il fenomeno

Gli infermieri protestano: «Basta aggressioni» 

Il sindacato. Ribetto (Nursing Up): «In Alto Adige numerosi casi di violenza sui sanitari» Quaranta episodi in due anni all’ospedale di Bolzano, più della metà accaduti al Pronto soccorso



BOLZANO. Quaranta aggressioni in due anni all’ospedale di Bolzano ai danni del personale sanitario. Più della metà avvenute al Pronto soccorso.

Il problema dell’imbarbarimento dei rapporti tra pazienti, familiari, medici, infermieri è nazionale.

Massimo Ribetto del sindacato Nursing Up - nella Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari - parla di numerosi casi di violenza . «E spesso si tratta di infermieri. È giunto il momento di affrontare la problematica delle aggressioni nelle nostre strutture ospedaliere e territoriali in maniera seria ed approfondita. Vigileremo sull’adozione da parte dell’Asl di misure preventive atte a tutelare il benessere psicofisico del dipendente».

Pronto soccorso e ospedali sono, sempre più spesso, teatro di violenze, intemperanze d’ogni genere e - appunto - aggressioni ai sanitari. Per questo, a seguito di valutazioni e necessità emerse a carattere nazionale, la Questura di Bolzano ha appena disposto l’implementazione del posto di Polizia dell’ospedale di Bolzano e la riattivazione di quello del nosocomio di Merano. Si è dunque assicurata una maggiore presenza di agenti, con funzioni di prevenzione e controllo, in luoghi frequentati da un gran numero di cittadini, così come da indicazioni ministeriali. Ricordiamo che nel biennio 2021-2022 al San Maurizio sono state segnalate 40 aggressioni, più della metà al Pronto soccorso che rappresenta uno degli ambiti più delicati, dove il tema della sicurezza degli operatori riveste particolare importanza.

Per aggressioni si intendono insulti, minacce oltre a percosse vere e proprie. Le molestie sono state 3, le minacce 25, 5 le percosse e 7 le lesioni personali. Per difendere il personale l’Asl ha attivato il “bottone rosso”, che consente la chiamata diretta alle forze dell’ordine. In collaborazione con la Polizia sono poi partiti incontri formativi specifici sulla gestione dei conflitti e del rapporto con gli utenti, rivolti al personale del servizio di portineria e vigilanza.

Riorganizzati i varchi di accesso all’ospedale, per ottimizzare i flussi in entrata mentre è in programma il potenziamento e l’ammodernamento del sistema di videosorveglianza interno ed esterno al San Maurizio.

Per tutelare maggiormente il personale, che risulta essere particolarmente esposto nei servizi/reparti di Urgenza/Emergenza e dell'area della salute mentale, il Nursing Up propone - tra il resto - di aumentare le risorse umane. «Non si può continuare a lavorare sotto organico, gli operatori sanitari devono essere in numero adeguato a poter soddisfare le esigenze assistenziali dell’utente, parte dei conflitti rischiamo di scaturire anche da lunghe attese. Occorre anche elaborare progetti educativi rivolti anche agli utenti. Implementare la partecipazione da parte dell'Azienda a sostegno del procedimento penale intentato dall’aggredito, l’Azienda si potrebbe costituire parte civile nel procedimento penale, ogni qualvolta si verifichino atti di violenza ed aggressione a danno degli operatori sanitari oppure potrebbe sostenere le spese legali del dipendente aggredito. Sarebbe importante anche implementare la presenza di mediatori culturali, per cercare di migliorare la comunicazione con gli utenti stranieri».

Sulle aggressioni è intervenuta con forza la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi):

«Gli infermieri sono la categoria più colpita dalle aggressioni mentre svolgono il proprio lavoro. Purtroppo, però le cifre sono ben peggiori di quelle emerse pubblicamente anche negli ultimi giorni. Il vissuto di un infermiere, di un professionista che in qualche modo è aggredito - è un vissuto che fa fatica ad essere elaborato. Ci sono studi internazionali che ci parlano di episodi di burn out, stress, disaffezione rispetto al lavoro e alla professione, tanto è vero che in questi anni stiamo registrando moltissimi abbandoni della professione».

Rispetto ai circa 5 mila casi denunciati in un anno - chiude Fnopi - ce ne sono 26 volte di più, circa 125.000, non registrati. V.F.

 













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