La bomba non fa più paura

Vadena. Alle 10.18, ieri mattina, nella caserma dei vigili del fuoco di Ora è risuonato l’applauso. Se viziata da un qualsiasi errore, l’operazione “Vadum” sarebbe fallita. E ogni cosa nel raggio di...


Sara Martinello


Vadena. Alle 10.18, ieri mattina, nella caserma dei vigili del fuoco di Ora è risuonato l’applauso. Se viziata da un qualsiasi errore, l’operazione “Vadum” sarebbe fallita. E ogni cosa nel raggio di centinaia di metri sarebbe andata distrutta. Ma con grande soddisfazione collettiva la bomba da 2 mila libbre rinvenuta lo scorso marzo nella frazione di Monte è stata disinnescata con successo nel giro di una quarantina di minuti, e gli oltre 1200 abitanti di Ora, di Vadena e di Caldaro evacuati poco prima hanno potuto tirare un sospiro di sollievo.

La bomba.

Dormiva lì da 75 o 76 anni, quell’ordigno bellico di fabbricazione americana sganciato da un bombardiere tra il 1944 e il 1945, quando la linea ferroviaria del Brennero era un obiettivo sensibile per Usa e Gran Bretagna. Un residuato bellico modello AN-M66A2 GP (o ANM 62) pesante 996,3 chili, di cui oltre la metà (573,2 chili, per l’esattezza) di esplosivo tritolo equivalente.

Una tra le bombe più terrificanti, tra quelle trovate in Alto Adige negli ultimi vent’anni: un metro e settantadue centimetri la lunghezza, 59 centimetri il diametro, 1,27 lo spessore dell’involucro. Parte delicata, le due spolette ancora armate, un modello 103 in testa e una 102 A2 in coda, con Tnt o forse addirittura Tritonal, una miscela anche più pericolosa. Lo stato di conservazione era ottimo grazie allo stato di immersione in acqua dolce.

L’evacuazione.

Le operazioni prendono il via alle 8 con l’evacuazione degli abitanti nel raggio di 1150 metri – tale la distanza di espulsione delle schegge in base ai tabellari dell’esercito. Milleduecento di Ora, due famiglie di Caldaro, una quarantina di persone, un punto di ristoro per ciclisti e un’attività industriale per Vadena. Per loro è stata approntata l’aula magna del plesso scolastico di Ora, ma pare che tutti preferiscano una colazione nel centro del paese, una breve visita ai parenti o una gita al lago. Nessuno di loro è sottoposto a misure di quarantena obbligatoria.

Chiusi gli accessi all’area, interrotta la linea ferroviaria, bloccata l’A22, con la circolazione deviata sulla statale. Sopra la zona interessata volano gli elicotteri della Guardia di Finanza e dei carabinieri, le forze dell’ordine controllano casa per casa che non ci sia più anima viva. Alle 9.34 confermano che l’area è sgombra. La sirena suona. Le porte della caserma si chiudono, dentro sono all’opera Protezione civile, vigili del fuoco volontari e permanenti, rappresentanti di Questura, Croce Rossa, Rfi e A22, polizia di Stato e polizia stradale, carabinieri ed esercito italiano.

Il disinnesco.

Alle 9.39 si comincia davvero. Ai piedi del monte sul margine di Vadena, poco prima del ponte sull’Adige, è al lavoro una squadra di trenta militari del Genio guastatori di Trento – gli stessi specialisti intervenuti lo scorso ottobre a Bolzano, a ponte Loreto. Tra le 9.45 e le 10.11 sfilano dal corpo bomba la spoletta di testa (o “di naso”) e poi quella di coda. Svitano la parte del detonatore e la fanno esplodere in un fornello, una buca nel terreno in cui è inserita una carica di tritolo. Sono le 10.15: alla centrale operativa arriva la notizia che entrambe le spolette sono state disarmate.

Tre minuti più tardi il Commissariato del Governo dà comunicazione della conclusione dell’attività di disinnesco, con la riapertura dei varchi stradali. Autorità locali e stampa possono andare sul posto, vedere la bomba. Una mostruosità di ruggine e devastazione emersa dall’acqua della falda, ora lì, inoffensiva, issata dai militari per un’altezza di almeno sei metri e appoggiata sul camion.

Perché il lavoro possa dirsi davvero concluso bisognerà aspettare verosimilmente fino a domani, quando gli artificieri – praticato un taglio rettangolare nell’involucro – avranno svuotato il corpo bomba dell’esplosivo. Intanto, alle 11.10, comincia il viaggio verso la base addestrativa “Paolo Caccia Dominioni” di Roveré della Luna.













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