Decuplicati gli aiuti ai poveri

Dai 150 mila euro del 2006 si è passati agli 1,5 milioni erogati nel 2013 (sussidio casa compreso)


di Aldo De Pellegrin


VAL PUSTERIA. "La povertà emargina!" Su questo assioma, che non è riferito solo alla povertà materiale, si è aperta qualche sera fa, ospitata nella Vecchia Palestra di piazza Municipio a Brunico, la conferenza "Una vita al limite - la povertà in val Pusteria", che nell'ambito delle manifestazioni per il ventennale dell’istituzione dei servizi sociali della Comunità comprensoriale della val Pusteria, ha voluto confrontarsi proprio con uno dei temi di maggior attualità per una società che, solo alcuni anni fa, navigava nel benessere più diffuso.

Dai 157 mila euro, che nel 2006 rappresentavano gli interventi messi in campo dai servizi sociali a integrazione del reddito minimo di base per la popolazione, si è saliti ai 627 mila euro del 2013, mentre i costi contributivi per l'integrazione delle spese di affitto e generali sono aumentati dal 128 mila 100 euro registrati nel 2006 ai 521 mila 300 euro del 2012, divenuti addirittura 1 milione 458 mila 202 euro nel 2013, quando la Comunità comprensoriale ha distribuito peraltro anche i contributi per l'affitto che prima erano a carico dell'Ipes.

Parlando di sole integrazioni del reddito minimo di base, il 55% dei richiedenti sono maschi e il 45% donne, mentre il 70% dei soggetti che devono ricorrere all’aiuto delle strutture comunitarie ha fra i 18 e i 55 anni di età. Una fetta d’età e un numero così alto da cancellare l’immagine che spesso, in questi anni, ha visto la crisi economica mondiale come una piaga per la sola popolazione anziana. E, per smentire un altro pregiudizio diffuso nella valutazione della congiuntura economica, il problema non tocca solamente gli immigrati, perché oltre il 40% dei richiedenti assistiti è rappresentato da cittadini italiani.

L'assenza di risorse economiche, ancor più se vissuta anche in prospettiva, infierisce infatti ancora più ferocemente sulla vita delle persone in quanto, più che le privazioni immediate che essa comporta, dà spazio a negatività socioeconomiche, precludendo alle vittime e ai loro familiari delle libertà date spesso per acquisite e delle possibilità di partecipazione alla vita sociale che influiscono sulla "qualità della vita".

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