«Cinquemila sono a rischio, serve il reddito di base locale»

sara martinellobolzano. «Non è che vogliamo riprendere a lavorare a pieno ritmo. Ma se alla riapertura delle micro e piccole imprese non si accompagnerà quella delle aziende più grandi sarà difficile...


sara martinello


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bolzano. «Non è che vogliamo riprendere a lavorare a pieno ritmo. Ma se alla riapertura delle micro e piccole imprese non si accompagnerà quella delle aziende più grandi sarà difficile tenere a galla le posizioni sui mercati esteri conquistate in anni di sacrifici. Teniamo presente che la crisi del 2008 è stata superata soprattutto grazie all’export. Se viene meno un anello della filiera, le imprese che domani (oggi, ndr) riapriranno i battenti si rivolgeranno ad altri fornitori».

Federico Giudiceandrea, presidente di Assoimprenditori, commenta con amarezza l’ordinanza con cui due giorni fa Kompatscher ha circoscritto la ripresa delle attività alle sole aziende con meno di cinque dipendenti, accantonando il protocollo per la sicurezza messo a punto da Assoimprenditori e sindacati e accogliendo invece quello redatto dal Comitato paritetico edile ed esteso all’Ente bilaterale sicurezza dell’artigianato il 16 aprile. Comitato presieduto da Claudio Corrarati, altresì presidente di Cna, il quale è tuttavia fiducioso in un’estensione della possibilità di ripresa anche a imprese più grandi, «a patto che la capacità di mantenere quanto prescritto nelle linee guida ci sia. Questi primi giorni saranno il banco di prova: il documento non può essere statico, dovrà essere a mano a mano aggiornato in base allo stato dell’arte». La differenza tra i due documenti è in termini di ampiezza del target. Le linee guida di Assoimprenditori e sindacati includono il settore manifatturiero nella sua globalità, quelle del Comitato paritetico edile sono indirizzate in modo specifico al settore edile e suddivide in aree di rischio il modo di lavorare.

Dietro la decisione di aprire le microimprese frenando su quelle di dimensioni maggiori non ci sarebbe stata una spinta politica. Giudiceandrea e Corrarati concordano sul carattere formale delle motivazioni: uno scatto in avanti rispetto al resto del territorio italiano significherebbe attirare sull’Alto Adige la lente d’ingrandimento di un’Italia dove la pressione degli industriali trova una resistenza sul fronte istituzionale. Ad ogni modo Assoimprenditori avrebbe preferito che nell’ordinanza si desse più rilevanza a criteri di natura igienico-sanitaria che a termini spaziali. «Da settimane lavoravamo con Provincia e sindacati – riprende Giudiceandrea – e l’ordinanza n. 21 ci ha lasciati delusi. O si liberalizza tutto in maniera globale, conciliando diritto alla salute e ripresa economica, o si mettono a rischio migliaia di posti di lavoro. Per esempio, tutte le ditte della filiera automotive sono in enorme difficoltà». Röchling, ma pure tutte quelle connesse al settore, come Intercable, Alupress, Iveco, Memc. Secondo i dati Astat, nel 2017 in Alto Adige si contavano 60.351 lavoratori impiegati in attività da uno a cinque addetti, e 143.329 in imprese da sei a oltre 250 dipendenti. Delle aziende iscritte a Cna, oltre il 98 per cento sono micro e piccole imprese, con una media di dipendenti inferiore ai 3,5 addetti. Ad ogni modo, oggi pomeriggio Giudiceandrea incontrerà Philipp Achammer per un chiarimento. «Siamo propositivi: lavoro e salute possono coesistere».













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