I tecnici Ispra: «Ecco come è fuggito M49»

Trento. M49 ha passato la sua prima notte da orso libero spostandosi solo di un centinaio di metri, rimanendo cioè nella stessa zona della marzola dopo la fuga dal recinto del casteller. lo...



Trento. M49 ha passato la sua prima notte da orso libero spostandosi solo di un centinaio di metri, rimanendo cioè nella stessa zona della marzola dopo la fuga dal recinto del casteller. lo confermano i forestali della provincia che da lunedì sono attivi per presidiare la zona e controllare la localizzazione dell’animale attraverso i segnali emessi dal radiocollare e dalle marche auricolari.

Intanto, ieri mattina al casteller i tecnici dell’ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del ministero) hanno affiancato il corpo forestale trentino per ispezionare il punto dal quale l’orso è riuscito a scappare. gli elementi raccolti serviranno sia a ricostruire con maggiore precisione la dinamica del fatto, ma anche per opportune valutazioni riferite ad un eventuale miglioramento del livello di protezione offerto dalla struttura. nel dettaglio, il resoconto dell’ispra ha messo in luce diversi aspetti della clamorosa fuga (la seconda, dopo quella rocambolesca nella notte tra il 14 e il 15 luglio dello scorso anno) di m49. «probabilmente - deducono gi ispettori - l’orso m49 ha fatto diversi tentativi prima di riuscire a fuggire dal recinto di casteller». per quanto si è potuto constatare, prosegue il rapporto dell’ispra, «il punto da cui è fuoriuscito l’orso si trova nella stessa posizione da cui l’animale era fuggito lo scorso anno, scavalcando in quel caso la recinzione, in un punto distante del recinto rispetto alla porzione dove sono i locali tecnici. questa volta, invece, sono stati divelti o piegati alcuni dei tondini della rete della recinzione - di diametro di 12 millimetri - dalla quale è poi fuoriuscito. per operare l’apertura - notano gli esperti del ministero - , sono stati rotti diversi punti di saldatura tra i tondini. analoghi danneggiamenti sono stati rilevati in altri due punti della recinzione, dove sono stati osservati tondini in parte staccati, facendo presumere che l’esemplare abbia tentato di aprire la recinzione in vari punti prima di riuscire a creare l’apertura che ne ha permesso la fuga. la fuga, per quanto riferito dal personale del servizio foreste della provincia di trento, sarebbe avvenuta di notte, per cui non vi sono osservazioni né dirette né in remoto del fatto; solo il mattino successivo si è preso atto della fuga, dopo aver visto il tracciamento del segnale emesso dal trasmettitore satellitare montato al collo dell’animale».

La struttura della recinzione, annotano gli ispettori dell’ispra, «è composta da un cordolo di calcestruzzo nel quale sono inseriti i pali verticali di sostegno, ai quali sono imbullonati i tondini che formano la rete di recinzione. i tondini non sono affogati nel calcestruzzo, caratteristica questa che presumibilmente ha contribuito a rendere meno difficoltosa la rottura della rete». tutta via il recinto del casteller non ha mai registrato fughe di animali, il primo a riuscire a fuggire è stato proprio m49, che ben presto si è guadagnato il soprannome di papillon, a memoria dell’indomito henri antonin charrière, che nei suoi 13 anni di detenzione neLle isole della guyana francese negli anni 30 e 40 tentò la fuga ben nove volte, riuscendo in effetti a procurarsi la libertà nel 1945, raccontando la storia della sua evasione nel celebre libro autobiografico, appunto, papillon. un delinquente vero, che però si era guadagnato la simpatia popolare per la propria insopprimibile voglia di libertà, e anche in questo la sua storia assomiglia - mutatis mutandis - un po’ a quella dell’orso m49.

«pur considerando la mole dell’animale (peso superiore a 200 chilogrammi) - conclude la relazione dell’ispra -, la forza e la determinazione mostrate dal soggetto visionando il punto di rottura appaiono fuori dal comune. come nel precedente caso di fuga di m49, la recinzione elettrica che integra la recinzione esterna e separa le tre sub-aree interne, si è rivelata inefficace verso questo specifico individuo, a differenza di quanto registrato per gli altri orsi che nel corso del tempo sono stati tenuti nella struttura di casteller». GI.L.













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