il caso

Le ostetriche: ostacolate le case maternità

La presidente Astrid Di Bella: «Il rimborso per un parto in casa da noi è solo di 516 euro»



BOLZANO. In occasione della giornata internazionale del parto in casa, il Collegio delle ostetriche della Provincia di Bolzano sottolinea che le donne «devono avere il diritto di scegliere liberamente dove partorire il proprio bambino: in ospedale, in una casa maternità o a casa propria».

Per Astrid Di Bella, presidente del Collegio delle ostetriche di Bolzano «anche l'organizzazione mondiale della sanità conferma che le donne devono avere la possibilità di partorire in un luogo che sentono sicuro, a livello più periferico possibile in cui sia possibile fornire un'assistenza appropriata e sicura. In ordine tali luoghi possono essere la casa, la casa maternità o l'ospedale. Purtroppo in Alto Adige questo diritto di scelta non c'è».

«La costruzione delle case maternità viene ostacolata e frenata nonostante nelle altre province italiane ne vengono aperte, da ostetriche, sempre di più. Il rimborso per un parto in casa è, ormai da anni, limitato a 516 euro. Nella vicina Provincia di Trento è stata alzato, lo scorso mese, da 500 euro a 1000 euro. Un chiaro segno che porta nella giusta direzione! Grazie a questo NON-sostegno della libertà si scelta attorno alla nascita, non si limita solo la libertà di decidere delle donne, ma anche la pratica della professione ostetrica per le ostetriche libere professioniste», si legge in una nota delle ostetriche.

Sul registro delle ostetriche dell'Alto Adige sono iscritte in 209. «L'ostetrica poi - continuano a ripetere - non è importante solo in sala parto e in Ostetricia, ma è necessaria anche al nido e in Ginecologia, per questo gli ospedali altoatesini dovrebbero averne di più. Il numero dei parti nei singoli ospedali è aumentato a causa della chiusura dei punti nascita di San Candido e Vipiteno ma il nostro organico è rimasto invariato». Fondamentale la formazione. «Attualmente si laureano 15 ostetriche ogni 3 anni. Il Collegio chiede di attivare alla Claudiana un corso di laurea annuale o perlomeno biennale». E poi resta fondamentale la presenza delle professioniste in tutti i distretti altoatesini.

«Attualmente ci sono ostetriche attive sul territorio solo in alcuni distretti del sud dell'Alto Adige (Oltradige, Bassa Atesina, Bolzano, Sarentino, Salto/Sciliar). Altrove mancano e non va affatto bene». E poi il servizio offerto alle donne e alle famiglie deve essere rimborsato, per esempio in Austria e Germania tali costi vengono in gran parte finanziati dal pubblico». Servirebbe poi una miglior collaborazione tra le libere professioniste e gli ospedali. «Servono modelli in cui le libere professioniste che accompagnano le donne in ospedale per il parto se ne possano assumere anche la responsabilità». Le professioniste chiedono inoltre più visibilità.













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