E’ morto il giornalista bolzanino Angelo Agostini, aveva 55 anni

Era figlio di Piero, aveva frequentato il Carducci. Insegnava all'università Iulm di Milano



È’ morto la scorsa notte, in una struttura assistenziale del Trentino Alto Adige dove si era ritirato a causa della malattia che alla fine lo ha ucciso, il giornalista bolzanino Angelo Agostini, 55 anni, figlio di Piero Agostini. Era docente di «Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico» all'Università Iulm di Milano. Giornalista e studioso dei media, era direttore del trimestrale «Problemi dell'informazione», edito da Il Mulino. Per dieci anni, dall'inizio dei '90, fu condirettore e poi direttore dell'Ifg (Istituto formazione al giornalismo, poi trasformato in Ssg) di Bologna e direttore del Corso di giornalismo della Svizzera italiana a Lugano. Fu anche vicepresidente e poi presidente della European Journalism Training Association, l'associazione europea delle scuole di giornalismo. Consulente della Presidenza del Consiglio per l'editoria tra il 1996 e il 1998, è stato dirigente della Federazione della stampa e membro di commissioni ministeriali per la riforma dell'Ordine dei giornalisti e per il riordino dei corsi di laurea in Scienze della comunicazione.

Il 20 febbraio del 2013 aveva scritto per l'Alto Adige questo ricordo struggente del professor Claudio Nolet, preside storico del Carducci. Lo pubblichiamo di seguito.

RICORDANDO IL 1977, GRAZIE PRESIDE NOLET

di Angelo Agostini

Ci sono debiti che sai di dovere saldare e viene il momento in cui farlo; magari troppo tardi, perché il tuo creditore possa averne la soddisfazione dovuta.
Io ( e non solo io) ne ho uno con Claudio Nolet, preside per tanti anni del Liceo classico Carducci, a Bolzano. Molti con me hanno inflitto una pena trentasei anni fa al preside Nolet.
Gli abbiamo occupato il liceo. Era il 1977. Avevamo mille ragioni per farlo. Eravamo giovani, sicuramente estremisti, naturalmente imprudenti. Per tre giorni, tra il 10 e il 12 marzo del 1977, ci siamo impadroniti del Liceo che lui presiedeva, spossessandolo. Gli abbiamo tolto l'autorità che la legge e le norme gli avevano conferito.L'altra sera il sindaco di Bolzano m'ha avvertito della scomparsa di Nolet. Gigi Spagnolli era mio compagno di classe allora. C'era anche lui, come molti altri, all'occupazione, sebbene su posizioni critiche. C'era perché allora, quasi quarant'anni fa, non si poteva non esserci. Oggi mi dicono che le occupazioni siano diventate un rituale. Non lo so, Non mi pronuncio. Allora, a diciotto, diciassette, vent'anni, avevamo ancora l'idea di potere prendere in mano il nostro destino. Non avevamo considerato, però, un non piccolo, non trascurabile dettaglio. Claudio Nolet e con lui una legione di persone, Giuseppe Negri, Italo Mauro, Giorgio Lazzerini, mio padre: Piero Agostini, Alcide Berloffa e tanti, tanti altri avevano costruito una storia. Avevano tessuto un filo che teneva assieme due elementi essenziali per l'Alto Adige, per il Sudtirolo. Erano riusciti a legare il meglio che la Resistenza aveva dato alle aspirazioni del Paese con la migliore intelligenza di quanto la cultura europea potesse dare alla convivenza in una Provincia che non la voleva. Allora, nel 1977, Alex Langer, era ancora di là da tornare in Alto Adige. Ma loro, Claudio Nolet e i suoi compagni, già c'erano. E quelle cose dicevano, praticavano, insegnavano da tempo.
Non altre.
A me è capitato di capirlo in ritardo. Mi spiace. Oggi mi rammarico di non avere avuto l'occasione di chiedergli scusa. Avrebbe potuto farci cacciare in due ore dalle forze dell'ordine. Non l'ha fatto. Aveva capito, tra i tanti suoi dubbi e le incertezze che posso solo intuire, quanto fosse necessario che accadesse quel che è accaduto. La metà, forse più, delle famiglie che avevano figli al Liceo Carducci erano (comprensibilmente) inferocite con noi. Lui no, era soltanto preoccupato. Ci ha lasciato fare le nostre cose e non ha provato la minima ritorsione. Oltre a chiedergli scusa, avrei anche dovuto dirgli: grazie. Le sia lieve la terra, professore.













Altre notizie

Tennis

Sinner torna in campo, nel Principato primo allenamento verso il Roland Garros

Dopo le cure all’anca al J Medical, Il campione di Sesto ha ripreso in mano la racchetta a Montecarlo sotto la supervisione coach Vagnozzi e Cahill. Ma non ha sciolto le riserve sulla sua partecipazione a Parigi (foto Instagram Sinner)

LA SPERANZA Il post di Cahill che fa sperare i tifosi
IL CAMPIONE "A Parigi solo se sarò al 100%"
DOLORE Per il problema all'anca Sinner si affida al centro della Juve
GOSSIP Nuova fiamma per Jannik? Il gossip su Anna Kalinskaya

bolzano

Primo giorno al Lido: con lo "spazio giovani"

Invariate le tariffe. In funzione i due bar, resta chiuso il ristorante. A disposizione i campi di calcetto, basket, beach volley. Andriollo: «C’è un cambio generazionale anche tra gli utenti» (foto DLife)


antonella mattioli

Attualità