Fuga dal Conservatorio, lasciano Stefano Bozolo e il primo violino Curtolo 

Il passaggio all’Università. Il coordinatore del Dipartimento di pianoforte del Monteverdi «Ci saremmo attesi più rispetto dall’ateneo. Ci trattano come dei ragazzini, ignorando la Storia»


PAOLO CAMPOSTRINI


Bolzano. «Ma dico: il Monteverdi è qui da 80 anni, non da ieri. Sono passati di qui i grandi della musica. Ha il Busoni. Ovunque si tolgono il cappello quando parlano del Conservatorio...».

Ebbene, professore? «È che tutti ci saremmo attesi più rispetto dall'università. La Lub è nata da poco, sta lavorando per almeno provare ad avvicinarsi al prestigio che ha la nostra istituzione. Invece... Ecco, questo ci si aspettava. E non trattarci come ragazzini del primo anno. Nasconderci la bozza fino all'ultimo, rinviare gli incontri, tenerci sul filo da mesi...».

In questa brutta storia del passaggio del conservatorio a facoltà di Musica (vera, presunta, integrata, sottostante, coordinata, declassata o no) mancava una parola come “rispetto”. Ma se questo vocabolo fosse stato messo in testa alla questione, forse oggi si racconterebbe tutta un'altra storia. Invece no. E così Stefano Bozolo, coordinatore del Dipartimento di pianoforte al Monteverdi, si prepara a fare le valigie. Via, in un altro conservatorio che abbia al centro la musica, il suo insegnamento, un prestigio cui contribuire con i suoi 12 anni di carriera a Bolzano. E con lui almeno una decina di docenti, immalinconiti dalle prospettive che l’ateneo ha preparato per loro, dall'incertezza di ruoli, incarichi, autonomia, capacità decisionale della struttura. Come, ad esempio, Gisella Curtolo, primo violino della Fenice di Venezia, musicista chiamata in tutti i contesti internazionali. O come prestigiosi docenti di violoncello, esecutori e compositori. Un depauperamento “de facto” che soltanto precede di poco quello che molti professori temono si realizzerà se andrà in porto la riforma così come elaborata dalla Lub.

Perché parla di mancanza di rispetto da parte dell'università?

Basta leggere alcuni passaggi dello schema di riforma da lei elaborato e che ci riguarda.

Del tipo?

Vado a caso: non le sembra poco simpatico che il Conservatorio e il suo direttore possano partecipare al senato accademico solo quando si parla di argomenti specifici e "attinenti" ma addirittura lo facciano senza alcun diritto di voto? E mi fermo qui. Per non parlare di ruoli, diritti, forzature rispetto all'autonomia istituzionale...

Come figli di nessuno...

Come gli ultimi arrivati, direi. A cui si concede al massimo ascolto e con i quali non si procede insieme nella stesura. Anzi, ci chiamano a bozza già scritta.

Questo lo ritenete grave?

Beh, c'è un altro termine? E' una bozza che stravolgerà la legge.

In che termini?

La norma è chiara. Dice: il Monteverdi dovrà diventare facoltà di Musica. Nella legge non si dice "dovrebbe"".

E invece cosa è accaduto?

Nella riforma così come scritta qui, si dice che la facoltà si relaziona con il conservatorio. O che il Monteverdi viene integrato nella facoltà. Che invece ha una sua struttura primaria specifica, mentre noi si diventerebbe Scuola di musica. E visto che saremmo il primo Conservatorio a compiere questo percorso , la Lub ha deciso di suo di interpretare la legge. E di farlo stabilendo che noi non siamo la facoltà, ma siamo agganciati ad essa in un ruolo subalterno".

E questo non va?

Questo significa che se oggi siamo autonomi, abbiamo le nostre dirigenze, agiamo decidendo in casa nostra, domani saranno altri a decidere per noi. Ma la domanda vera è un'altra..."

Prego, professore.

È questa: chi ha diritto di interpretare la legge? Perché lo ha la Lub e non noi? La Lub ha interpretato e ha deciso di creare una propria facoltà, che dirige il tutto, e noi saremo una scuola, naturalmente subordinata. E' una norma di attuazione costruita senza consultarci, creata da un ateneo che a livello musicale non ha alcuna esperienza, che decide per conto di una istituzione che è invece è qui da quasi un secolo, con nomi conosciuti in tutto il mondo dal dopoguerra mentre la Lub... Beh, non mi faccia dire.

Perché ha deciso di andare?

Il futuro qui è incerto. Io amo la musica e vorrei che l'ambiente in cui si fa musica sia al centro di un progetto, non ai lati.

Perché altri , più di una decina, si sono messi in lista di trasferimento?

C'è una quota fisiologia. Tutti gli anni qualcuno decide di spostarsi. O avvicinarsi. Ma questa volta siamo di più. Nessuno sa dirci come finirà per il Monteverdi, questo è il problema.

E se finirà come da bozza di riforma?

Vorrà dire che avrà vinto la Lub e perso il Monteverdi. E che la nuova facoltà non avrà come focus l'insegnamento musicale e il suo sviluppo ma qualcosa d'altro.













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