Finto Muro di Berlino, polemica sull’opera d’arte da 20 mila euro 

La performance al Museo Civico. L’installazione in polistirolo verrà simbolicamente distrutta. Critiche in Comune ma l’artista è Kiddy Citny, uno dei più importanti in Europa, il primo a “pitturare” il Muro vero prima della caduta 



Bolzanio. Ecco l'arte che mette in agitazione. E che ancora prima di arrivare crea scompiglio. Perchè la notizia è questa: nel cortile-giardino del Museo civico sarà costruito un muro che tempo due settimane verrà abbattuto. Costo dell'installazione? 20.500 euro di cui 19mila a carico del Comune. L'agitazione prende subito il consigliere Della Ratta. Che scrive: «Non si dovrebbero spendere tutti questi soldi per abbattere e ricostruire un muro, risparmiamoli e devolviamoli a qualche associazione caritatevole». Nel senso: l'arte costa, dunque lasciamo perdere. Risponde Juri Andriollo, assessore alla Cultura: «Mi chiedo: si preferisce sempre e solo spendere per i banchetti dello speck? Capisco la difficoltà a guardare un poco oltre ma questa è un'operazione di civiltà. Si ricorda il muro di Berlino nell'anniversario del suo abbattimento. Lo si abbatterà, questo suo modello, trasformando poi l'azione in evento. In una terra di muri anche mentali, immagino si comprenda come l'arte possa assurgere a elemento simbolico molto potente». E poi da un'altra notizia l'assessore: il muro (in polistirolo) starà in piedi un paio di settimane e poi sarà eliminato dai ragazzi delle scuole. Faranno, i giovani bolzanini, quello che hanno fatto tanti altri europei allora, nel 1989, accorrendo da ogni dove per cancellare un simbolo dell'oppressione di un regime e aprire le porte alla libertà. E già sono in corso contatti tra il municipio e gli istituti per coordinare la collaborazione artistica tra le classi. In ogni caso, l'iniziativa va contestualizzata. Chi realizzerà questa barriera artificiale e simbolica sarà Kiddy Citny, uno dei più noti street artist del pianeta con una storia alle spalle che ne fa lo snodo storico di un evento: era stato lui, all'epoca, a lanciarsi in una vasta operazione di provocazione artistica, riempiendo il vecchio muro che divideva in due la capitale tedesca, di disegni e graffiti. Quelli stessi mattoni che, una volta abbattute le pietre e i calcinacci, furono potati a casa da migliaia di persone come trofeo di libertà. È stata la galleria d'arte La Stanza, di Pietro Marangoni a proporre l'iniziativa al Comune per segnare l'anniversario di un evento che ha fatto la storia europea. «Che Bolzano, terra dove tanti muri sono stati trasformati in ponti potesse aderire - dicono in municipio - ci era sembrato naturale». Che poi il Museo Civico, impegnato in una vasta operazione di riqualificazione interna e da poco dotatosi di una piazza-giardino intenzionata a offrirsi alla città come luogo di incontri e condivisione, sia stato subito individuato come teatro dell'operazione era, in fondo, nelle cose. L'antico e il moderno in dialogo dunque. Ma soprattutto l'arte che esce dalle stanze chiuse e si fa elemento di riflessione e anche di gioco. Perché lo stesso materiale usato per il muro, il polistirolo, e poi la distruzione del manufatto mostra la fragilità delle barriere innalzate dall'uomo. Destinate, tutte, a sbriciolarsi.













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