«Coccolati» dallo Stato: siamo gli italiani più costosi 

La spesa pro capite per ogni altoatesino è la più elevata d’Italia: 8.675 euro La Ragioneria generale: in Veneto spesi 2.852 euro, in Lombardia 2.446


di Davide Pasquali


BOLZANO. È merito senz’altro anche delle tante competenze a noi delegate, fatto sta che siamo i cittadini italiani più coccolati da Roma. In un anno lo Stato spende direttamente per ogni altoatesino 8.675 euro, contro i soli 2.852 euro spesi per un abitante del Veneto e i 2.446 euro spesi per un cittadino lombardo. Lo dice “La spesa statale regionalizzata”, uno studio sulla distribuzione geografica delle risorse erogate dal bilancio dello Stato e da Fondi alimentati con risorse nazionali e comunitarie. È stato curato dall’ispettorato generale del bilancio presso il dipartimento della ragioneria generale dello Stato, facente capo al ministero dell’economia e delle finanze. Si riferisce al bilancio statale del 2015 ed è appena stato pubblicato. Uno studio corposo - 110 pagine - e ipertecnico che mai fino ad ora era stato condotto con un tale livello di cura e approfondimento. Tradotto in parole semplici, sul totale degli esborsi statali si è tentato di capire quali e quanti siano direttamente imputabili alle varie regioni e province autonome. Cioè cosa si è speso qui, e quanto si è speso là. Alla fine dei conti i cittadini per cui lo Stato spende (pro capite) di più siamo risultati noi. Primi gli altoatesini. Secondi i valdostani. Terzi i trentini.

La distribuzione geografica. Lo studio sulla regionalizzazione della spesa statale, si spiega nelle note metodologiche, è volto a rappresentare la distribuzione delle spese dello Stato secondo il territorio di destinazione, con un dettaglio a livello di singola regione o provincia autonoma. I dati elaborati riguardano i pagamenti complessivi erogati dallo Stato per spese finali (escluso cioè il rimborso di prestiti), articolati secondo la classificazione economica (33 categorie e sottocategorie, costituite ad esempio da voci quali spese di personale, acquisti di beni e servizi, trasferimenti ad amministrazioni ed enti pubblici, a imprese e famiglie, interessi, eccetera) e secondo la classificazione funzionale per missioni e programmi (50 settori di intervento, individuati dalle 34 missioni e da 16 programmi ritenuti di particolare rilevanza).

La regionalizzazione delle spese. È operata secondo criteri metodologici che sono stati definiti con l’obiettivo di fornire la misura dell’intervento statale in ciascun territorio regionale. A tal fine si è proceduto a definire metodi differenziati secondo la natura dei flussi di spesa. In particolare si è stabilito, per le spese connesse alla produzione di servizi e per gli investimenti, di ripartire la spesa in base all'allocazione fisica dei fattori produttivi impiegati e, per i trasferimenti e i contributi, in base alla localizzazione del beneficiario. In sostanza, si è inteso misurare il ruolo dello Stato in una data regione, evidenziando, da un lato, una presenza fisica, che si sostanzia nella produzione di servizi e nella realizzazione degli investimenti in loco (a tal fine sono rilevanti, principalmente, la collocazione del personale, il luogo di utilizzo dei beni e servizi acquistati, la localizzazione delle opere realizzate) e, dall’altro, una presenza “finanziaria” che si manifesta sotto forma di flussi monetari in favore degli operatori locali (trasferimenti correnti o contributi agli investimenti).

I dati macro. La regionalizzazione della spesa statale si basa sulla ripartizione territoriale dei pagamenti del bilancio dello Stato, come risultano dal rendiconto generale dello Stato del 2015. Su un ammontare complessivo di pagamenti dello Stato pari a 600.262 milioni per l’anno 2015, è stato possibile ripartire a livello regionale un importo complessivo, al netto degli interessi, pari a oltre 222 miliardi di euro (222.170.993.000 euro). A livello assoluto, a beneficiare maggiormente delle spese statali sono in ordine decrescente il Lazio (quasi 34 miliardi di euro), la Lombardia (quasi 24,5 miliardi di euro), la Sicilia (quasi 22,5 miliardi), la Campania (20,6 miliardi di euro). Per altre 5 regioni (intese non in senso di istituzione, ma di territorio geografico) lo Stato spende cifre fra i 10 e i 20 miliardi di euro. La regione in cui si spende meno è la valle d’Aosta: nemmeno un miliardo. Seguono Molise, Basilicata e Umbria. Al quint’ultimo posto sta il Trentino, con 3,6 miliardi di euro, al sest’ultimo l’Alto Adige, con 4,5 miliardi.

La spesa pro capite. Per capire veramente come stiano le cose occorre però considerare i dati relativi alla spesa statale regionalizzata pro capite. Ossia, quanto lo Stato spenda per ognuno dei suoi cittadini, regione per regione, provincia autonoma per provincia autonoma. Prima due dati generali. Per ogni italiano, lo Stato spende in media 8.911 euro l’anno, dei quali soltanto 3.658 sono regionalizzabili, ossia si può dire dove si sono spesi. Comunque sia, nella classifica Bolzano è al primissimo posto, con 8.675 euro spesi per ogni cittadino. Al secondo posto la val d’Aosta con 7.651 euro. Al terzo posto Trento con 6.816 euro. Ultime tre il Veneto (2.852 euro), l’Emilia Romagna (2.701) e la Lombardia (2.446).

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