Il bolzanino Lucillo Merci strappò alle camere a gas 436 ebrei di Salonicco 

La storia svelata. Al Consolato falsificava documenti per evitare la deportazione in Polonia


Paolo Campostrini


Bolzano. Non c'era molto di peggio, per chi tenesse alla propria vita, che provare a salvare ebrei, in pieno 1943, nella Grecia occupata dai tedeschi. Forse, di peggio, c'era di provare a salvarli con passaporti falsi, facendoli passare per cittadini italiani. Con una variabile ulteriore, in tema di rischi e dunque di coraggio personale: accompagnarli in treno fino ai porti o a Venezia, transitando con sguardo impenetrabile e un mezzo sorriso di circostanza, davanti agli occhi dei sottufficiali nazisti addetti al controllo documenti.

Un fascista della prima ora

Si chiamava Lucillo Merci ed era un fascista della prima ora. Sempre iscritto al partito, marcia su Roma e tutto il resto. Tra l'altro, anche podestà di Malles negli anni 1926-28. Centinaia di ebrei debbono a lui la vita. Uomini, donne e bambini. Secondo stime attendibili, Lucillo Merci strappò alle camere a gas 436 persone. La comunità ebraica di Salonicco gli riconosce il merito per 113. Ma sono molti di più. Dati confermati anche dagli israeliani.

Falsificava i documenti

Tra i tanti sommersi dell'Olocausto, questi sono i suoi "salvati". É lui il nostro Schindler. O il Perlasca. Meglio quest'ultimo, perchè anche Merci riuscì nella sua impresa ai limiti dell'impossibile sfruttando, come Perlasca in Ungheria, la sua posizione di addetto al consolato italiano di Salonicco e la sua veste di ufficiale di collegamento-interprete col comando tedesco. Lui che aveva imparato la lingua all'istituto delle Lingue orientali di Napoli provò, prima con piccoli numeri, poi con una produzione quasi industriale, a falsificare centinaia di documenti, per trasformare ebrei greci in cittadini italiani. Bastava una nonna, un'assonanza, un cognome plausibile, un volto, un'idea notturna alla scrivania, per provare a passare i controlli. E se vedeva le difficoltà, a far valere qualche amicizia influente con un ufficiale della Wehrmacht o a minacciare una soffiata ad un graduato delle Ss o della Gestapo per magari smascherare i loro traffici di fronte ai superiori.

L’archivio storico del Comune

La sua storia, a lungo sconosciuta, è stata studiata e fatta emergere da Carla Giacomozzi, a capo dell'archivio storico del Comune. Bolzano l'ha poi celebrato con una targa. Per via di un principio stabilito nello "statuto" della giornata della Memoria dove si ricorda sì la Shoah, gli italiani che hanno subito la deportazione ma anche "coloro che, in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati". E questo ha fatto Merci.

E di più. Insomma, ne ha fatte di ogni, Lucillo. Perchè? Probabilmente perchè era un uomo buono. Una brava persona. Che credeva in quello che faceva, prima da insegnante, da iscritto al partito, poi da soldato aggregato alla divisione Aqui in Albania e infine al consolato italiano di Salonicco in una Grecia occupata per metà dai tedeschi e per metà dagli italiani. Salonicco, allora, era ancora considerata la "Gerusalemme dei Balcani". Città dove, fin dai primi secoli dell'era volgare, centinaia e poi migliaia di ebrei avevano trovato casa e rifugio dalle persecuzioni. C'erano anche tanti italiani quando Mussolini decise di "spezzare le reni alla Grecia" in una guerra già allora disastrosa.

Perchè decise di salvarli?

Perchè aveva visto ciò che accadeva loro. E gli si erano aperti gli occhi. Come i tedeschi li trattavano. Aveva osservato i nazisti mentre, nei primi mesi del '43, approntavano a Salonicco tre ghetti per gli israeliti da far salire poi sui treni piombati. Aveva assistito alle loro partenze disperate, ai beni trafugati, alle umiliazioni.

