La denuncia dei pescatori: «Nell’Isarco troppi rifiuti» 

Problemi anche per l’idroelettrico: «Poco rispetto del deflusso minimo vitale» Il presidente: «In città si pesca di frodo». Cormorani e aironi: «Sono troppi»


di Davide Pasquali


CARDANO. Pescatori di frodo che ridono in faccia ai guardiapesca mentre li sanzionano o anche peggio; troppi rifiuti lungo i fiumi, specie sull’Isarco a Bolzano; mancato rispetto del deflusso minimo vitale da parte delle piccole centrali idroelettriche private; troppi uccelli predatori che minacciano la fauna ittica. Sono i quattro macro temi di cui si è discusso ieri alla casa delle associazioni, in occasione della assemblea annuale dell’associazione provinciale pescatori, presieduta da Meinhard Mayr.

Predatori. Il presidente parte dai cormorani. «Troppi. Fino a due, tre anni fa la loro concentrazione era limitata all’Adige in zona Bolzano e a sud del capoluogo: Ora, Egna. Ultimamente si sono trasferiti altrove. A Merano stimiamo siano un centinaio, stazionano regolarmente in zona, vanno fin dentro in val Passiria. La zona di Bressanone è circondata dai cormorani, specie nei laghi di Fortezza e di Ponte Gardena; e ce n’è nel Rio Molini e nella Rienza vicino a San Lorenzo; pure a Brunico stazionano regolarmente 40 o 50 esemplari». Un conteggio preciso è difficile da effettuare, «ma in provincia saranno 140 o 150». Si è notato però che sono molto mobili. «Non stanno solo qui. Vanno anche fuori. È pieno anche a Trento. Parecchi poi vengono su da lì. Nei nostri classici posti, però, ossia nei dormitori vicino a Bolzano, al momento non se ne sono avvistati». E poi ci sono gli aironi. «Troppi. Sono in tutti i torrenti, fino a 2000 metri di quota, specie dove c’è poca acqua. Stanno lì anche tutto il giorno, in paziente attesa, e tutto quello che passa, zac! Stanno facendo moltissimi danni».

Immondizie. «È un altro problema scottante: sparse ovunque, su tutti i corsi d’acqua, specie intorno ai grossi centri abitati». Il degrado si evidenzia soprattutto a Bolzano, lungo l’Isarco. «Uno schifo». Idem alla confluenza del Passirio nell’Adige, a Merano. «Una montagna di immondizie. E pensare che noi facciamo regolari azioni di pulizia. Raccogliamo tonnellate e tonnellate di immondizia. Ma se poi passi una settimana dopo, non te ne accorgi neanche, sta tutto come prima. Per noi ciò è davvero frustrante. Cerchiamo di avere la collaborazione delle forze dell’ordine, della polizia. Però, purtroppo, loro hanno anche altro da fare, ben altre questioni di cui occuparsi. I rifiuti restano un problema. Non si riesce a venirne a capo e la situazione negli anni è peggiorata. Non vorrei dirlo, ma forse fra nomadi e immigrati... Ma è colpa pure dei nostri: è un trend comune quello di buttare il sacchetto dove capita».

Frodo. E relativi pericoli. In Alto Adige, chiarisce il presidente Mayr, si contano circa 13 mila pescatori dotati di licenza, di cui circa la metà effettivamente attivi. Ma poi c’è anche chi pesca di frodo. «Le nostre guardie ci stanno dietro. Accade soprattutto a Bolzano; nel resto della provincia il fenomeno praticamente non esiste. È gente abituata a farlo a casa propria. Spiace esprimersi così, ma è un dato di fatto: se ne fregano delle regole e di chi cerca di farle rispettare. Pescano dove e quando vogliono, e se li becchiamo ci ridono in faccia. Abbiamo fatto una marea di contravvenzioni, inutilmente. Loro se la ridono. E poi, chiaramente, il guardiapesca, quando sono in tre o quattro, non rischia ad avvicinarsi, perché, effettivamente, sono anche un po’ pericolosi».

Centrali malandrine. L’ultimo grande problema segnalato dai pescatori altoatesini sono le derivazioni a scopo idroelettrico. «Non le grandi centrali, quelle rispettano le norme. Ma i piccoli impianti, di solito quelli privati, sono molto meno attenti al rispetto del deflusso minimo vitale imposto per la tutela dei corsi d’acqua e dellla fauna ittica. Noi siamo incaricati dei rilievi. Specie in inverno, nei torrenti secondari, anche per via dell’innevamento artificiale, di solito già c’è poca acqua, ma diversi privati ci provano lo stesso. Nonostante le sanzioni siano molto salate (da 4000 a 40000 euro, ndr). Ne abbiamo elevate diverse e adesso, pian piano, la gente sta forse cominciando a ragionare sul fatto che questo tipo di norme vadano rispettate».

Le rinaturalizzazioni. Questi i problemi, ma c’è anche più di qualcosa che funziona bene. In primo luogo la tutela della trota marmorata, il vero pesce simbolo dell’Alto Adige, il vero pesce autoctono. «Vengono effettuate regolari verifiche genetiche, stiamo tentando di preservarne la purezza. Al momento siamo sul 95-96% del totale». E poi c’è la collaborazione con la Provincia, che pare funzioni bene. Provincia che è impegnata in numerosi progetti di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua. «Sul Talvera, prima in situazione disastrosa, i lavori sono finiti e i risultati si vedono, eccome: adesso è un torrente vivo». «Quando loro spostano il corso d’acqua per lavorare in alveo, noi con le scariche elettriche catturiamo i pesci e li rilasciamo altrove. La sicurezza deve stare al primo posto. Ora stanno lavorando sull’Isarco, all’altezza di viale Trento-Oltrisarco. Verrà fuori una bella cosa. Si stanno rifacendo alveo e margini. È un’operazione lunga, complessa, bisogna dargli tempo. I lavori andranno avanti fin sotto il Twenty. L’obiettivo è creare una grande area di ricreazione. Si lavora tanto anche sull’Adige, a lotti di 200-300 metri alla volta. Un gran bel lavoro».













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