Hell's Angels, condannati sei biker del gruppo di Bolzano
Il giudice: associazione a delinquere, estorsione e spaccio di droga
BOLZANO. Associazione a delinquere, estorsione, violenza privata e spaccio di droga: pesanti i reati contestati e accolti dal gip Carlo Busato nei confronti degli appartenenti del motor club Hell's Angels di Bolzano. Due bikers sono stati condannati a quattro anni e sei mesi di reclusione per associazione a delinquere. Si tratta della prima sentenza di questo tipo in Italia. Soddisfatta l'accusa che effettuò mesi di indagini prima di arrestare i sette esponenti del motor club Hells Angels.
Condannati a quattro anni e sei mesi di reclusione con l'accusa di associazione a delinquere: Edwin Zippl, 38 anni di Rodengo (presidente degli Hells Angels altoatesini) e Daniel Geppert, 29 anni (tesoriere della banda), sono i primi bikers in Italia che vengono condannati così severamente come appartenenti ad un motor club. Il giudice delle indagini preliminari Carlo Busato, dunque, ha dato ragione al sostituto procuratore Donatella Marchesini, che ha sempre sostenuto che la struttura della banda era di fatto un'associazione a delinquere.
Nei guai sono finiti anche Roman Tutzer, 31 anni di Nova Levante (due anni), Elmar Obermair (un anno e sei mesi), Bernhard Neumair, 35 anni di Gais (un anno di reclusione per violenza privata dopo che era stato derubricato il reato di sequestro di persona) e Markus Dorfmann, 39 anni di Appiano (un anno). Il settimo imputato, Stefan Innerbichler, è invece deceduto un mese fa dopo avere avuto un incidente motociclistico nei pressi di Lagundo.
Fu una doppia indagine a portare in carcere il gruppo di Hell's Angels. La prima - quella affidata alla polizia - prese le mosse quando alla stazione ferroviaria di Bolzano un ex aderente al gruppo sarebbe stato «prelevato», spinto in un'auto e trasportato sotto minaccia sino in Germania. In quel caso l'accusa parlò di sequestro di persona. Reato che però il giudice ha derubricato. I bikers coinvolti, infatti, hanno dovuto rispondere di violenza privata.
La seconda inchiesta - curata dai carabinieri del nucleo investigativo - vide coinvolti gli indagati con l'ipotesi di accusa di associazione a delinquere a seguito di una serie di inquietanti episodi di natura violenta avvenuti un po' in tutta la provincia.
I sette bikers furono accusati di avere aggredito e gettato a terra davanti alla sede dell'associazione (in zona industriale), tenuto fermo e colpito a ripetizione con una mazza da baseball fino a provocargli la frattura delle gambe. Si trattava di Robert Holler, che la mentava lesioni permanenti. Complessivamente i bikers si erano messi d'accordo per risarcire l'ex «angelo dell'inferno» con 36 mila euro.
L'accordo economico a titolo risarcitorio era stato raggiunto durante l'udienza di aprile. Durante l'indagine preliminare tre motociclisti del gruppo avevano dovuto rinunciare ai propri veicoli. Erano stati, infatti, colpiti da un sequestro conservativo di beni mobili ed immobili per un valore complessivo di 200 mila euro. Il provvedimento era stato chiesto dall'avvocato Alessandro Tonon a tutela dei diritti della presunta vittima Holler.
Inizialmente l'avvocato brissinese Tonon chiese un risarcimento danni di 200 mila euro. Somma che però è stata ridotta a seguito di ulteriori accertamenti da parte degli inquirenti. Ieri, dunque, si è concluso il processo di primo grado con rito abbreviato. La difesa presenterà ricorso in appello per dimostrare che la struttura del motor club non era quello dell'associazione a delinquere.
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