I subacquei della “Costa Concordia” per cercare il corpo di Peter nell’Adige 

Gli specialisti dell’Arma saliti da Genova. Per una settimana si immergeranno in vari punti de fiume per trovare il compagno di Laura Perselli Recupereranno dal fiume anche qualsiasi oggetto potenzialmente utile all’indagini. «In operazioni come questa la parte emotiva è importante»


Paolo Tagliente


Bolzano. Sono arrivati a Bolzano ieri sera e, già oggi, cominceranno la loro attività sull’Adige. In loro, gli specialisti del Centro carabinieri subacquei di Genova Voltri, sono riposte le ultime speranze di ritrovare il corpo di Peter Neumair, che proprio ieri avrebbe compiuto 64 anni, scomparso nella serata del 4 gennaio insieme alla compagna Laura Perselli, il cui cadavere è stato recuperato dalle acque del fiume il 6 febbraio scorso.

Grandi sono le aspettative, insomma, ma a invitare tutti a mantenere i piedi per terra è Maurizio Gargiulo, luogotenente con incarichi speciali e comandante del Nucleo subacquei. «Non siamo supereroi - spiega – siamo personale addestrato in quel tipo di ambienti e faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per cercare lì, fin dove potremo spingerci. Con la speranza di riuscire a trovare il corpo in primis e, poi, a contribuire alla risoluzione di questo caso. Senza mai perdere di vista gli aspetti umani di questa vicenda – continua il militare – perché riconsegnare il corpo ai familiari è l’obbiettivo primario. Quando siamo chiamati a lavorare in situazioni come questa, infatti, per noi c’è anche un notevole impegno emotivo, al di là delle indagini».

A chi non avesse ben chiaro chi siano i sommozzatori dell’Arma di Genova è forse utile ricordare che sono stati tra i primi, nel gennaio del 2012, a immergersi all’interno del relitto della Costa Concordia, all’isola del Giglio, per cercare eventuali superstiti e per recuperare i corpi delle vittime del naufragio. C’erano anche, nel maggio del 2013, nelle ricerche delle vittime della tragedia della Torre Piloti crollata, nel porto di Genova, dopo essere stata colpita dalla portacontainer Jolly Nero. Solo due, senza dubbio tra i più noti, teatri in cui la specializzazione dei carabinieri subacquei è stata indispensabile. c’è anche un precedente sul fiume Adige, anche se nella parte veneta: nel febbraio del 2016, un ventenne residente ad Albaredo d’Adige, in provincia di Verona, uccise e fece a pezzi la mamma di 41 anni e la sorella di 11 e le gettò nel fiume. Furono proprio i sub dell’Arma di Genova ad avvistare una sacca con parti degli arti inferiori delle due vittime.

Ma come opererà, stavolta, la decina di specialisti dei carabinieri che si fermerà in Alto Adige per una settimana?

«In questa occasione – spiega il sottufficiale – non utilizzeremo nessuna apparecchiatura speciale. Sappiamo che sono state già fatte egregie attività di ricerca da parte dei colleghi dei vigili del fuoco.In considerazione della tipologia di fiume, in cui c’è fortissima corrente e probabilmente scarsa visibilità, abbiamo escluso ricerche strumentali perché avremmo dovuto “investigare” qualunque target d’interesse rilevato nel fiume dalle apparecchiature. E siccome di oggetti, sul fondale, ce ne sono tantissimi, sarebbe stato un continuo salire e scendere in acqua. La nostra intenzione, invece, dove possibile, è quella di di fare attività immersiva, di impiegare cioè l’operatore in acqua che procederà con una ricerca visiva, se siamo fortunati, altrimenti con una ricerca tattile. Questo ci permetterà di escludere almeno quelle zone che sono accessibili e di compiere una ricerca rapida. L’operatore, infatti, capirà in pochi secondi con quale tipo di oggetto ha a che fare». Anche perché, come carabinieri, il vostro approccio alle ricerche è diverso, giusto? «Proprio così – conclude Gargiulo – noi ragioniamo come investigatori, da addetti di polizia giudiziaria. Per questo, vorremmo procedere al “repertamento” di qualsiasi cosa recupereremo, che non sia fuori dal “contesto fiume”, per verificare che non possa essere attinente all’indagine. Penso a un cellulare, ad esempio, o a qualsiasi altro oggetto. È un tipo di attività che può essere compiuta solo con un operatore in acqua. Ovviamente, sulla base della nostra esperienza e in considerazione della forza della corrente, selezioneremo le zone in cui immergersi. Le ricerche del corpo, insomma, non saranno disgiunte da un’attività di indagine».













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