I 60 anni di Castel Firmiano La Svp: «No alla violenza» 

In ottocento rievocano il Los von Trient: «Decisivo per la vera autonomia»  Kompatscher e Achammer: portiamo avanti quella eredità, valori ed apertura



BOLZANO. Via da Trento, ma dentro l’autonomia. Senza marce su Bolzano, lavorando per la «specialità», non per il ritorno all’Austria. 800 sudtirolesi ieri a Castel Firmiano per ricordare i 35 mila che 60 anni fa, il 17 novembre 1957, si incontrarono proprio lì, attorno all’Obmann Silvius Magnago, con il motto «Los von Trient», per chiedere che si attuasse una autonomia su base provinciale, in cui i sudtirolesi non fossero annacquata minoranza regionale. Quello di ieri è stato un evento della Svp, senza la destra tedesca, perché quel giorno Magnago riuscì a calmare gli animi e di fatto rilanciò l’idea dell’autonomia, avviandola verso la trattativa all’Onu e poi verso il secondo Statuto, attraverso la notte dei fuochi. «Quella fu la decisione giusta», ha scandito il presidente Arno Kompatscher. Sul prato di Castel Firmiano lo ascoltavano ieri alcuni testimoni dell’epoca o i discendenti. «Vi diciamo grazie per questo», rende loro onore il presidente provinciale. Insieme all’Obmann Philipp Achammer, agli assessori, ai parlamentari, all’ex presidente Durnwalder, agli ex Obmann Theiner, Pichler Rolle e Brugger (che resta appartato nell’ultima fila), la Svp serra i ranghi in vista delle elezioni, rivendica «l’eredità che ci ha lasciato Magnago, che sta a noi portare avanti». La via giusta, insistono, «sta nel mezzo», cioè nella trattativa, «per garantire i nostri valori, le tradizioni, la tutela del gruppo linguistico», non nella secessione. Kompatscher: «Il cammino deve proseguire in maniera perseverante e coerente, non violenta e indirizzata a soluzioni fattibili». Nessun ospite di altri partiti, se non da Trento Ugo Panizza, l’alleato del Patt. Bruno Hosp all’epoca era uno studente. Uno dei tanti che arrivarono a Castel Firmiano con i pullman. Ieri ha coordinato la cerimonia, rievocando gli slogan, riprodotti sui cartelli, leggendo brani del discorso di Magnago. Il «padre» dell’autonomia ieri aleggiava su Castel Firmiano attraverso il microfono di quel giorno (è stato donato a Kompatscher, è conservato a Palazzo Widmann) e al sidecar Bmw con cui arrivò a Castel Firmiano.

Quella giornata viene ricordata anche da Walter Weiss, Rosa Roner, Marjan Cescutti, Hugo Valentin, Luis Vonmetz e Sepp Innerhofer, che ha detto, «possiamo essere fieri dei nostri giovani».

Si è celebrato il «Los von Trient» del 1957, ma i testimoni sono partiti da più lontano. Hanno parlato dell’italianizzazione forzata del fascismo, dei toponimi italiani e anche dei nomi. Achammer ha fatto salire sul palco, tra i testimoni, Johann Nothdurfter, italianizzato in «Giovanni Della Serra». Non solo passato. Kompatscher ha parlato molto di Europa. Il Tirolo storico potrà riunirsi, dice «nell’Euroregio». I «nostri ragazzi», ancora Kompatscher, devono essere legati alla tradizione e aperti, con uno sguardo europeo. Le ultime parole sono arrivate dal «padrone di casa» Reinhold Messner. Grazie, dice l’alpinista, a chi era qui 60 anni fa, perché grazie a loro è stata costruita «questa» autonomia. Secondo Messner, il raduno di Castel Firmiano va considerato come «il momento più importante della nostra storia nel Novecento». Anche Messner replica agli sponsor della secessione parlando di «nuovo» Tirolo dentro l’Europa, da Trento a Innsbruck, includento anche i ladini di Colle Santa Lucia. (fr.g.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Altre notizie

Attualità