la sentenza

Femminicidio di Alexandra Mocanu, Mecja condannato a 24 anni e al risarcimento di 325 mila euro

La Corte d’Assise ha riconosciuto le attenuanti equivalenti alle aggravanti (foto DLife)
L'AVVOCATO «Verdetto equo»
LA PARTE CIVILE «Onore alla memoria di Alexandra»

LA DEPOSIZIONE L'imputato: «Mi ha tirato un martello, non ho capito più niente e l’ho colpita»
I PRECEDENTI Lei lo aveva denunciato, poi il riavvicinamento

LA SVOLTA In viaggio per l'Albania, poi Mecja si presenta agli inquirenti



BOLZANO. E’ stato condannato a 24 anni di carcere Avni Mecja, l’imputato reo confesso al processo per il femminicidio di Alexandra Elena Mocanu, uccisa a martellate nella sua casa in viale Trieste a Bolzano la sera del 22 ottobre 2022. Riconosciute le attenuanti equivalenti alle aggravanti. 

Uccise a martellate Alexandra Elena Mocanu: Avni Mecja condannato a 24 anni

È stato condannato a 24 anni di carcere Avni Mecja, l’imputato reo confesso al processo per il femminicidio di Alexandra Elena Mocanu, uccisa a martellate nella sua casa in viale Trieste a Bolzano la sera del 22 ottobre 2022.

Dovrà anche versare 320 mila euro di risarcimento al figlio e cinquemila al marito della vittima. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Assise di Bolzano.

I giudici hanno ritenuto le aggravanti (la convivenza e la precedente condanna per stalking) equivalenti alle attenuanti (la confessione e la collaborazione con gli inquirenti) e disposto un risarcimento di 320 mila euro in favore del figlio della vittima e di 5 al marito dal quale si era separata.

Per l'avvocato della difesa, Massimo Dal Ben, si tratta di una sentenza "equilibrata. Il fatto che le attenuanti siano state ritenute equivalenti e non prevalenti rispetto alle aggravanti sarà uno dei probabili motivi di impugnazione".

Prima però si attendono le motivazioni, attese tra 90 giorni. Soddisfatto anche Gianmarco Tosetto, avvocato di parte civile (del marito e del figlio di Mocanu): "Quello che ci premeva era che emergesse la determinazione di Alexandra nel pensare al figlio e nel non risparmiarsi mai, neanche sul lavoro, per potergli mandare dei soldi".













Altre notizie

Attualità