La verità nascosta in 400 reperti I primi risultati forse già oggi 

Indagini serrate. Se i forti sospetti dovessero trovare riscontri scientifici, per Benno Neumair scatterà il carcere   I suoi avvocati Moccia e Polo in “silenzio stampa per la diffusione di notizie che sono solo ipotesi investigativa”



Bolzano. Sono circa 400 i reperti che vengono analizzati in queste ore dai responsabili investigazioni scientifiche dei carabinieri di Parma. Provengono dall’abitazione della coppia scomparsa in via Castel Roncolo 22, dall’appartamentino attiguo (che i coniugi intendevano prendere in affitto per il figlio) e da un piccolo alloggio situato a Soprabolzano. Gli inquirenti sono alla ricerca di riscontri concreti ai numerosi sospetti (che per il momento non possono essere neppure considerati indizi gravi) circa una responsabilità diretta del figlio Benno nella scomparsa dei suoi genitori Peter Neumair e Laura Perselli.

Le tracce che ad una prima valutazione sono state classificate come residui ematici hanno bisogno di un vaglio scientifico ben preciso perché possano assumere una valenza processuale. Le prossime ore, dunque, potrebbero risultare decisive per Benno Neumair, fortemente sospettato di aver assassinato entrambi i genitori la sera del 4 gennaio scorso per poi liberarsi dei cadaveri gettandoli, probabilmente, nell’Adige dall’omonimo ponte che conduce alla discarica di Ischia Frizzi.

Il procuratore Giancarlo Bramante l’altro giorno ha confermato un valutazione indiscutibile sotto il profilo penale: se tutti gli elementi di sospetto avessero già ottenuto una conferma probatoria il giovane indagato non si troverebbe di certo a piede libero in quanto scatterebbe la necessità di disporne la custodia cautelare in carcere per evidente pericolo di inquinamento prove e pericolo di fuga. Se la magistratura sinora non ha preso alcun provvedimento è semplicemente perché al di là di sospetti e suggestioni non è stata raggiunta ancora alcuna certezza a livello probatorio. Senza pensare che al momento non sono stati neppure ritrovati i cadaveri delle due presunte vittime. E’ la valutazione anche degli avvocati difensori Flavio Moccia e Angelo Polo che da ieri sono in silenzio stampa in aperta polemica con la diffusione di notizie che il più delle volte rappresentano semplicemente filoni investigativi percorsi da magistratura e carabinieri. I due legali sono sempre convinti che il loro assistito proverò di essere estraneo alle accuse.

Nell’avviso di garanzia notificato a Benno Neumair (che è iscritto sul registro degli indagati per duplice omicidio e occultamento di cadavere) vengono però indicati alcuni particolari che rafforzano notevolmente i sospetti di un coinvolgimento del giovane nella misteriosa scomparsa dei genitori. La sera in cui Peter Neumair e Laura Perselli spariscono nel nulla l’auto di Benno (una Volvo V70) venne registrata dalle telecamere comunali di sicurezza in transito su ponte Roma. Circa un’ora dopo fu filmata mentre imboccava la galleria di Laives in direzione sud. È in questo lasso di tempo che, secondo gli inquirenti, Benno Neumair potrebbe aver gettato nell’Adige i corpi privi di vita dei suoi genitori. Messo alle strette, il giovane avrebbe dichiarato di essersi fermato per circa mezz’ora ad ascoltare musica in aula nei pressi del ponte Adige a Vadena in zona Ischia Frizzi, poco distante dall’inceneritore. Si tratta di una zona completamente isolata a sud di Bolzano raggiungibile lungo una strada senza uscita che muore nei pressi del centro di guida sicura «Safety Park». Benno sarebbe stato diretto a casa di un’amica ad Ora con cui avrebbe trascorso la notte. Ha detto di aver cercato di rilassarsi ascoltando buona musica fumando una sigaretta , probabilmente uno spinello. Per raggiungere quella zona è necessario percorrere un ponte in ferro nei pressi del quale gli investigatori hanno rilevato alcune macchie sospette nella neve che potrebbero essere sangue. È bene sottolineare che la zona raggiunta in auto dal figlio Benno non si trova sulla strada per Ora. Il giovane, dunque, sarebbe stato costretto ad affrontare un tragitto ad hoc decisamente poco invitante in ore notturne e con la strada ghiacciata per il freddo. L’indagato si è però difeso affermando di essersi fermato nei pressi di un piccolo bacino gestito dall’associazione pescatori dell’Alto Adige che era solito frequentare durante l’adolescenza. Durante la sosta il giovane decise di spegnere il proprio telefono cellulare. E alla stessa ora cessarono di funzionare anche i telefoni cellulari dei genitori. MA.BE.













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