Il caso

La scomparsa di Andrea Liponi: ricerche riprese grazie alle unità cinofile ticinesi 

Sono in grado di cercare resti cadaverici. Coinvolti dai genitori anche i volontari piemontesi di Penelope



NALLES. Ha ancora senso, cercare una persona scomparsa 14 anni fa? Decisamente sì. Anzi, non ne ha uno solo bensì molti, di sensi. Lo spiegano i genitori di Andrea Liponi, le cui ricerche sono riprese l'altro giorno negli scoscesi, dirupati e selvaggi boschi alle pendici del monte Macaion.

«Si tratta - racconta Mirella Spadotto Liponi, presidente altoatesina dell’associazione Penelope - della prosecuzione della ricerca avviata l’anno scorso a monte di dove era stata trovata l’auto di nostro figlio. Quest’anno si cerca a valle». Si stanno utilizzando unità cinofile provenienti dal Canton Ticino, specializzate nella ricerca di resti cadaverici. Alle ricerche partecipa anche il presidente di Penelope Piemonte, il criminologo e psicoterapeuta Fabrizio Pace, col suo gruppo forense. La signora Liponi racconta: «Nel 2021 abbiamo avviato una grossa attività, grazie a Pace, che ha acquisito gli atti riguardo alla scomparsa di Andrea. Ci aiuta poi, e lo fa dal 2008, Ernst Winkler, presidente del Bergrettungsdienst Avs». La speranza è di trovare Andrea. «Come Penelope cerchiamo gli scomparsi, da vivi e da morti. Ormai sono passati 14 anni, è rimasto un lumicino di ritrovarlo vivo. Ci siamo persuasi che potrebbe essere caduto, il motivo della ricerca è questo». Non bisogna mai smettere di cercare. E di aiutare chi cerca.

«Di recente - prosegue Liponi - sono entrata in contatto con la sorella di Evi Rauter, scomparsa 32 anni fa e ritrovata in Spagna. Ora si stanno effettuando gli esami del Dna. Le abbiamo offerto il nostro supporto, psicologico ma anche legale, grazie alla nostra federazione nazionale, che dispone di grandi esperti in materia».

«Chi dimentica cancella, noi non dimentichiamo». Finché non si ritrovano gli scomparsi. Questo il motto di Penelope. La sezione altoatesina ha di recente avviato una collaborazione con la rete prevenzione suicidi. A maggio a Trento si è tenuto un convegno nazionale. «Con gli anni ci siamo accorti che, specie in Alto Adige, le scomparse sono spesso legate a suicidi; oltre alla prevenzione qui si sente una grande esigenza di sostegno alle famiglie».

Sul resto in provincia c’è una situazione più favorevole rispetto al resto d’Italia. «Qui c’è un’organizzazione capillare: quando scompare qualcuno ci si muove immediatamente, c’è una mobilitazione che altrove non esiste».

Ma è comunque importante fare rete. Come dimostra la presenza ieri di volontari piemontesi e unità cinofile svizzere, e come dimostra il sostegno ricevuto dai Liponi nel 2012 da parte dei volontari lombardi, quando era stata segnalata la presenza di Andrea a Como. «Questo fermento è fondamentale. Ci attiviamo, con un tam tam, cui contribuiscono anche i social e le trasmissioni tv».

Della necessità di non smettere di cercare e di fare rete parla anche Ernst Winkler. «Se non si cerca non si trova. E poi, è molto importante fare esercitazioni con altri gruppi, con altre realtà. È un vantaggio entrare in contatto con altri sistemi, altre visioni. Noi siamo bravi sul territorio, ma se non troviamo, la cosa per noi finisce lì. Spesso noi pensiamo solo in modo provinciale, ma è molto utile avere contatti con l’esterno. Qui il terreno è ripido, non sappiamo se cerchiamo nella zona giusta e allargare le ricerche è difficile. E poi, serve fortuna. Ma per trovare bisogna continuare a cercare».

Conferma Fabrizio Pace. «È fondamentale mantenere l’attenzione viva. Se non emergono nuovi elementi, le forze dell’ordine non fanno nuove ricerche. Sono i famigliari ad attivarsi. Come nel caso dei Liponi, che hanno chiesto il nostro supporto. Cercano il loro scomparso, ma lavorano anche per gli altri». Pace sottolinea: «Non è possibile che una persona scompaia nel nulla. Di solito le ricerche ufficiali vanno avanti per un po’ di tempo, ma poi i genitori vengono lasciati in balia degli eventi. Nessuno però dovrebbe vivere il dramma della scomparsa. Provoca una sofferenza inimmaginabile per chi non l’ha provata». In Italia, purtroppo, questo è un fenomeno che Pace definisce di nicchia.

«Non ci si prende molto carico della questione, anche a livello normativo, legislativo. Come associazione stiamo lavorando per far riconoscere certi aspetti. Se un familiare lavora e deve cercare, sfrutta ferie e permessi, che però a un certo punto terminano. Si rimane soli, con grandi sensi di colpa. Sono aspetti pratici, che però nella vita di queste famiglie hanno ricadute pesanti». Un altro aspetto che non aiuta, conclude, è che «i cani da ricerca non possono essere istruiti con resti umani reali, ma solo di animali o sintetici. In Ticino è possibile, così i cani sono abituati a effettuare ricerche di questo tipo». DA.PA.













Altre notizie

il ricordo

«René, un modello per i nostri giovani con l’etica del samurai nel cuore» 

Il sindaco: «Spaziava dalle arti marziali al gruppo parrocchiale, dal Volkstanzgruppe all’Egetmann. E c’era sempre per tutti» Anche il papà era morto in montagna. Il campione e amico Zadra: «Un esempio in termini di coraggio, onore, lealtà con un pizzico di sana follia» (nella foto René Calliari con l’amico e coach Markus Zadra)


Massimiliano Bona

Attualità