«Kompatscher faccia una legge per le piste da slitta»

Sesto Pusteria, l’appello del papà del quattordicenne morto sulla Croda Rossa


di Aldo De Pellegrin


SESTO. La disgrazia, sicuramente una di quelle che segnano in maniera purtroppo indelebile la vita di una famiglia tutta e di una coppia di genitori in particolare, risale a due anni esatti di distanza. Romano Campiti, un ragazzino romano di appena 14 anni, che stava trascorrendo una settimana bianca di vacanza in Cadore, è morto vittima di un incidente con la slitta sulla pista della Croda Rossa di Sesto Pusteria, sulle cui responsabilità è stata chiamata a fare luce la Magistratura di Bolzano.

L'incidente mortale è accaduto infatti nel pomeriggio del primo marzo del 2012 quando il ragazzino, che guidava da solo una normale slitta, ha affrontato con un gruppo di amici e sotto l'assistenza del maestro di sci Alessio Talamini di Cortina d'Ampezzo che lo conduceva, per la seconda volta la discesa dalla sommità della Croda Rossa di Sesto Pusteria fino alla stazione a valle degli impianti di risalita. La seconda discesa risultò purtroppo fatale al ragazzino che, perso il controllo della slitta, finì di schianto contro un albero per morire poi durante il pur rapido intervento dei soccorsi.

La pista, nel corso dell'indagine che ne è seguita, è stata immediatamente posta sotto sequestro dalla Magistratura di Bolzano che, chiusa l'inchiesta, ha rinviato a giudizio per consorso in omicidio colposo, il maestro di sci Alessandro Talamini, l'amministratore delegato della società impiantistica di Sesto Pusteria Mark Winkler e Rudolf Egarter, responsabile della sicurezza per quanto riguarda gli impianti della Croda Rossa di Sesto.

Fin da quel primo marzo del 2012, naturalmente e giustamente scossa da quegli eventi, la famiglia di Romano Campiti, composta dal padre Claudio e dalla madre Rossella, ha dedicato la propria vita da una parte alla richiesta di giustizia per quello che essa ritiene essere un incidente mortale che si sarebbe potuto benissimo evitare con adeguate misure di sicurezza e considerando che non tutti gli utenti della pista di slittino hanno, con quel mezzo di discesa, la dimestichezza che solitamente hanno gli abitanti dei paesi alpini e dolomitici, e dall'altra, all'emanazione di una normativa ad hoc, statale o provinciale che sia, volta a regolamentare la materia e ad evitare, in futuro, il ripetersi di tali incidenti per negligenza o mancata prevenzione normativa.

Una lotta che Claudio Campiti, padre di Romano, porta avanti cercando di interessare e coinvolgere sul tema tutti gli ambienti e le personalità che hanno voce in capitolo sull'argomento e che ieri, nel secondo anniversario della scomparsa del suo Romano, lo ha portato a scrivere anche al neo presidente della Giunta provinciale altoatesina Arno Kompatscher.

«A due anni esatti dalla morte di mio figlio Romano - sono le parole di Claudio Campiti - scrivo a Lei per sollecitare una regolamentazione provinciale relativa alla sicurezza delle piste di slittino che attualmente è lasciata al buon senso dei gestori. Mio figlio Romano di 14 anni è morto sulla Croda Rossa di slittino, larga pochissimi metri e con alberi di alto fusto, non protetti, praticamente a bordo pista. Proprio su uno di essi mio figlio ha perso la vita e credo che queste poche righe possano bastare, se Lei è sensibile alla gravità del problema, per intervenire in merito».













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