La Provincia: cure palliative a Bolzano

Zerzer: sono già stati avviati i contatti con l'assessore comunale Randi


Susanna Petrone


BOLZANO. Quasi venticinquemila firme per chiedere la costruzione di un hospice: tante ne ha raccolte l'associazione «Il Papavero» che ora le consegnerà al presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder e all'assessore alla sanità Richard Theiner. Oltre ai pazienti, anche i medici sottolineano l'importanza di ampliare la struttura per i malati terminali.
Il pressing sulla Provincia inizia a dare i primi risultati. Florian Zerzer, capo dipartimento della sanità, fa il punto sui progetti previsti: «Per quanto riguarda l'hospice, posso rassicurare i bolzanini. Il vecchio progetto di realizzare un'unica struttura di questo tipo a Merano, a Martinsbrunn, è stato abbandonato da tempo. È evidente che il capoluogo altoatesino abbia bisogno di un hospice e ci sono già stati degli incontri con l'assessore comunale alle politiche sociali Mauro Randi».
Non solo l'hospice, la richiesta è anche quella di ampliare il reparto delle cure palliative. Anche su questo punto, Zerzer si mostra più che disponibile e spiega che l'intenzione della Provincia è proprio quella di andare in questa direzione: «A Bolzano possiamo contare sull'esperienza di un professionista come il dottor Bernardo e vogliamo ampliare il suo reparto. In generale, siamo convinti che ogni struttura ospedaliera abbia bisogno almeno di qualche letto da destinare alle cure palliative. E a questo servizio intendiamo aggiungere anche l'assistenza domiciliare, che riteniamo altrettanto importante». Niente concorrenza, dunque, tra i vari reparti dislocati negli ospedali provinciali, né tantomeno tra questi e gli hospice che saranno realizzati.
Rassicurazione che vengono accolte con soddisfazione dagli addetti ai lavori. Il presidente dell'Ordine dei medici dell'Alto Adige, Michele Comberlato, non ha dubbi sull'utilità delle cure palliative, della terapia del dolore, ma soprattutto della necessità di creare una rete di assistenza domiciliare per chi è condannato ad una malattia inguaribile e ad oggi è costretto, di fatto, a morire in una stanza di ospedale: «Purtroppo - spiega Comberlato - il problema non è solo la mancanza di una struttura seria da usare come hospice, ma anche della cultura delle cure palliative, che in Alto Adige non ha mai preso piede».
Eppure i primi hospice - strutture che ospitano malati terminali, così come almeno un familiare del paziente - in Italia sono stati aperti negli anni Ottanta. Cosa che fecerò quasi tutti gli altri Paesi europei. «L'iniziativa dell'associazione Papavero, che ha raccolto 25 mila firma a favore dell'hospice a Bolzano - prosegue il presidente dell'ordine - è un segnale forte e chiaro: le persone vogliono un luogo dove i propri cari possano essere seguiti con dignità fino all'ultimo, in un ambiente meno ospedaliero e più personale, o persino nel proprio letto a casa, circondato dai propri cari».
Al momento presso l'ospedale San Maurizio di Bolzano il dottor Massimo Bernardo, responsabile del Servizio cure palliative, ha uno spazio limitato per ospitare i pazienti. Molti dei malati terminali, infatti, sanno di dovere affrontare la morte di lì a poco tra le quattro mura dell'ospedale, lontani dal calore delle proprie famiglie e dalle proprie abitazioni.
Assistenza psicologica, cure palliative, terapia del dolore e una rete di esperti che segue questi pazienti a casa: questo è quello che chiedono i medici e 25 mila persone per Bolzano. Questo è quello che chiede anche la terza C del liceo Carducci, che con impegno e sensibilità ha girato un cortometraggio per sensibilizzare l'opinione pubblica. Quando il consiglio di classe ha proposto agli studenti il progetto, infatti, tutti hanno dimostrato interesse sia alla realizzazione cinematografica sia al tema delle cure palliative. Per le ragazze è stato importante trattare questo tema che - solitamente - viene affrontato poco, ma ancora meno nell'ambiente scolastico. Per questo motivo la classe ha accettato di mettersi alla prova, visitando alcune strutture e confrontandosi con il tema delicato.

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