I nostri 101 campanili, sguardo umano al cielo

Appena pubblicato il primo libro altoatesino dedicato alle torri campanarie


di Davide Pasquali


BOLZANO. Un libro sulle torri campanarie altoatesine. Incredibile, ma non ci aveva mai pensato nessuno. Tanto che alla massima casa editrice sudtirolese, quando l’ideatrice ha presentato le bozze, prima hanno strabuzzato gli occhi, poi, in men che non si dica, lo hanno fatto tradurre in tedesco e infine, adesso, lo hanno pubblicato in edizione lusso. Un volume inusuale per l’argomento, ben identificato dall’inusuale formato verticale, stretto e alto. Proprio come i campanili. Lo ha curato Natalia Giatti, piuttosto nota in città, fra le altre, per essere da trent’anni la promotrice laica degli incontri mensili di spiritualità mariana.

«Un lavoro duplice», racconta. Durato molto a lungo. «Durante gli ultimi anni di preparazione numerose torri campanarie, fotografate precedentemente, sono state restaurate, per cui è stato necessario ripetere tutte le fotografie». Il volume «Le torri campanarie dell’Alto Adige», edito da Athesia/Tappeiner, «è il risultato di una ricerca impegnativa, minuziosa e meticolosa, ma nel contempo facile ed entusiasmante». Facile perché il territorio altoatesino, la terra dei campanili, «mi ha offerto ampiamente la materia per essere raccolta e catalogata».

Giatti ha riscontrato però che «i turisti e i visitatori delle varie località, specialmente nei paesi e nei villaggi, ne ricordavano piazze, edifici, chiese e altri particolari, ma per lo più non ne ricordavano i campanili».

Ecco allora l’utilità del libro: «Offrire un viaggio straordinario, architettonico e affascinante, alla scoperta di 101 delle infinite torri campanarie altoatesine, fotografate con alta precisione, soffermandosi sui dettagli che ad occhio nudo sfuggono».

Un viaggio però anche ricco di spiritualità. Lo spiega il vescovo Ivo Muser nella seconda di copertina: «I campanili hanno soprattutto una funzione simbolica: orientano lo sguardo dell’uomo verso il cielo. Sono come un dito rivolto verso l’alto, al di là del mondo. Una torre svettante è il simbolo del nesso esistente fra terra e cielo. Rinvia alla verità di Dio, che oltrepassa la nostra realtà terrena».

Il campanile però «sta anche ad indicare - come un segnale posto sul cammino - la posizione della chiesa come quella di un luogo distinto dagli altri, un luogo che dà spazio al sacro, e come tale libero da finalità pratiche, dal commercio e dallo stress, un luogo di silenzio e di preghiera». Possano i nostri campanili, conclude Muser, «non cessare mai di invitare, di indicare, di ammonire e di annunciare: noi uomini abbiamo bisogno di qualcosa di più del funzionale, dell’appariscente, dell’utile, del materiale. Abbiamo bisogno di qualcosa di più perché siamo qualcosa di più».

Ma torniamo al libro. Il progetto editoriale è dedicato ad un ramo architettonico finora trascurato, non solo in Alto Adige, ossia la storia e l’evoluzione delle torri campanarie in Occidente. Partendo dai primi esemplari altomedioevali di Ravenna e dai campanili in pietra che cominciarono a sostituire quelli in legno, alcuni saggi introduttivi illustrano lo sviluppo generale avvenuto in Europa, dall’Alto Medioevo al XX secolo. Un ulteriore contributo è riservato all’Alto Adige. Qui, negli ultimi anni, la dendrocronologia, ovvero lo studio degli anelli del legno impiegato per le costruzioni, ha fornito preziose informazioni sui campanili antichi. Le prime testimonianze risalgono all’XI secolo ed è cominciando da queste costruzioni romaniche che viene presentata l’evoluzione architettonica attraverso le singole epoche stilistiche. In fase di selezione dei campanili, oltre alla posizione e alla struttura, è stata considerata anche la loro importanza storica, sia dal punto di vista stilistico che da quello architettonico. Altre informazioni sull’inserimento della torre campanaria all’interno della chiesa, sull’altezza e sul numero delle campane contenute, così come numerosi altri dettagli e curiosità, completano la scheda di ciascuna torre.

Si va dai campanili arcaici di epoca romanica dell’XI-XIII secolo, all’alto gotico del XIV secolo, un periodo di vera e propria fioritura nella costruzioni di torri campanarie. Si passa poi al tardo gotico, nel passaggio dal Medioevo all’età moderna, con la prevalenza della guglia a cuspide. Arrivano poi, dal XVI al XVIII secolo, le guglie a cipolla e le cosiddette guglie all’italiana, rinascimentali e barocche. Ed è la volta del revival storicistico dell’Ottocento e di inizio Novecento. Infine, arrivano il razionalismo italiano e il tradizionalismo altotedesco e moderno.

Ma nel libro si parla pure del retroscena: le tecniche più avanzate oggi esistenti per facilitare il funzionamento e la manutenzione di campane e orologi.

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