"Oggi ne saranno partiti almeno 20mila dal campo" scriverà nel suo diario. E aggiungeva: "Ogni deportato può portare con se non più di 20 chili di roba, tra vestiario e alimenti". Fino alla minaccia di deportare donne italiane sposate a ebrei greci. Così, aveva detto basta, Merci. Aveva deciso di fare qualcosa, di non starsene lì a guardare senza reagire. Non c'era più ideologia, alleanza o condivisione cameratesca a trattenerlo. La sua reazione fu d'ingegno. Parla con Atene, con l'altro consolato italiano, e poi con Roma. Trova funzionari tutti disposti a provarci. Già nel maggio del '43 inizia il rilascio di certificati di cittadinanza italiana agli ebrei coniugi di cui uno almeno di origini italiane "che abbiano consanguinei ascendenti, discendenti o collaterali, tanto per via maschile che femminile, fra i quali ci sia o ci sia stato un congiunto di qualsiasi grado o parentela già italiano o con almeno cognome italiano". Butta lì un esempio specifico: quello dei coniugi Daniela e Bella Mentesch , contadini, con tre figlioletti, ignorano la lingua italiana ma tra gli ascendenti trova un cognome italiano. E' fatta. Ci prova e ci riprova. A fine maggio iniziano le liberazioni dai campi-ghetto. "Oggi dal lager Baron Hirsch sono stati liberati 60 ebrei nati italiani. O dichiarati italiani". In quel "dichiarati" c'è l'azzardo di Merci. A giugno arriva ad Atene il nuovo console generale italiano: è Giuseppe Castruccio, un gentiluomo medaglia d'oro della prima guerra.

Il treno per la libertà.

Va da Salonicco ad Atene. Il consolato si mette al lavoro per i lasciapassare. Alla stazione ferroviaria ecco i controlli. Scrive: "Alle 6.45 io e il console siamo davanti al capitano Ss Dieter Wisliceny. E' già lì. L'ultimo esame è all'ottavo binario. Prima di salire li controlla, ad uno ad uno, guardato anche, con tanti occhi, dal terribile Hasson, ebreo ma terrore del campo di concentramento, che conosceva ogni partente". Attimi di terrore puro. Basta un cenno e tutto può saltare. Anche per Merci si aprirebbero le porte del lager. E' invece sempre lui che acquista i biglietti ferroviari per questo e altri viaggi della vita. A un certo punto vennero dichiarati italiani anche ebrei ricercati dalla Gestapo. "Non nascondo - scrive ancora - che in taluni casi mi tremavano le vene presentando "taluni" (è virgolettato nel diario) certificati". E ancora, si dovranno aiutare anche gli ebrei spagnoli, la cui comunità risiedeva da secoli a Salonicco.

Poi arriva il 25 luglio.

Mussolini è deposto. Nei giorni successivi i tedeschi iniziano ad irrigidirsi di fronte al bailamme dei permessi di Merci. Ma il 30 luglio 113 ebrei e 323 italiani "o divenuti tali" vengono ancora salvati "e viene evitata la loro deportazione in Polonia", è riportato nel diario. Infine con l'8 settembre e l'armistizio, tutto finisce. Ora Merci fa il suo lavoro di addetto al consolato ma è scortato sempre da due tedeschi armati. Apprende che era già partito l'ultimo convoglio di ebrei per la Polonia, per la morte: "Tutti gli italiani, i greci, i portoghesi, gli svizzeri, gli argentini, gli egiziani e i 750 spagnoli rifiutati dal generale Franco, il caudillo di Spagna...". Iniziano i mesi dell'umiliazione. Lui è un italiano, traditore agli occhi dei nazisti. Si da fare come può almeno per la colonia italiana. Sono giorni di sofferenze e degrado anche personale. Poi, nel dicembre del 1943 il consolato italiano a Salonicco viene definitivamente chiuso. E nel '44 Merci è di nuovo, chissà come, a Bolzano.

Insegna alle Tambosi

Dopo la guerra tace per anni. Nessuno conosce quello che è accaduto in Grecia. Insegna alle scuole Tambosi di Oltrisarco, scrive libri sulle leggende altoatesine. Intanto prova ad informarsi sul destino delle famiglie ebree che ha contribuito a salvare a Salonicco. Ma una risposta che gli giunge dal lago Maggiore lo lascia di sasso. E' il racconto "dell'Olocausto di Meina". Tutto racchiuso in una lettera. In quella zona, pronti a superare il confine per rifugiarsi in Svizzera, si era radunato un gruppo di ebrei, per la precisione 57. Ma all'hotel Meina vengono chiusi in sacchi e gettati nel lago. Tra di loro anche la famiglia Modiano, salvata in Grecia dall'ultimo viaggio in Polonia, verso il lager, fatta fuggire. Con i documenti falsi di Merci. É sconsolato. Muore nel 1984.













Altre notizie

Attualità