Frane: 21 persone bloccate in sette auto

Sono state recuperate dai vigili del fuoco e accolte in un maso. Tra loro un’anziana portata in salvo con una barella


di Umberto Principe e Fausto Da Deppo


VAL D’ISARCO. Sono rimasti intrappolati in ventuno, chiusi e terrorizzati dentro gli abitacoli delle loro sette autovetture. Davanti una grande frana caduta sul tracciato della statale 12 fra Chiusa e San Pietro Mezzomonte nel Comune di Velturno. Alle spalle, un’altra colata di sassi e terra a bloccare il passaggio, sempre sulla statale del Brennero. È successo verso le 22.30 di sabato e la paura, alimentata dal maltempo insistente e dall’incapacità di trovare una via d’uscita, è durata per dei lunghissimi minuti. Fino all’arrivo dei soccorsi portati dai vigili del fuoco, fino a un corale sospiro di sollievo che ha salutato il lieto fine quando già era l’alba di ieri.

Eliana Favretto era fra i ventuno che hanno vissuto la disavventura. Altoatesina, stava viaggiando da Chiusa verso Bressanone in un’auto con la madre di 92 ani e altri due familiari. Ha solo parole di ringraziamento e di elogio per il lavoro dei loro salvatori, ma, ricordando una terribile notte di pioggia e alluvione, la sua voce torna a incupirsi.

“Dapprima - racconta - i vigili del fuoco di Chiusa ci hanno fermato lungo la statale. La pioggia creava già preoccupazioni per la tenuta di alcuni tratti dei versanti a ridosso della strada. Ci hanno consigliato di tornare indietro e imboccare l’autostrada. Così abbiamo provato a fare, ma presto un vero fiume di acqua e fango ha iniziato a scorrere sull’asfalto. All’altezza della diga di Funes, è stato impossibile proseguire. Una Porsche è riuscita a passare accelerando in extremis oltre un torrente d’acqua che diventava un muro di terra. Noi e le altre sei macchine non ce l’abbiamo fatta. Siamo rimasti fermi lì. Avanti non si andava, indietro nemmeno, perché lo smottamento chiudeva la strada anche alle nostre spalle. Abbiamo chiamato i soccorsi e sono passati venti minuti di paura fino all’arrivo dei vigili del fuoco”.

Con gli uomini di Chiusa, c’erano quelli di Tiso, San Pietro Mezzomonte e Velturno: “Ci hanno fatto scendere dalle auto - riprende Eliana Favretto - e ci hanno accompagnato a piedi su per una scarpata. Con l’adrenalina a mille, io e gli altri abbiamo superato quei metri di slancio, ma per mia madre è stato necessario usare una barella: l’hanno adagiata lì, imbrigliata e issata con le corde. E, oltre il pendio, per fortuna ci ha accolti il contadino proprietario del maso Brugger. Assieme ai vigili del fuoco, tutti noi dobbiamo ringraziare anche lui, che ci ha accolto e ci ha fornito asciugamani e ciabatte, ci ha dato da mangiare e da bere qualcosa di caldo”.

La paura ha cominciato a sfumare in una sensazione di scampato pericolo, il freddo e il trambusto della fuga dalla frana si sono trasformati in un calore piacevole, nell’attesa di poter tornare finalmente a casa.

“Passato un po’ di tempo, i pompieri hanno accompagnato alcuni di noi a Bressanone, altri a Chiusa. Ci hanno portato con i loro mezzi fino alle nostre abitazioni, anche mia madre, che stava bene”.

A metà della notte, il peggio era passato, aveva lasciato i segni nei ricordi e nelle pieghe affaticate dei visi, segnati dal sonno perso e dall’angoscia di esser stati per un frangente prigionieri del maltempo e dei suoi imprevedibili effetti. Rimanevano le auto, lasciate nel tratto di statale chiuso fra due frane (e una terza, più piccola, era caduta sempre dalle parti della diga). Le hanno recuperate ieri pomeriggio, riprendendo le chiavi depositate ai vigili del fuoco e passando in un varco nel monte di detriti che ancora teneva chiusa la strada.

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