Cuccioli, cento richieste Già adottati i primi sei

Il veterinario Lorenzi: «Alla Sill abbiamo tanti altri cani in attesa di un padrone» Sull’onda delle emozioni ha trovato una famiglia un Maltese di quattro anni


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Come al solito in questi casi siamo tempestati dalle telefonate: ne sono arrivate oltre cento. Oggi abbiamo dato in affidamento provvisorio sei cuccioli. Noi comunque avremmo anche altri cani che da tempo aspettano una casa». Pur apprezzando lo slancio di molti cittadini di fronte ai 22 cuccioli di razza Maltese, Chihuahua e Shiba inu, confiscati dalla Guardia di Finanza al valico di Passo Drava (al confine tra Val Pusteria e Austria) nel vano della ruota di scorta e sotto i sedili dell’auto di un contrabbandiere slovacco, il veterinario del canile della Sill, Giovanni Lorenzi, frena gli entusiasmi che nascono sull’onda delle emozioni. «Prima cosa - dice Lorenzi - non mi stancherò mai di ricordare che sono animali non peluche; poi c’è un discorso specifico che riguarda questi cuccioli: chi li adotta deve sapere che sono animali fragili, perché sono stati staccati dalla madre troppo presto, perché hanno dovuto subire lo stress di un viaggio lungo, in condizioni precarie. Tanto che un paio di loro, molto probabilmente, non ce la farà».

Deve essere stata una di queste spiegazioni ad aver convinto una coppia bolzanina, arrivata ieri al canile della Sill per adottare uno dei cuccioli, a tornare casa con un Maltese di quattro anni forse non altrettanto bello e tenero, ma con lo stesso bisogno di affetto. Lulù, questo il nome, avrà il compito di colmare il vuoto lasciato dal cane di famiglia, sempre un Maltese, morto sotto una macchina solo poco tempo fa.

Gli altri cuccioli quando verranno dati in adozione?

«Prima possibile, perché hanno bisogno subito di tante cure. Non sono cuccioli normali ed è per questo che servono persone che abbiano voglia e tempo da dedicare. A differenza di altri casi di maltrattamenti in cui i cani sono stati sottoposti a sequestro, questa volta si è optato per la confisca che prevede tempi brevi: ci sono solo 60 giorni per l’eventuale ricorso per altro difficile da accogliere».

Con che criteri si sceglie a chi dare i cuccioli?

«Il primo è quello dell’affidabilità, il secondo l’ordine cronologico delle chiamate».

Il contrabbando di cuccioli da allevamenti clandestini dei Paesi dell’Est è un commercio redditizio.

«Anche questa è una conseguenza della crisi. C’è chi vorrebbe un cucciolo, magari però non può permetterselo, perché i prezzi del mercato sono troppo elevati. Un cucciolo di Shiba inu, un cane da caccia di origine giapponese, vale sui 1.600 euro, quelli che sono stati confiscati nella macchina a Prato alla Drava sarebbe stati venduti per un terzo: 4-500 euro, forse anche meno».

Bisogna quindi diffidare dei cani low cost.

«Un prezzo troppo basso non deve farci pensare di aver fatto un affare, ma ci deve insospettire. Lo stesso vale se chiediamo di vedere i genitori o almeno la madre e ci dicono che non è possibile. Ci deve anche far venire qualche dubbio il fatto che gli appuntamenti per la consegna vengono in genere fissati all’uscita dell’autostrada o davanti alla stazione. Dobbiamo sapere che i cuccioli che ci portiamo a casa non sono dotati di chip e neppure vaccinati, quindi sono facilmente esposti a patologie serie. Ad aggravare il quadro lo stress per i lunghi viaggi e il fatto di essere stati tolti alla madre troppo presto. Spesso chi traffica in cuccioli garantisce che nel caso in cui ci siano problemi, il cane verrà sostituito, ma non parliamo di un oggetto e quando capita è un trauma».













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