il ritratto

La storia di Marco Bergamo

Il serial killer di Bolzano: cinque gli omicidi commessi tra il 1985 e il 1992, l'ultimo compiuto il giorno del suo compleanno. 



BOLZANO - Marco Bergamo nasce a Bolzano nel 1966. La sua infanzia non è delle più facili: affetto da un ritardo nel linguaggio, deve successivamente fare i conti con l'obesità e la boriasi, che lo portano a chiudersi in se stesso. Introverso, con pochi amici, coltiva hobby come la fotografia, l'automobilismo e le passeggiate in montagna.
 
Bergamo, apparentemente, appare un giovane come tanti, ma dentro coltiva l'istinto omicida, che si scatenerà per la prima volta il 3 gennaio del 1985. La sua prima vittima è Marcella Casagrande, di soli 15 anni, che viene ritrovata senza vita sul pavimento di casa, uccisa da numerose coltellate.
 
Annamaria Cipolletti è la seconda vittima, di 41 anni. A lei vengono inferte 19 coltellate, l'assassino le ruba gli indumenti intimi, ma non c'è violenza sessuale. La terza vittima è Renate Rauch, di 24 anni, prostituta. La giovane viene ritrovata cadavere in un parcheggio quasi deserto. Qualche giorno dopo, sulla tomba di Renate verrà rinvenuto un mazzo di fiori con un biglietto: "Mi spiace ma quello che ho fatto, doveva essere fatto e tu lo sapevi: ciao Renate! Firmato M.M". 
 
Il 21 marzo 1992 è la volta del ritrovamento di Renate Troger, prostituta di 18 anni. La giovane muore per strangolamento, poi sgozzata, sul suo cadavere vengono inferte 14 coltellate. La quinta e ultima vittima di Marco Bergamo è Marika Zorzi, anche lei prostituta diciannovenne, scaricata agonizzante sul ciglio di una strada dopo essere stata colpita da 28 coltellate: è il 6 agosto 1992, giorno del compleanno di Marco Bergamo.
 
Poco dopo il killer viene arrestato. Marco Bergamo sarà condannato con quattro ergastoli e ulteriori trent'anni di reclusione. Dopo ventiquattro anni trascorsi negli istituti di pena di massima sicurezza del nostro Paese, dal 15 febbraio il pluriomicida era stato trasferito nel carcere di Bollate, seconda Casa di reclusione di Milano, uno degli istituti carcerari all’avanguardia in Italia.
 
Nel mese di maggio i responsabili del Dap (il dipartimento amministrazione penitenziaria) ne avevano disposto il trasferimento nel carcere modello ove ogni detenuto è messo nelle condizioni di scontare la pena non in termini punitivi ma secondo una filosofia di recupero con un «percorso di consapevolezza» che valuta anche obiettivi e aspettative del condannato. Dieci giorni fa, infine, il trasferimento all'ospedale di Bollate per infezione polmonare, dove Marco Bergamo è morto. 













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Valeria Frangipane

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