La pandemia

«Convincere gli indecisi? Adesso tocca a noi medici di famiglia» 

Intervista alla dottoressa Valentina Berti: «Siamo tempestati dalle chiamate di pazienti che, disorientati, chiedono spiegazioni e vorrebbero essere vaccinati da noi»


Antonella Mattioli


BOLZANO.  Per fermare il virus, creare l’immunità di gregge e tornare alla vita normale, bisogna assolutamente vaccinare tante persone e prima possibile. I vaccini adesso stanno arrivando, bisogna però convincere gli indecisi e i contrari che in Alto Adige sono tanti, perché c’è da sempre una forte componente no-Vax. Ad aumentare la diffidenza, nelle ultime settimane, ha contribuito anche il brutto pasticcio su Astrazeneca, per cui anche ieri tra chi si è prenotato in Fiera, qualcuno ha rifiutato il vaccino anglo-svedese ed è finito in fondo alla lista. Per questo è importantissimo coinvolgere i medici di medicina generale nella campagna vaccinale. Valentina Berti, medico di famiglia a Laives e dirigente sanitario della casa di riposo “Domus Meridiana”, è tra coloro che ha dato la disponibilità.

«Spero che ci consegnino quanto prima i vaccini - dice - perché noi abbiamo la possibilità di parlare, spiegare, rispondere ai dubbi dei nostri pazienti. Possiamo convincere gli indecisi, usando argomenti diversi a seconda della persona di cui conosciamo bene la storia clinica».

I pazienti cosa le dicono?

Sono tempestata dalle telefonate di chi mi dice: faccio il vaccino, ma solo se me lo fa lei. Il problema è che i vaccini non li abbiamo ancora. Spero che arrivino quanto prima. Sono pronta a dedicare tutto il tempo che ci vuole, per vincere resistenze e paure, che al momento vedo più nella fascia di mezza età che negli anziani.

Cosa dice agli indecisi e ai contrari?

Ai genitori dico che, se non hanno paura loro di ammalarsi e contagiare gli altri, lo facciano per i figli, per restituire loro una vita normale. Anziani e adolescenti stanno pagando a caro prezzo, in termini psicologici, quest’anno di pandemia. A chi ha un’attività economica dico che - al momento - non esistono alternative al vaccino: bisogna immunizzarsi per riprendere a lavorare, ad incontrarsi, ad andare in vacanza. In una parola: a vivere. E dobbiamo immunizzarsi il prima possibile. Il vero rischio - non mi stancherò mai di ripeterlo - non è il vaccino, ma ammalarsi di Covid. Che può colpire, in maniera subdola, ad ogni età e con conseguenze spesso pesanti.

Li convince?

Credo di sì. Certo la cosa migliore sarebbe avere a disposizione il vaccino in modo che, una volta usciti dallo studio, bombardati dalle pericolose fake news che sono in circolazione, non ci ripensino.

Ai più refrattari cosa dice?

Che non si può avere la libertà a costo zero. Tutti dobbiamo fare la nostra parte; non possiamo pensare di tornare alla normalità grazie al fatto che gli altri si vaccinano e noi ne beneficiamo. Troppo comodo.

Com’è stato quest’anno per lei?

Durissimo. Un altro anno così sarebbe veramente duro da sopportare.

Lavorando al fronte ha visto che “nemico” è il Covid.

Purtroppo sì. Ho visto alcuni pazienti morire, ma soprattutto nella seconda ondata - nella fascia dei 40-50 anni - ho visto i tantissimi problemi, gravi, causati dal virus: dalle ischemie cerebrali ai danni pesanti ai polmoni.

Cosa pensa di chi, anche nella sua categoria, non si vaccina.

Che noi dobbiamo essere i primi a dare l’esempio. È impensabile che un medico, un infermiere, un operatore sanitario non si vaccinino.

Come si spiega la presenza di no-Vax tra chi ha visto cosa può fare il Covid?

Non me lo spiego. Per un medico significa mettere in discussione tutto quello in cui dovremmo credere, ovvero la scienza.













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