Gli ebrei altoatesini furono i primi ebrei italiani ad essere deportati. Dopo l'8 settembre, quando i tedeschi invasero il Paese, ebbero mano libera nell'applicare anche qui, senza più freni, la loro soluzione finale. Li presero uno ad uno. Aiutati anche dai numerosi delatori che rivelarono loro indirizzi e luoghi in cui trovarli. Tutti: uomini, donne e anche bambini. Qualche volta di pochi mesi. Accadde anche a Ada Tedesco. Che abitava sotto i Portici, dove adesso si trova l'Archivio storico del Comune. E proprio quest'ultimo ha dedicato ad Ada il suo «oggetto del mese». Si tratta di due atti, uno in particolare riporta la «dichiarazione di appartenenza alla razza ebraica» che la signora dovette sottoscrivere il primo marzo del 1939 a Verona, dove era nata nel 1881 prima di trasferirsi a Bolzano nel 1941. Ebbene, questo atto ci fa capire anche il grado di coinvolgimento nell'Olocausto delle autorità fasciste. Furono le leggi razziali volute da Mussolini e, purtroppo, controfirmate dal re, ad aprire le porte ai nazisti. L'Italia si limitò a emarginarli gli ebrei, ma fornì le basi perchè i tedeschi, dopo l'8 settembre, potessero andare a colpo sicuro, semplicemente consultando le anagrafi comunali. Ada Tedesco fu arrestata in via Portici perchè ebrea, incarcerata prima a Bolzano e poi a Bressanone. E infine consegnata alla Gestapo di Innsbruck. E da Innsbruck raggiunse poi su un vagone piombato il Lager di Reichenau. Secondo alcuni storici fu infine condotta in quello di Auschwitz. In ogni caso, non fece più ritorno a casa. Morì probabilmente di stenti o nelle camere a gas. Ad Ada Tedesco è dedicata anche una delle tante "pietre d'inciampo", quei cubetti dorati che , a Bolzano, indicano i luoghi dove abitavano i nostri concittadini di fede ebraica scomparsi nei lager nazisti. (pc)