Inceneritore, lo stop costerà 280 milioni

La Cisl: «Speriamo sia una sparata estiva». Intanto è in piedi il simbolo del teleriscalmento: il “boilerone” sul Lungoisarco


di Davide Pasquali


BOLZANO. Si tratta solo di un parere, per carità, e riguarda il medio-lungo periodo. Però la proposta avanzata alla Provincia dall’assessore comunale all’ambiente Maria Laura Lorenzini - studiare una exit strategy per l’inceneritore, in modo da spegnerlo entro il 2030 - lascia molti bolzanini quanto meno perplessi. Soprattutto i sindacalisti della Seab. Anche perché lo spegnimento del nuovo termovalorizzatore costerebbe almeno 280 milioni di euro. I conti li ha fatti la Cisl.

«Chiudere l’inceneritore entro il 2030? Quando l’ho letto non sapevo se ridere o piangere», commenta sarcastico Maurizio Albrigo (Cisl). «Mi domando - prosegue il sindacalista - se assessore e consiglieri comunali che hanno approvato il parere al piano pluriennale dei rifiuti elaborato dalla Provincia ne conoscano davvero le conseguenze».

Si tratta, ricorda il sindacalista, «di un impianto nato per bruciare ogni anno 140 mila tonnellate di rifiuti residui non riciclabili e conseguentemente produrre energia/calore pulito, come elettricità da mettere in rete e teleriscaldamento». A parte «il costo dell’impianto di 122 milioni di euro più interessi, per un totale di 160 milioni di euro, ottenuti per mezzo di un mutuo provinciale che durerà fino al 2040, e che Eco-Center (gestore dell’impianto) deve restituire entro 25 anni», Albrigo vorrebbe elencare «anche le altre conseguenze dello spegnimento».

«Si perderebbero 2,8 milioni di euro all’anno per 20 anni di incentivi da parte del Gestore dei Servizi Energetici per il teleriscaldamento (fonte pulita di energia). Quest’ultimo, cioè l’ente pubblico che si occupa proprio di concedere o meno la qualifica di impianto a fonti rinnovabili, è soprattutto l’autorità che elargisce gli incentivi pubblici, dopo il parere del comitato Via».

Andrebbero inoltre bruciati altri 65 milioni e rotti, «ossia l’investimento fatto da Ecotherm (società di Sel, oggi Alperia) per mettere in piedi la rete di teleriscaldamento a Bolzano, dove in questi mesi già si stanno posando le tubazioni per allacciare buona parte della città».

E ora si vorrebbe mettere tutto quanto in discussione?

È vero: «Potremmo far uso di altre fonti, ma a quali costi e con quali emissioni nell’ambiente?» Ecco i costi relativi alla vendita di teleriscaldamento generato dalle varie fonti sfruttabili in teoria: «10 euro a Megawattora con l’inceneritore, 40/50 euro con il gas, 40 euro con la legna, da 80 a 100 euro con il gasolio».

Albrigo ritiene che questi dati siano sufficienti «per far comprendere cosa accadrebbe alle bollette dei cittadini».

C’è poi un ulteriore aspetto da prendere in considerazione: «Nel piano Sblocca Italia (Dl 133/2014) in vigore dal 13 settembre scorso, viene previsto il pieno regime del termovalorizzatore, pena il commissariamento dello stesso».

Questo comporta che ora «dovranno essere conferiti rifiuti da fuori provincia, volere o non volere, per compensare la differenza mancante del 30/40%, pena, come detto, il commissariamento dell’impianto».

Ma vogliamo davvero arrivare a questa situazione? «La politica che ha deciso per il nuovo inceneritore ora dovrà piuttosto riparare agli errori commessi nella fase dell’approvazione del progetto». E non certo chiudere il termovalorizzatore. «Basta sparate estive», conclude Albrigo.

A stridere in maniera forte con la proposta Lorenzini di chiudere baracca e burattini è l’erezione del simbolo del nuovo sistema di teleriscaldamento: il boilerone che sta prendendo forma sul Lungoisarco in queste settimane. Servirà ad accumulare l’acqua calda prodotta nella notte dal termovalorizzatore, per gestire i picchi di richiesta di calore al mattino, quando oltre a scaldare le case, i bolzanini si faranno la doccia quasi tutti nel medesimo orario.

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