Dopo averla strangolata l’omicida le diede fuoco 

L’esito ufficiale e dettagliato dell’autopsia sul cadavere di Nicoleta Caciula ha confermato in via definitiva che nei polmoni della donna non c’era fumo


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Ora gli inquirenti hanno il responso scientifico che rende più chiara la ricostruzione dell’omicidio di Nicoleta Caciula, la donna romena di 46 anni trovata priva di vita ed in parte ustionata nel suo appartamento di Brunico il 17 luglio scorso.

Il suo assassino , dopo averla strangolata, ha dunque tentato di distruggere almeno parzialmente il cadavere e di alterare concretamente la scena del crimine per mettere in difficoltà gli inquirenti. L’altro giorno l’anatomopatologo incaricato della perizia necroscopica ha sciolto ogni riserva ed ha consegnato in Procura l’elaborato che indica, superando ogni dubbio, che la donna venne strangolata.

Solo dopo la morte di Nicoleta Caciula, l’omicida appiccò il fuoco ad una coperta nella quale il cadavere era stato avvolto. La vittima aveva addosso il pigiama e le pantofole da casa. Accanto al corpo l’omicida aveva abbandonato un cavo elettrico che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato utilizzato per strangolare la donna. Ora dall’esito ufficiale e definito dell’autopsia (il professionista incaricato aveva a disposizione i classici novanta giorni) è giunta la conferma ufficiale e definitiva di quanto era parzialmente trapelato già nei giorni successivi l’omicidio. Nei polmoni della donna, infatti, non è stata trovata traccia del fumo sprigionato dalla combustione della coperta. Una indicazione che probabilmente indurrà la pubblica accusa di indagare il nipote (sempre in carcere per effetto di un’ordinanza di custodia cautelare) oltre che per omicidio volontario anche per aver provocato l’incendio nell’appartamento, nel tentativo di distruggere in tutto o in parte la scena del crimine e di distruggere almeno in parte il cadavere.

Il responso dell’autopsia, dunque, rende più complessa la posizione processuale di Lorys Daniel Caciula, il nipote 22 enne accusato dell’omicidio. Nel frattempo l’avvocato difensore Angelo Polo ha depositato un ricorso in Cassazione contestando la decisione del tribunale del riesame di confermare la custodia cautelare in carcere. L’udienza in Cassazione è stata fissata per il prossimo gennaio e il legale ritiene di poter dimostrare che il provvedimento restrittivo nei confronti del nipote non sarebbe giuridicamente fondato. Per il momento, comunque, Lorys Daniel Caciula rimane in cella e potrebbe essere presto raggiunto dalla nuova possibile contestazione relativa al provocato incendio e al tentativo di distruzione, almeno parziale, del cadavere. Il caso è nelle mani del sostituto procuratore Daniela Pol che al pari dell’avvocato difensore sta aspettando anche l’esito della perizia di carattere psichiatrica disposta sull’indagato per verificare le sue condizioni mentali e la sua reale capacità di intendere e di volere. L’incarico è stato affidato ad un professionista circa un mese fa ma ci vorranno ancora due mesi per avere una risposta a tutti i quesiti ancora aperti sulla vicenda. Resta per il momento ancora indefinito il movente dell’omicidio. Quanto raccontato dal giovane sui motivi di presunti profondi dissidi con la zia non sembra essere considerato pienamente credibile dagli inquirenti.

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