I test sierologici stoppati dai Nas
Gli incartamenti inviati al Garante della privacy. Nel mirino la modalità con cui è stato raccolto il consenso dei cittadini di Ortisei Sarà ora l’Autorità a doversi esprimere. Una segnalazione è stata inviata anche alla Provincia di Bolzano e all’Ordine dei medici
Bolzano. Il test sierologico su buona parte della popolazione di Ortisei è finito sul tavolo del Garante della privacy. Sono stati i carabinieri dei Nas, a conclusione di accertamenti terminati ieri, a rilevare una serie di criticità non di second’ordine se si pensa che al centro della verifica c’è il rispetto delle procedure che tutelano dati personali sensibili dei valligiani sottoposti al controllo. Una segnalazione è stata inviata anche all’Ordine dei medici e alla Provincia di Bolzano. Il caso è legato alla verifica clinica promossa su iniziativa privata dalla famiglia Sanoner di Ortisei (titolare dell’Hotel Adler) con mille test sierologici effettuati per verificare la diffusione del virus Covid-19 tra la popolazione residente nel centro gardenese. Dei mille test previsti ne sono stati portati a termine nei giorni scorsi 456. Si tratta di test su base volontaria a cui la popolazione del centro gardenese ha dunque deciso liberamente di aderire. Come si ricorderà il risultato clinico emerso fu inaspettato in quanto il 49 per cento dei soggetti sottoposti al controllo risultò positivo: nel sangue furono rilevati anticorpi al Covid-19 dimostrazione che i soggetti controllati sarebbero stati contagiati dal virus , senza però contrarre la malattia. Non si tratta di persone da considerare immuni ma che avrebbero saputo reagire all’infezione, di cui mai avevano avuto sintomi. I dati riportati sull’esito del test fanno riferimento al 19 aprile. È possibile che nel frattempo il numero dei valligiani sottoposti al test sierologico sia aumentato. Ieri però il programma ha subìto uno stop inatteso in quanto ad Ortisei si sono presentati i carabinieri dei Nas che hanno effettuato una serie di accertamenti (di carattere cartaceo documentale) sulla legittimità non solo dell’iniziativa ma anche delle modalità di esecuzione. E proprio sotto questo aspetto i carabinieri hanno contestato la presunta irregolarità con cui sarebbero state gestite le dichiarazioni di consenso rilasciate dagli abitanti di Ortisei (e della frazione di Oltretorrente) coinvolti. Trattandosi di dati personali assolutamente sensibili (inseriti in una banca dati di carattere clinico) i carabinieri hanno deciso di inviare tutti gli incartamenti al Garante della privacy a cui ora spetterà l’ultima parola. In sostanza sarà l’Autorità garante, a conclusione di una istruttoria approfondita, stabilire se le modalità operative scelte per procedere nel progetto possano essere considerate legittime oppure no. Per i carabinieri le pratiche non sarebbero state pienamente rispettose delle disposizioni in vigore per accertamenti di questo tipo. È evidente che se fossero stati convinti del contrario i militi dei Nas non avrebbero deciso di inviare tutta la documentazione all’Autorità garante. In particolare sotto accusa vi sarebbe il metodo con cui gli operatori avrebbero ottenuto la sottoscrizione dei moduli relativi al consenso dei cittadini coinvolti nel test. Per una questione di praticità molte pratiche sarebbero state autorizzate con moduli inviati via mail ed in realtà mai sottoscritti fisicamente di persona dagli interessati. C’è comunque da ricordare che i promotori dell’iniziativa hanno sempre negato un obiettivo medico scientifico. I test non sono stati messi a disposizione neppure con finalità di marketing ma semplicemente per fornire un aiuto agli abitanti di Ortisei, viste le preoccupazioni maturate nel corso dell’emergenza sanitaria.
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