I quindici anni di impegno del Banco Alimentare 

L’anniversario. Ogni anno si raccolgono e distribuiscono ai bisognosi 1.500 tonnellate di cibo L’Onlus cerca volontari, specie per la terza settimana del mese quando si effettuano le consegne


Davide Pasquali


Bolzano. Un open day alla sede di via Buozzi per festeggiare i trent’anni di Banco Alimentare a livello nazionale, i quindici di attiva presenza in regione. Un traguardo significativo, ma ai volontari più che le celebrazioni preme soprattutto altro: proseguire l’attività, perché chi ha bisogno è in aumento. E si tenta pure l’opera di proselitismo, perché più gente aiuta, donando cibo o tempo, meglio è.

Il Banco Alimentare del Trentino Alto Adige Onlus ha risposto in modo importante alle evidenze della povertà assoluta, incrementando i volumi di cibo recuperato che in questi 15 anni di attività è passato da 200 tonnellate (2004) a ben 1.500 (2018). Gli alimenti recuperati dalla filiera agroalimentare (agricoltura, industria, trasformazione, distribuzione e ristorazione), a cui si aggiungono gli alimenti provenienti dai piani di intervento sociale della Ue e nazionali e quelli donati dai cittadini durante la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, hanno permesso di sostenere circa 20.000 persone attraverso le 140 strutture caritative convenzionate. Come sottolinea il presidente regionale Duilio Porro, «quindici anni non sono pochi. E dall’anno scorso a Bolzano abbiamo anche a disposizione un bel magazzino».

Il bilancio? «È un’esperienza che fa bene, a chi la fa e a chi la riceve. L’occasione è quella di testimoniare la bellezza di spendersi per qualcosa che arriva alle persone - e ce ne sono sempre di più - bisognose». Questo è ciò che si vuole testimoniare. «Un momento di festa, di gioia, di rinnovato impegno».

I dati Istat dicono che sempre più persone hanno bisogno. «A dire il vero, però, chi si convenziona con il Banco Alimentare non è tanto in crescita, visto che esistono dei vincoli molto precisi, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione dei prodotti legati alle eccedenze dell’Ue. Alcuni stentano a fare burocrazia e carte, per cui a volte c’è un po’ l’idea di dire: mi arrangio. Il nostro ruolo con le associazioni e le strutture caritative associate è anche quello di accompagnarli. L’idea è di comprendere più fasce di povertà, crescenti, che ci sono. Sicuramente le ultime sono quelle legate a persone che perdono il lavoro, che si dividono, anziani che sono sempre di più. Oltre alle classiche realtà che si occupano del disagio a 360 gradi».

E se qualcuno volesse aiutare? «Se incontriamo qualcuno, gli diciamo: dacci una mano. Nella modalità che ritiene più opportuna, sia nel momento della colletta nazionale, dove siamo presenti nei supermercati, sia nell’attività quotidiana, che è quella di recupero delle eccedenze alimentari, soprattutto del fresco. Quindi il programma Siticibo. Magari uno dà una disponibilità anche parziale, però deve essere un po’ coordinata».

Un altro aspetto potrebbe essere dare una mano la terza settimana del mese, «quando facciamo la consegna alle diverse strutture caritative, quindi la preparazione di bancali e quant’altro». Per quanto riguarda invece l’educazione, «il ruolo educativo di cominciare a sprecare meno e magari pensare di dire ok, questa cosa la posso recuperare per chi ha bisogno». Un cambio di mentalità, insomma. «Questo è ciò che proponiamo».

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