, bolzanina, è tra le più arrabbiate, perché nel corso degli anni ha potuto apprezzare i benefici di questa terapia: «Ci ho portato mia madre con gravi problemi di necrosi al ginocchio e i medici quando hanno visto i miglioramenti, hanno gridato al miracolo. Mio marito ha guai simili ai piedi come conseguenza del diabete: anche a lui questa terapia sta dando grossi benefici. È semplicemente assurdo che vogliano chiudere un centro che funziona e mandare i pazienti fino a Verona».

Anche per Cecilia Pelliccioni, meranese, è stata una doccia gelida: «Questa non è una terapia salvavita solo per gli intossicati da monossido di carbonio o per i sub in ipossia, ma per tutti coloro che come me hanno problemi di necrosi. Io soffro di una malattia autoimmune per la quale i farmaci non possono nulla. Questa è l’ultima spiaggia che a me consente di evitare che mi debbano amputare prima un piede e poi l’altro». Maria Endrizzi, originaria di Cognola, dopo un calvario durato un anno, passando da un medico all’altro, a dicembre ha scoperto in occasione dell’ennesima visita che il dolore al ginocchio che non le dava tregua di giorno e di notte era causato da una necrosi: «Un medico di Verona, che finalmente mi ha fatto la diagnosi corretta, mi ha indirizzata qui. All’inizio ero un po’ scettica, adesso dico che grazie alla terapia con l’ossigeno ho potuto tornare a camminare, io che da mesi ormai ero costretta a muovermi con le stampelle. Queste sono terapie che hanno bisogno di tante sedute, non posso credere di dover interrompere la cura, per andare a Verona». Anche Nera Benvenuto di Ora, un problema all’alluce valgo che stenta a rimarginarsi, spera che alla fine si trovi un accordo, perché “i benefici li sto già vedendo”.

Stefea Simziana viene dalla Val di Sole per cercare di risolvere con l’ossigeno i problemi di necrosi ad una mano: «Non mi sembra vero di vedere finalmente dei miglioramenti. Certo, che io che lavoro in proprio non potrei permettermi di andare tutti i giorni a Verona». Lo stesso dicasi per Daniel Tessaro un ragazzo bolzanino che improvvisamente si è trovato a fare i conti con un calo d’udito: «Lavoro qui in Zona e due ore al giorno me le posso permettere, certo che andare a Verona sarebbe un problema».

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