Cimitero, rubata scultura da un quintale 

Un’opera del valore di decine di migliaia di euro. Per trafugarla i ladri si sono serviti di un furgoncino con braccio-gru


di Davide Pasquali


BOLZANO. Una scultura in bronzo del peso di oltre un quintale, di ingente valore, realizzata su commissione. E ora trafugata, probabilmente su commissione, da qualcuno che ne ha riconosciuto il mero, seppur assai elevato, valore economico. Con una pesantissima aggravante però, perché si tratta di un furto sacrilego. È accaduto al cimitero di Oltrisarco, sulla tomba della famiglia Ortombina. Ignoti, presumibilmente con un camioncino dotato di braccio-gru, durante l’orario di apertura l’hanno sradicata dalla pietra tombale di granito dove era cementata con tre fittoni metallici, l’hanno caricata sul cassone e se la sono portata via. Chissà dove, chissà perché. Il tutto senza che nessuno se ne sia accorto, in un cimitero ampio, sterminato, dove non esistono controlli tranne che all’entrata principale e l’unica telecamera in funzione, esclusivamente in orario diurno, non registra le immagini.

Incredulità? Indignazione? Dolore? Mancano le parole per descrivere cosa possa aver provato Livio Ortombina, 75 anni, noto imprenditore bolzanino, quando la nipote Marina il 2 febbraio gli ha telefonato per avvertirlo. «Ero stato a trovare i miei genitori nella prima decade di gennaio. Da anni abbiamo dato incarico alla giardineria Kircher di curare ordine e pulizia della tomba, però nella bella stagione, da marzo al 10 novembre, dopo i Morti. Evidentemente, chi ha rubato la scultura ha scelto il momento migliore, quando al cimitero - per via di freddo, neve e ore luce ridotte - c’è poca gente e si può agire indisturbati». Il furto dev’essere avvenuto tra metà e fine gennaio. Nella denuncia sporta il 5 febbraio in questura, Ortombina spiega: nel 1978 muore la madre, Bianca. Per onorarne la memoria, l’imprenditore contatta Mariano Vasselai, un suo vecchio commilitone della naja, di origine fiemmese, docente di discipline plastiche a Brera, Milano. È uno scultore di vaglia. Gli commissiona un’opera: una scultura che rappresenta il volo di cinque colombe «che come simbolo significavano per me, all’epoca, il volo in cielo di mia madre». Un lavoro lungo: prototipo in legno, modello in cera, stampo in gesso, fusione in bronzo. Mesi di lavoro, costati a Ortombina decine di milioni di lire dell’epoca. Ora qualcuno con l’occhio fine ha riconosciuto il valore dell’opera «che è unica e che consente anche la sua partizione, mantenendo anche il valore di ogni singola colomba».

Al cimitero i furtarelli fastidiosi non mancano: fiori, ceri, vasi. Il furto di una statua prodotta in serie, e quindi riproducibile e ricomprabile, per i parenti costituirebbe già un dolore straziante, figurarsi se sottratta dalla tomba dei genitori. Ma se poi la perdita economica è ingente, dopo le lacrime - «in famiglia abbiamo pianto tutti» - scatta l’indignazione.

Ortombina vuole vederci chiaro e quindi si reca all’ufficio servizi cimiteriali del municipio, dove la dirigente si dice estremamente dispiaciuta. E gli riferisce: purtroppo al cimitero esiste una sola telecamera, solo diurna, ma che non registra. Il funzionario cimiteriale e la responsabile della portineria di Oltrisarco sono altrettanto dispiaciuti. Riferiscono: un evento straordinario mai accaduto. «Mentre sporgevo denuncia - precisa Ortombina - in questura sono rimasti piuttosto stupiti che non esistessero delle telecamere di sicurezza. Il cimitero di Oltrisarco è un luogo sensibilissimo, dove decine di migliaia di famiglie vanno a rendere omaggio ai loro cari. È incredibile che non esista un qualche tipo di sorveglianza, almeno delle videocamere che registrino le immagini. I molti furgoncini dei giardinieri (pubblici e privati) e delle pompe funebri vanno e vengono, senza nessun controllo». E a Oltrisarco le opere d’arte, da decine di migliaia di euro l’una e anche oltre, sono numerose. È inconcepibile che qualcuno entri, svella e porti via come se nulla fosse. «Il sindaco dovrebbe prendere provvedimenti».

Intanto, Ortombina offre una ricompensa di 2.000 euro a chi lo aiuterà a ritrovare la scultura. Chi avesse informazioni può scrivere all’indirizzo email: bolzano@altoadige.it.













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