Edilizia

Ipes ferma nel capoluogo: tra un anno i primi lavori

Mancano aree dove costruire, ma i sindaci non hanno ancora dato indicazioni. Bolzano attende le tre palazzine al posto dell'ex convitto di Aslago e la torre a Druso Est 

SPAZI L’Ipes a Bolzano finisce i terreni: «Bloccati con l’Areale 500 alloggi»


Sara Martinello


BOLZANO. Un anno o poco più, e nel buco in mezzo a Druso Est cominceranno i lavori della torre di legno dell'Ipes, undici piani per una trentina di alloggi con sala comune. Poco prima - a promessa è entro la fine del 2023 - dovrebbe essere avviata la demoricostruzione dell'ex convitto di Aslago, dove saranno ricavati 65 appartamenti in tre condomini. Per il resto, di grandi progetti non c'è traccia.

Fazzoletti di terra. La presidente dell'Ipes Francesca Tosolini mette in rilievo «la disponibilità dei sindaci a dire che l'obiettivo è comune, che bisogna accorciare i tempi e trovare soluzioni nuove». Un fazzoletto di terra per accorciare i tempi e trovare soluzioni però non lo si trova proprio. «Abbiamo fatto la richiesta ai Comuni - prosegue la presidente - affinché indichino le loro disponibilità da inserire nel nuovo piano di costruzione, quello dal 2026 al 2031». Cioè: dove non arrivano le maniere gentili, arriverà la legge provinciale.

I 280 progetti. Dallo scorso agosto sono disponibili i 10 milioni di euro di mutuo per il risanamento e per il ripristino degli alloggi. Dall'ultima analisi interna emerge un dato: nell'arco dei prossimi cinque anni sono in previsione 280 progetti. Si va dai più piccoli, l'allacciamento al teleriscaldamento dove si può o il cappotto termico per l'edificio anni Settanta, a quello milionario dell'ex convitto. Costerà 20 milioni di euro: le tabelle in mano all'Ipes smentiscono l'ultimo dato della Provincia, i 15 milioni indicati in una nota stampa lo scorso ottobre. Francesca Tosolini scandisce le date. «L'appalto per la progettazione sarà avviato nel 2023. Confidiamo che i lavori cominceranno entro la fine dell'anno».

Ancora non è stata decisa la destinazione. I numero degli appartamenti si presta alle speculazioni: il cohousing, le abitazioni per persone oltre una certa età, il canone calmierato che la nuova legge sull'edilizia sociale affianca a quello sociale per assegnare case a chi abbia un reddito superiore alla soglia Ipes.

La torre di legno a Druso Est. La presidente dell'Istituto ha una data di inizio lavori anche per Druso Est. Un anno o poco più, e nel buco in mezzo a Prati di Gries saranno poste le fondamenta della torre di legno dell'Ipes. Undici piani, pare che sia la più alta d'Europa. Ospiterà una trentina di alloggi con una sala comune. La nuova legge ridefinisce la metratura sufficiente per ogni nucleo familiare: case piccole per famiglie piccole, possibilmente con spazi comuni dove costruire i rapporti di buon vicinato o sviluppare servizi per il quartiere.

Sfruttando il Pnc, il piano nazionale complementare al Pnrr, sono previsti investimenti per 16 milioni di euro per riqualificazioni energetiche in via Cagliari, in via Milano e a Merano in piazza San Vigilio. Il termine perentorio per l'aggiudicazione dei fondi è il prossimo marzo.

I nuovi inquilini. Oggi gli inquilini Ipes sono 30mila, «la terza città dell'Alto Adige - così la presidente - che quindi richiede servizi, una gestione che coinvolga l'utenza e che restituisca la qualità dell'abitare, perché il contesto influisce sui comportamenti delle persone».Gli effetti del nuovo regolamento di accesso all'edilizia sociale si vedranno con la prima graduatoria del 2023, il prossimo giugno. La seconda uscirà a dicembre. Della legge Ipes voluta dall'assessora Waltraud Deeg, Francesca Tosolini dice da mesi che «costituisce un grande valore aggiunto, perché riconosce il peso e il significato dell'Istituto».

Non menziona spunti di particolare interesse negli interventi (assai critici) dei partiti di opposizione e dei sindacati. Ma rileva che «il confronto è sempre interessante. Sono soddisfatta della legge che ne è nata, porterà benefici alla nostra provincia».













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