Da Bolzano in Iran per insegnare  l’amore per la lirica  

Hamidreza Shabani ha studiato canto al Conservatorio  e sogna di creare nuove collaborazioni con l’Alto Adige



BOLZANO. «Le proteste e gli scontri in piazza a Teheran sono durati tre-quattro giorni: adesso è tornata la calma. E comunque anche in quelle giornate di tensione, non mi sono mai fermato». Hamidreza Shabani, 39 anni iraniano, che ha studiato canto al Conservatorio Monteverdi di Bolzano, oggi va nelle scuole e la domenica dà appuntamento ai giovani nei bar della capitale iraniana dove fa lezioni gratuite di canto; cerca nuovi talenti e vorrebbe creare un ponte culturale oltre che turistico-commerciale con l’Italia e l’Alto Adige. Tra i suoi allievi, oltre che giovani curiosi di conoscere il canto lirico e l’opera, anche molti artisti che vogliono migliorare la voce.

«È come un’impronta digitale: diversa per ciascuno di noi. Non conosciamo una persona ma ce la immaginiamo e ne intuiamo l’umore proprio dalla voce. Nel canto, ovviamente, la voce è fondamentale, ma lo è anche nel lavoro e nella vita di tutti i giorni. Io aiuto gli artisti, e non solo loro, a migliorarla: serve a cantare, a recitare o, molto più semplicemente, a vivere».

Appena può, torna a Bolzano: era qui anche a dicembre per i funerali del maestro Fabio Neri.

Al capoluogo altoatesino è molto legato: lui che era arrivato nel 2009 con il sogno di diventare un cantante lirico. Aveva lasciato il lavoro in banca a Teheran, per studiare canto e farne una professione. Di sera lavorava nella sala Bingo di via Resia e di giorno frequentava il Conservatorio.

Da un po’ di tempo è tornato a casa: adesso sta lavorando per creare delle collaborazioni tra le due realtà e favorire l’arrivo al Conservatorio Monteverdi di giovani che vogliano studiare canto. E scoprire la storia dell’opera, di cui l’Italia è la patria, mentre in Iran è poco conosciuta, anche perché presuppone che in scena ci siano uomini e donne assieme.

Con questi obiettivi, in autunno ha portato a Teheran il maestro Vito Maria Brunetti, che è stato suo insegnante al Conservatorio: «Sono rimasto lì una decina di giorni - racconta - ed è stata un’esperienza molto intensa: ho tenuto delle master class con Hamid che mi faceva da interprete. In quei giorni, proprio nella capitale, c’era un concerto del maestro Riccardo Muti, a conferma del grande interesse per la musica, la cultura e tutto ciò che viene dal nostro Paese».

I progetti di collaborazione tra Teheran e Bolzano piacciono anche al nuovo direttore del Conservatorio Giacomo Fornari: «Tra i nostri studenti, già oggi due sono persiani: uno studia canto, l’altro oboe. Adesso che il Conservatorio viene incorporato nell’Università, più che mai c’è bisogno di dare alla nostra scuola un respiro sempre più internazionale. Con Hamid, che stimo molto, possiamo creare ponti di tipo culturale, ma anche economici».(a.m)















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antonella mattioli

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