Farinetti a Care’s: «L’Alto Adige è FICO» 

L’imprenditore ai colloqui sulla cucina etica: «Bisogna puntare su turismo e agricoltura sostenibili»


di Angelo Carrillo


ALTA BADIA. Cosa ci fanno insieme il piccolo coltivatore estremo Harald Gasser con il geniale creatore dell’universo gastronomico internazionale di Eataly Oscar Farinetti? Parlano e lanciano strategie comuni nel talk organizzato per l’edizione 2018 di Care’s - la manifestazione dedicata al cibo e alla cucina etica che si chiude oggi in Alta Badia - sul tema “Seminare in piccolo, coltivare in grande”. «Un argomento che deve diventare fico», dove “fico” vuol essere “FICO” – acronimo di Fabbrica italiana contadina - il grande parco tematico sul cibo creato da Farinetti alle porte di Bologna con oltre 150 piccoli produttori, laboratori, percorsi tematici, ristoranti e fattorie. Un progetto visionario che dovrebbe contribuire a raddoppiare il flusso turistico per l’Italia da 50 a 100 milioni di visitatori, «non solo, però -ha sottolineato - , nelle classiche mete del turismo internazionale, Venezia, Milano, Firenze e Roma, ma anche in provincia». Alto Adige compreso. Perché i due maggiori settori di sviluppo su cui può puntare l’Italia nei prossimi anni sono proprio il turismo e l’agricoltura. Obiettivi strategici. Tra gli ospiti dell’incontro internazionale in Val Badia anche Harald Gasser. Con il su maso di Barbiano e il suo piccolo esempio di coltivazione sostenibile, basato sulla permacoltura, ha creato un esempio di imprenditoria agricola di successo con pochi paragoni. «Fare agricoltura pulita e in armonia con la natura è redditizio e possibile», ha spiegato. E su scala più ampia?, gli ha chiesto Farinetti. «Anche - la risposta -: se il “grande” è composto da tanti piccoli che fanno rete». Insomma, spazio ai giovani e a chi ha voglia di tornare alla terra. «Un settore che ha visto una crescita dell’11 per cento negli ultimi anni – ha spiegato Farinetti che ha la passione per i numeri e i dati concreti – anche se dagli anni ’80 ad oggi la superficie coltivata in Italia è passata da 20 milioni a 14». Spazio, naturalmente anche ad altri relatori che hanno reso la tavola rotonda particolarmente interessante. Tra gli ospiti a parlare di agricoltura sostenibile, cibo “etico” e futuro c’erano anche Christian Fischer, Matt Orlando, chef del ristorante Amass a Copenhagen, Andrea Sinigaglia, direttore generale di ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana e Günther Reifer, fondatore, consulente e trainer di Terra Institute (Bressanone), che i temi del pensiero sostenibile cerca di metterli in pratica nelle aziende con cui collabora, dal biscottificio Loacker ai soci che producono humus da scarti biologici. Ha partecipato inoltre lo chef siculo-milanese Filippo la Mantia che ha spostato il tema sulla difficoltà di tradurre l’idea di una cucina compatibile con le ragioni della sostenibilità anche alla brigata di cucina. Ovvero trasformare il corpo attivo di un ristorante, in particolare gli addetti della sala, in ambasciatori di questi temi. Oggi infatti più che di cuochi, il mondo della ristorazione sembra aver bisogno di personale di sala. Una carenza segnalata anche dalle scuole alberghiere come la Ritz di Merano che ha sottolineato un «calo delle vocazioni» in questo settore sull’onda dei reality di cucina che prediligono la figura e il mestiere di cuoco. Ma è stato sempre Farinetti a dare il contributo più importante parlando del futuro del mondo agroalimentare dove la sfida maggiore riguarda la capacità non solo di non sprecare le risorse ma di conservarle. E poi di aprirsi al mondo comune. «Care’s è un momento di pensiero alto in un posto molto bello come la Val Badia – ha spiegato -. Perché sostenibilità vuol dire soprattutto equilibrio. Ma da questi luoghi di pensiero che rappresentano ancora una nicchia, si deve diffondere alla gente comune che è la gente più bella del mondo con cui ragionare di queste cose per non parlarne sempre solo tra noi». Una filosofia che ha in Fico, un esempio non solo alto ma concreto.













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