Forum prevenzione

«La droga è segno di un disagio. Ascolto, non solo repressione»

Koler: «Controlli nelle scuole, il rischio è di creare allarme e dimostrare scarsa fiducia nei giovani. Lo spaccio va combattuto senza esitazioni. Sul consumo è però necessario intervenire con strategie mirate» 


Maddalena Ansaloni


BOLZANO. Peter Koler, direttore del Forum prevenzione di Bolzano, si è spesso fatto portavoce di temi sociali, soprattutto per quanto riguarda la tossicodipendenza. In un periodo in cui la popolazione richiede un controllo sempre maggiore delle forze dell'ordine, anche e soprattutto all'interno delle scuole, l'appello del Forum è di pensare a quali conseguenze possano avere sui più giovani.

«Ultimamente l'idea diffusa è che, in caso di droga nelle scuole, basti chiamare le forze dell'ordine, che intervengono con i cani antidroga e il problema si risolve», sottolinea Koler, «Ma non è così, anzi in questo modo rischiamo di fare pensare ai ragazzi che non abbiamo fiducia in loro».

Qual è l'attuale quadro del consumo di droga in Alto Adige?

In base alle analisi delle acque grigie, effettuate nel laboratorio di Innsbruck, il consumo di cocaina a Bolzano è abbastanza alto, ma comunque nella media: sono 1,3 grammi circa al giorno su mille abitanti. Vuol dire 1,6 dosi al giorno su cento persone. Tenendo conto di altri fattori, arriviamo alla conclusione che l'1,5% della totalità di persone che depositano urine in questo depuratore fanno uso di cocaina. Stessa cosa per la cannabis: lì arriviamo a sei dosi al giorno, con un consumo attuale del 5,5% della popolazione.

Questi dati si ripetono se andiamo a vedere il report del 2022. Qui emerge che tra i ragazzi dai 16 ai 19 anni il 15% consuma cannabis e l'1% cocaina. I dati che riguardano solo i 15enni sono in miglioramento: quelli che hanno dichiarato di avere fatto uso di cannabis nei 30 giorni precedenti all'indagine nel 2018 erano 19 e nel 2022 solo 10.

Cosa emerge da questi dati?

Che il tema del consumo di droga c'è, ma in queste dimensioni. Soprattutto non dimentichiamoci che più dell'80% dei quindicenni in Alto Adige non ha mai consumato sostanze, e questa è l'età dove tendenzialmente si inizia. Però dai continui controlli, con i classici metodi dei cani, soprattutto nelle scuole, emerge un quadro molto più grave. Si crea nella popolazione uno stato di ansia che si cerca di placare nel modo più immediato: punendo il ragazzo “deviato”, ma questo non risolve il problema. Però i genitori chiedono che ci siano questi controlli nelle scuole, anche per prevenire i casi di spaccio… È chiaro che le scuole debbano essere libere di sostanze. E se emerge la presenza di spaccio davanti o all'interno dell'istituto, bisogna assolutamente intervenire attraverso le forze dell'ordine.

Il consumo, però, è un'altra cosa. E ci sono metodi più efficaci per combatterlo: si lavora con i ragazzi, si interviene attraverso di noi, o il Sert, oppure applicando punizioni costruttive che garantiscano all'adolescente anche consulenza e sostegno.

Il consumo di droga può essere sintomo di un disagio. Questo aspetto adesso, mi sembra che venga tralasciato. Si pensa: chiamiamo le forze dell'ordine con i cani a scuola, allontaniamo i ragazzi che non funzionano e abbiamo fatto il nostro compito. Ma cosa succede poi a questi ragazzi?

Quali sono, secondo lei, le conseguenze di questi metodi più “severi”?

È stato dimostrato che il senso di appartenenza alla scuola è un fattore fondamentale: aumenta l'autostima e aiuta a sviluppare un rispetto per l'istituzione, e un nucleo protettivo. Se però la stessa scuola inizia a dirmi: non mi fido di te, e mando i cani per controllarti, ecco, questo rischia di creare un effetto sbagliato. Un ragazzo mi ha raccontato che in classe da lui sono entrati sei cani... Così rischi di perdere la fiducia nei confronti della scuola, e purtroppo anche delle forze dell'ordine. In più si rischia di creare una vera e propria reazione: “Mi volevi fregare? Io sono più furbo e non mi faccio beccare”.

Quindi la paura non serve?

Serve fino al momento in cui qualcuno non si sente più sotto controllo, poi rischia di creare l'effetto opposto. Questa, secondo il mio parere, è pedagogia nera. Gli istituti hanno molte risorse: fra cui gli educatori, i sistemi esterni, i programmi di prevenzione valutati... Ma chiaro, ci vuole anche l'impegno delle scuole in quanto strutture educative, che riescano a gestire anche situazioni devianti.













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