Ecco le chat di Bramante a Palamara «Ho decapitato gli uomini di Tarfusser» 

Clamorose rivelazioni dagli incartamenti dell’inchiesta nazionale. Da tempo in Procura a Bolzano è in atto una guerra di potere tra l’attuale procuratore e l’ex giudice dell’Aja. Due carabinieri della polizia giudiziaria sono finiti in disgrazia. Rimossi pure alcuni amministrativi


Mario Bertoldi


Bolzano. Le parole hanno un loro peso e aiutano a capire. L’avvicendamento ai vertici di una qualsiasi azienda o di qualsiasi ufficio pubblico è un fatto naturale, legato alla legittima aspirazione di lavoratori ed impiegati di fare carriera. Ed è un fatto abituale che in occasione di un avvicendamento direttivo, il nuovo responsabile di qualsiasi ufficio o azienda detti le nuove direttive secondo la propria visione dell’organizzazione del lavoro. Succede ovunque. Non in Procura della Repubblica a Bolzano dove il nuovo procuratore capo Giancarlo Bramante, insediatosi poco meno di tre anni fa, ha deciso di “decapitare” due carabinieri, da anni veri e propri punti di forza della polizia giudiziaria al servizio della Procura, oltre ad alcuni impiegati amministrativi considerati troppo vicini all’ex procuratore Cuno Tarfusser. Decapitare non significa riorganizzare ma eliminare “il nemico” perchè ci si considera “in guerra”.

La chat inviata dal procuratore Bramante al collega Luca Palamara (già membro del consiglio superiore della magistratura ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati) è dunque una clamorosa quanto grave conferma dell’atmosfera che si vive in Procura: quella tipica di una “guerra di potere” senza esclusioni di colpi.

Le chat. Lo rivela senza mezzi termini lo stesso procuratore Bramante in una delle chat inviate al collega Palamara e finite nel faldone dell’inchiesta nazionale sulla gestione ed il peso delle correnti all’interno del Csm che decide la carriera dei giudici. La conversazione con messaggi elettronici tra i due si avvia sulla base di alcuni articoli del nostro giornale inviati a Roma “per conoscenza”. In ballo ci sono alcune interviste concesse dall’ex procuratore Cuno Tarfusser. Giancarlo Bramante sembra preoccupato dell’immagine della Procura di Bolzano considerata profondamente spaccata. Palamara (che in un’altra chat assicura a Bramante pieno appoggio) chiede cosa si può fare. «Bella domanda - risponde il procuratore di Bolzano - il problema sta nel controllo che Tarfusser vuole avere sulla Procura ora che gli ho decapitato i suoi uomini della polizia giudiziaria e gli amministrativi».

Ma qual è il potere che un ex procuratore intende avere anche se privo di specifiche competenze? In cosa consistente l’indebito controllo di cui il procuratore Bramante parla via chat con Palamara?

I due carabinieri. Tra i “decapitati” ci sono due carabinieri che i due precedenti procuratori (prima Cuno Tarfusser e poi Guido Rispoli) hanno sempre considerato assolutamente affidabili e molto bravi nel lavoro loro affidato. Ora sono finiti professionalmente in disgrazia. Sono sospettati di peculato d’uso, falso e rivelazione di segreto d’ufficio. Il tutto in relazione alla gestione di un’auto di servizio. L’inchiesta, avviata nel marzo 2018, sembra ancorata ad un presunto teorema, per il momento tutt’altro che provato.

A seguito di alcuni risvolti inquietanti emersi nelle indagini sul caso che coinvolse la dirigente provinciale Katia Tenti, gli inquirenti hanno maturato infatti il forte sospetto che gli agenti di polizia giudiziaria ora sotto accusa fornissero indebitamente notizie sull’andamento dell’indagine all’ex procuratore Cuno Tarfusser (nel frattempo nominato vicepresidente del tribunale penale internazionale dell’Aja) cui Katia Tenti (processo Ipes) si sarebbe rivolta per amicizia con una telefonata intercettata il 29 maggio 2014.

Il sospetto, però, è sempre rimasto tale nel senso che non sarebbe mai emersa alcuna prova circa l’effettivo passaggio di informazioni riservate all’ex procuratore.

In disgrazia . Nel frattempo però i due inquisiti - come già accennato - sono finiti professionalmente in disgrazia. Basti pensare che uno dei due (per anni vero punto di riferimento della squadra di polizia giudiziaria) è ora impiegato nell’infermeria dell’Arma, in un ruolo completamente sganciato da ogni attività operativa di natura investigativa. Nelle chat con Luca Palamara il procuratore Bramante fa un’altra considerazione pesante che sembra confernare le pesanti divisioni tra magistrati dell’ufficio: sostiene cioè che il dottor Tarfusser tenterebbe di esercitare comunque un controllo indiretti sulla Procura tramite i colleghi Markus Mayr (già procuratore aggiunto ed oggi Avvocato generale presso la sezione di Bolzano della Corte d’appello) e Axel Bisignano, attuale procuratore aggiunto. Nelle chat lo stesso dottor Bramante fa anche presente al collega Palamara una presunta insoddisfazione professionale del dottor Tarfusser che dopo il rientro dall’Aja avrebbe aspirato «alla sede di Procuratore generale di Trento, qualora si fosse liberata». Intanto ieri pomeriggio il procuratore aggiunto Axel Bisignano ha tentato di dare una lettura diversa. «Bramante è stato accusato da Tarfusser di aver smantellato la sua organizzazione - dice. - Per questo invia copia degli articoli al collega Palamara e si dice preoccupato dell’immagine falsa di una Procura spaccata al suo interno in due fazioni, che non è reale. In realtà non c’è alcuna guerra interna. Essere stato indicato come un possibile punto di riferimento di Tarfusser non mi ha fatto alcun effetto perchè sono convinto che non lo pensi neppure il procuratore»

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