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Kurz: «Profughi, era tempo di porre un limite»

Il ministro degli Esteri austriaco Kurz difende il giro di vite. «Ne arrivavano migliaia al giorno: per noi era insostenibile»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Non ha nemmeno 30 anni (li compirà ad agosto) il ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz - atteso oggi a Bolzano per un incontro con il governatore altoatesino Arno Kompatscher - ma sui profughi ha le idee chiare. L’impiego dell’Esercito, anche al Brennero, sembra scontato e servirà per presidiare i confini ed evitare l’arrivo di migliaia migranti al giorno, un numero che Vienna ritiene di non poter più assorbire. E per questo chiede anche la collaborazione dell’Alto Adige.

Quanti migranti si aspetta quest’anno il governo di Vienna al Brennero?

«L’Austria, un Paese di 8,6 milioni di abitanti, ha accolto lo scorso anno 90 mila profughi, il che pone il nostro Paese al secondo posto - dietro la Svezia, ma davanti alla Germania - nella quota di rifugiati per abitante. Se rapportiamo questo numero all’Italia, che ha circa 60 milioni di abitanti, ciò vorrebbe dire un contingente di 600 mila migranti contro gli 84 mila che hanno effettivamente presentato richiesta di asilo. Immagino che lei sia d’accordo sul fatto che questo impatto, per il nostro sistema sociale e per l’integrazione, sia eccessivo».

Qual è la situazione attuale?

«Nei primi tre mesi di quest’anno abbiamo registrato una crescita dell’80 per cento dei migranti sulla rotta mediterranea. Pertanto dobbiamo essere pronti ad ogni eventualità e dare un segnale chiaro a chi si arricchisce con l’immigrazione clandestina. Se non lo facessimo arriverebbero al nostro confine, come nell’autunno 2015, da 10-15 migranti al giorno. Uno scenario che non farebbe piacere nemmeno all’Alto Adige».

Il ministro Doskozil ha detto che sono in arrivo centinaia di soldati. Le risulta?

«L’esercito supporta il ministero degli Interni nel controllo dei confini, come è già avvenuto a Spielfeld».

Quando inizieranno i controlli? Subito dopo l’incontro tra Mikl-Leintner e Alfano?

«È una questione che riguarda la ministra degli Interni ed è logico che desideri confrontarsi sull’argomento con il collega italiano. A marzo ho fatto lo stesso con Gentiloni e sono in contatto anche con Kompatscher e il Landeshauptmann del Tirolo Platter».

Cosa si aspetta dall’Alto Adige e dagli altoatesini?

«Anche se capisco che possa sembrare difficile, vorrei che comprendessero la nostra situazione. Così come noi cerchiamo di tenere conto dei problemi sollevati dai sudtirolesi. Talvolta ho l’impressione che gli italiani si sentano pesantemente colpiti dall’ondata migratoria, il che non ha peraltro riscontri nella realtà dei numeri. Il problema va risolto ai confini esterni e con i filtraggi negli hot-spot. Non certo in Alto Adige o in Austria».

Il Brennero è diventato un simbolo di libertà e della libera circolazione delle merci e delle persone. Introdurre i controlli non significa fare un passo indietro?

«I controlli al Brennero sono una misura d’emergenza che danneggerà le persone normali solo in modo marginale. Sarebbe sbagliato tuttavia non farsi trovare pronti ad ogni evenienza. I rapporti tra i membri dell’Euregio - che potrebbe avere un ruolo determinante - sono così stretti che ci consentiranno di superare anche questa prova».

La Germania sembra intenzionata a sospendere i controlli al confine dal 12 maggio. L’Austria farà lo stesso?

«Solo se l’immigrazione illegale verrà davvero fermata ai confini esterni. Fino ad allora ci proteggeremo».

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