Conservatorio all’Università, incertezza sul futuro dei docenti 

La nuova Facoltà di Musica. Infuocata assemblea degli insegnanti del Monteverdi. La bozza del passaggio all’ateneo prevederebbe uno status inferiore rispetto ai professori che saranno reclutati direttamente da Unibz. «Pronti ad andarcene»


PAOLO CAMPOSTRINI


Bolzano. In questi giorni nei corridoi del Conservatorio non si parla solo di musica. «Beh, siamo preoccupati» dice un professore. Che ha appena parlato con un collega. E che a sua volta esce da un'altra telefonata analoga. Argomento? «Si avvicina la data ultima per chiedere i trasferimenti. E ci interroghiamo: restare qui e affrontare l'incertezza o andarsene subito in qualche altro conservatorio di prestigio?». E questa domanda se la stanno facendo in molti. Soprattutto i non bolzanini. Perché l'incertezza? La ragione è che da un anno e mezzo il Monteverdi si appresta a diventare facoltà di musica aggregata all’Università ma nessuno sa come. «Anche perché - dice Stefano Fidenti, segretario provinciale Flc-Cgil - della questione ha finora discusso esclusivamente l'ateneo. Solo ultimamente hanno chiamato il conservatorio».

L’assemblea dei docenti

Ultimamente significa proprio nei giorni scorsi. In un tavolo con Paolo Lugli, il rettore, Giacomo Fornari, il direttore del Monteverdi, e i presidenti delle due istituzioni. E sempre poco fa si è svolta una affollata assemblea dei professori. Il clima, quindi, non è sereno. E tanto, di questo clima, è dovuto ad una legge che da per scontato il passaggio, (“che invece è epocale...”) ma non scende nello specifico delle formule e degli schemi didattici, neppure di quelli amministrativi. Dal poco che sta filtrando, esisterebbe una bozza di lavoro che ridisegna tutto, inserendo nella nuova Facoltà quattro sezioni (una sarà musicologia) , ma che definirebbe il conservatorio “High School Music”. La conseguenza di questa differenziazione è presto detta: i docenti inseriti nelle sezioni universitarie “classiche” e dunque abilitati all'insegnamento universitario, saranno messi in grado di distribuire crediti formativi universitari, i "Cfu", mentre i professori attualmente al Monteverdi e prossimamente della Scuola di Musica, crediti formativi accademici, i "Cfa". Questa differenziazione cela anche uno scarto in termini di prestigio e di ruolo all'interno della futura Facoltà di musica. «Attenzione - aggiunge Fidenti - queste sono ancora tutte ipotesi. Certo, ipotesi di scenario una volta che lo schema fosse quello paventato. Ma in ogni caso, esisterà nei fatti una differenziazione tra docenti abilitati dentro un percorso universitario e gli altri provenienti dall'attuale istituto».

I dubbi e l’incertezza

È intorno alla definizione di queste differenze, alla possibilità per gli uni e per gli altri di muoversi all'interno delle nuove sezioni universitarie, alla eventualità di entrarvi o uscirvi ( per esami, per titoli, de facto?) che si sta giocando il futuro di molte persone, al Monteverdi. La realtà è che la legge lascia ampi margini applicativi in questo passaggio. E il rischio è che il lavoro fatto finora solo all'interno dell’ateneo, sia un “pacchetto” poco negoziabile. «Non dico ancora questo, ma certo è che a coloro che stanno lavorando all'assemblaggio della Facoltà - insiste Fidenti - è richiesta una grossa dose di creatività normativa. Mentre c'è il rischio che , dall'altra parte, il mondo accademico provi a spingere per l'applicazione di schemi molto più rigidi». È un mare mai navigato, questo. Giacomo Fornari, a sua volta, si trova in mezzo ai movimenti tellurici: da un lato il direttore è l'interfaccia del rettore nella trattativa, dall'altra ha alle sue spalle un intero corpo docente da mesi alla ricerca di certezze. «Tra pochi giorni - annuncia - avremo la prima bozza scritta sullo schema di passaggio per diventare Facoltà. Dubbi? Ce ne sono tanti. Ma vorrei che tutti si stesse calmi. Nulla è deciso anche se alcuni passaggi richiederanno uno sforzo di adattamento rispetto ad una legge poco definita». La quale norma, usando l'indicativo quando parla di trasformazione in università del Monteverdi dandola dunque per scontata, rischia a sua volta di creare dubbi. Per dire: chi paga adesso i professori? «Per ora sempre il ministero dell'Istruzione - conferma il sindacato - anche se, prima di questa risposta, molti erano finiti dentro un palleggio non proprio auspicabile tra ministeri e competenze...». E tanti insegnanti continuano a chiedersi: «Nella nuova facoltà, noi del conservatorio saremo insegnanti un gradino sotto quelli abilitati ? ». Ecco un altro interrogativo che ha di molto agitato l'ultima assemblea. Insomma, sono giorni carichi di dubbi. E non è detto che la bozza, che dovrà prima essere consegnata da Unibz a Kompatscher e poi, ultimo passaggio, dalla Provincia al Monteverdi, li possa risolvere. E non sia invece, l'inizio di una trattativa ( tra istituzioni) e di un ulteriore messa a punto per condurre in porto una trasformazione che resta tra le più complesse. E che sta già segnando i destini personali di tanti professori: «E che noi dobbiamo decidere il nostro futuro prossimo già adesso, ma senza sapere nulla di preciso sulle possibili alternative...».

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