il processo neumair

Gli psichiatri: "Benno è malato e pericoloso, ha bisogno di cure"

I consulenti della difesa: «Al momento dei due omicidi non era in grado di intendere e di volere, non è imputabile»

 

 


Mario Bertoldi


BOLZANO. Benno Neumair (che anche nei giorni scorsi ha preferito non essere presente alla ripresa del processo che lo vede imputato dell’omicidio dei suoi genitori e dell’occultamente dei cadaveri) è una persona gravemente malata e va dichiarato non imputabile o imputabile solo parzialmente. Sono le argomentazioni di base illustrate dal collegio dei consulenti psichiatrici ingaggiati dalla difesa.

L’elaborato sulle condizioni mentali dell’imputato era già stato depositato in occasione dell’incidente probatorio ma nel corso dell’udienza di ieri i tre consulenti (i professori Giuseppe Sartori dell’Università di Padova e Pietro Pietrini di Lucca oltre alla dottoressa Cristina Scarpazza dell’Università di Padova) hanno voluto ribadire un concetto importante: Benno non è solo un soggetto ammalato ma è anche pericoloso. Nel corso della perizia l’ex insegnante di matematica ha rivelato una pericolosità derivata alla sua patologia cioè alla sua incapacità di saper modulare le proprie risposte comportamentali.

Come noto tutti gli psichiatri chiamati ad occuparsi di questo orribile duplice delitto si sono dichiarati concordi nel ritenere Benno Neumair affetto da un disturbo di personalità di tipo istrionico, narcisista, antisociale e aggressivo. Una patologia che i tre consulenti della difesa ieri hanno definito grave e dalla quale l’imputato non potrà guarire ma solo cercare di curarsi, seguendo le indicazioni mediche per tentare di scemare gli effetti del problema.

In altre parole Benno potrà curarsi ma il disturbo che ormai lo attanaglia da tempo se lo trascinerà - secondo il professor Pietrini - sino alla fine dei suoi giorni. Secondo la difesa, dunque, non sarebbe il carcere il luogo al quale l’imputato dovrebbe essere affidato. «Sarebbe semplicemente una soluzione punitiva - ha detto il professor Pietrini - l’imputato ha bisogno di un buon percorso terapeutico combinato con ricorso a farmaci e psicoterapia. La pericolosità di Benno è in atto e bisogna rendersi conto che l’imputato è così perché è incapace di essere altrimenti». In altre parole, secondo gli psichiatri del collegio di difesa Benno Neumair, non solo avrebbe agito in una sorta di «incoscienza onirica» (sostiene di essere stato svegliato di soprassalto dal padre che lo rimproverava rompendo un labile equilibrio) ma avrebbe anche assassinato i suoi genitori, strangolandoli, perché la patologia non gli avrebbe permesso di controllare in maniera adeguata la sua reazione. Benno non sarebbe stato in grado di gestire una situazione diventata molto stressante.

Il professor Pietrini ha parlato di «camera di compressione» che avrebbe provocato la scintilla all’origine della tragedia in assenza della quale - hanno detto i consulenti - il presunto litigio con il padre (di cui non si hanno riscontri oggettivi) si sarebbe probabilmente concluso come tanti altri dissidi familiari. Le condizioni dell’ex insegnante sarebbero sempre state critiche, soprattutto negli ultimi mesi. Ma una persona affetta da disturbi di personalità non lo ammetterà mai anche perché è portato a non rendersene conto. Così è successo per Benno che però, secondo i consulenti della difesa, soprattutto nell’ultimo Natale trascorso in casa era in condizioni molto pesanti. Lo si desume anche da una foto che lo ritrae, scuro in volto, con i propri familiari pochi giorni prima del duplice omicidio.

La dottoressa Cristina Scarpazza ha anche rivelato l’esito di una risonanza magnetica effettuata a livello cerebrale da cui si desume un’anomalia fisica dell’imputato, in casi analoghi riscontrata in soggetti che hanno fatto uso in maniera massiccia a sostanze anabolizzanti (come nel caso dell’assassino dei propri genitori). «Nella zona destra dell’ippocampo (struttura cerebrale, che contribuisce alla memoria a breve e a lungo termine e a controllare l’aggressività) Benno evidenzia l’assenza di materia grigia, dunque di materia cerebrale».

Ma se è vero che tutti gli psichiatri coinvolti si sono detti d’accordo che l’imputato soffra di un disturbo di personalità (più o meno accentuato) è anche vero che le posizioni dei singoli professionisti divergono sugli effetti forensi di questa situazione.

Un conto sono le valutazioni cliniche, altra cosa quelle giuridico-forensi. Una distinzione che i consulenti della difesa anche ieri hanno definito artificiosa e fuori luogo. Ma la vera battaglia legale è proprio su questo punto. Il collegio dei consulenti di difesa punta infatti ad ottenere la dichiarazione di non imputabilità di Benno (per incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti) mentre gli psichiatri della parte civile sono su posizioni diametralmente opposte.

I periti del giudice hanno invece evidenziato una via di mezzo con Benno semi infermo di mente in occasione dell’omicidio del padre (per effetto del presunto litigio) e perfettamente lucido in occasione dell’assassinio della mamma circa 40 minuti dopo. Intanto in carcere l’imputato non perde occasione di dimostrarsi violento. Nei giorni scorsi è emerso l’avvio di un nuovo procedimento per l’aggressione di un detenuto che era entrato nella sua cella. 













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