I docenti: «Siamo prof, non baby-sitter»

Insegnanti e sindacati contrari all’allungamento del calendario scolastico da 35 a 36 settimane. Favorevoli i genitori


di Daniela Mimmi


BOLZANO. L’anno scolastico di 36 settimane? La Provincia ci sta seriamente pensando, pressata dai Comuni. Durnwalder mostra una “prudente apertura”, pensa di insediare una commissione che tiri le somme sull’esperienza dello scorso anno, quando la scuola è passata dalle 34 alle 35 settimane, e i giorni settimanali sono diventati cinque, da sei. Cita la Svizzera e l’Austria, ma anche la Germania, dove le ferie vengono spalmate in modo diverso nel corso dell’anno. Ma gli addetti ai lavori, gli insegnanti, i sindacati, cosa ne pensano? “Ricordo - spiega Cornelia Brugger, segretaria generale della Funzione Pubblica Cgil/Agb - che l’anno scorso la giunta ha introdotto la trentacinquesima settimana, anche se erano contrari il consiglio scolastico, i sindacati e il consiglio dei genitori. Il personale insegnante delle scuole materne, degli istituti musicali e delle scuole statali e professionali non deve fare da baby-sitter. Gli insegnanti delle scuole professionali già ora sono in servizio dall’ultima settimana di agosto fino al 30 giugno, se adesso si introduce un'altra settimana di scuola, il periodo di recupero psicofisico non è sufficiente. Se le scuole rimarranno aperte fino a fine giugno, le famiglie trascorreranno le ferie nei periodi più costosi dell’anno”. Alessandra Spada insegna italiano all’Istituto Tecnico per le Costruzioni in lingua tedesca. “Ci sono diversi problemi tecnici nell’allungare la scuola di una settimana in giugno. Innanzitutto ci sono gli esami di stato, e gli insegnanti di italiano o tedesco li fanno tutti gli anni. Quindi sarebbe impossibile continuare l’attività scolastica con l’orario curriculare. Anche adesso, comunque, la scuola dura una settimana in più, perchè si tengono i corsi di sostegno per gli alunni con debiti formativi. I ragazzi comunque già adesso non ne possono più, sono stanchi, con una settimana di scuola in più. Trovo anche inutile la settimana libera di novembre: serve solo per gli albergatori. Sarebbe meglio usare le settimane in giungo oltre la scuola, per corsi di lingue e per il praticandato, che adesso è in maggio, spezza il ritmo di studio per gli studenti e crea problemi agli insegnanti. Questa è l’ennesima dimostrazione di come la politica non abbia contatti con la scuola e pensi solo all’interesse dei Comuni e di piccole lobby politicamente ammanicate. Se i politici entrassero ogni tanto in una scuola, certe proposte non le farebbero. Prima la riorma, poi la settimana corta stanno distruggendo la scuola e le competenze dei ragazzi calano di anno in anno”. Anche Martha Kofler, insegnante presso il Liceo SCientifico in lingua tedesca, nonchè sindacalista della Cgil, è contraria alle 36 settimane di scuola. “Nessuno comunque ha parlato con noi – precisa – e in ogni modo non è fattibile perchè in giugno ci sono già gli esami di stato alle scuole superiori e anche quelli finali delle medie, e il carico di lavoro sarebbe insostenibile. E comunque le realtà delle scuole elementari e superiori sono diverse. Gli insegnanti sono caricati di troppo lavoro, di troppe ore per le riunioni, non resta il tempo per la preparazione e ne risente la qualità della scuola. Quando guardano all’estero, i nostri politici non tengono conto delle condizioni climatiche, quando qui si sfiorano i 40° in giugno. Non si può paragonare il clima della Sicilia con quello della Germania”. Quanto all'assessore Christian Tommasini, in un incontro avuto ieri con i dirigenti scolastici ha ribadito il suo no alla 36esima settimana di scuola. "Abbiamo sostenuto il nostro no sia per motivi di medoto che di merito, perchè ci sono gli esami di stato. Sono sicuro che la proposta non passerà e noi non accetteremo ulteriori forzature sul calendario. Chi presenta queste proposte crea solo confusione. Quindi ci auspichiamo un ripensamento complessivo". Favorevole, invece, il comitato provinciale dei genitori.

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