I fiori dei colleghi per l’operaio morto

Sul luogo della tragedia anche il casco di Gabriele: «Dobbiamo ricominciare, anche per lui». Dato il nulla osta per il funerale


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Il cantiere della «Cantina Bolzano» (ex Gries), in via San Maurizio, si è fermato solo per 24 ore. Ieri i colleghi di Gabriele Arcuri – l’operaio di 54 anni morto per una caduta da 12 metri per la mancanza di un parapetto – sono tornati al lavoro con un grande vuoto dentro, ma con la consapevolezza di doverlo fare. «Per noi stessi, ma anche per un collega e amico carissimo», spiegano i dipendenti della Baugino, una ventina in tutto. Prima di mettersi all’opera, però, hanno voluto ricordare Arcuri con un gesto semplice e commovente. «Abbiamo deposto un mazzo di fiori e il casco da lavoro in cantiere: è il nostro modo per restargli ancora accanto».

Non tutti, almeno ieri, ce l’hanno fatta a ripartire e mettere da parte un lutto così fresco e difficile da digerire: «Mercoledì sera ho guardato i miei operai negli occhi uno ad uno - spiega Luigi Masciari, ad della Baugino - e ho capito chi era in grado di tornare il lavoro e chi invece aveva bisogno di fermarsi ancora un po’. Non ho forzato nessuno: ognuno ha i suoi tempi. Ma qui ci sono molti padri di famiglia che hanno bisogno di lavorare per far quadrare i conti i casa. E io cerco, nei limiti del possibile, di assecondarli...».

Il nulla osta per il funerale. Proprio ieri, nel primo pomeriggio, è arrivato il nulla osta della Procura che ha dato il via libera alla sepoltura della salma, che ancora ieri era nella cappella mortuaria dell’ospedale di Bolzano. «Se tutto va bene - spiega il titolare della Baugino di Egna - dovremmo riuscire a celebrare la funzione religiosa sabato a Crotone mentre domenica, burocrazia permettendo, vorremmo ricordare il nostro amico e collega con una messa a Laghetti».

L’ex moglie e le due figlie, Veronica (22 anni) e Desirée (18), sono tornate a Verona, dove risiedono, ma è possibile che a breve arrivino a Bolzano uno o più fratelli di Gabriele: Bernardo, Antonio, Raffaele e Mariella.

L’ispettorato sta sentendo gli ultimi testi. Nel frattempo l’Ispettorato provinciale sta sentendo gli ultimi testimoni prima di consegnare una relazione dettagliata in Procura. Helmuth Sinn, direttore della ripartizione provinciale lavoro, assicura che «dovrebbe trattarsi di tempi rapidi, anche perché i fatti sono stati acclarati. Per completare la parte di nostra competenza dobbiamo solo sentire tutti coloro che erano in cantiere martedì, al momento della tragedia. Potrebbe volerci una settimana o due al massimo». A scandire i tempi dell’inchiesta sarà ovviamente la Procura. Il fascicolo, attualmente in mano alla pm Daniela Pol, passerà a breve ad Axel Bisognano, esperto in materia di infortuni sul lavoro. Al momento non ci sono ancora indagati. Di sicuro saranno approfondite le posizioni delle ditte Volcan e Baugino, del coordinatore della sicurezza e del capo cantiere.

Gli operai nei cantieri? Meridionali e stranieri. Luigi Masciari, ad della Baugino, ammette che a sudare nei cantieri altoatesini sono soprattutto operai del Sud Italia e stranieri. «Nelle tre società che gestisco ho 80 operai e tra loro ci sono siciliani, calabresi, pugliesi, campani, albanesi, marocchini e, raramente, qualche sudtirolese. Mediamente, con la trasferta, incassano dai 1600 ai 2000 euro».

Il vero problema - ma nessuno si sente di dirlo apertamente - è che se il capo cantiere «ringhia» per far rispettare i tempi di una commessa a rimetterci sono sempre gli stessi. I più deboli. Quelli che non possono permettersi di dire no per paura di perdere il lavoro.

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