Lo studio Astat: siamo i più felici e soddisfatti d’Italia 

Benessere equo e sostenibile. Bene speranza di vita e scolarità Occupazione al top, più stabilità, maggiore benessere percepito


Davide Pasquali


Bolzano. L’Astat ha elaborato uno studio sugli indicatori di benessere equo e sostenibile (Bes) in provincia di Bolzano, confrontandoli con quelli nazionali. Uno studio corposo. Eccone alcuni estratti: bene speranza di vita, meno tumori ma più demenza, tanti bimbi, ok la scolarità superiore, non male quella universitaria specie femminile, occupazione al top, più sicurezza e benessere percepito. Siamo i più soddisfatti d’Italia.

Salute. In provincia di Bolzano la speranza di vita alla nascita è di 83,7 anni, 81,4 per gli uomini e 86,2 per le donne. Sia il valore complessivo che quello disaggregato per sesso vedono la provincia al secondo posto (dopo Trento) per la speranza di vita più alta. Il valore medio nazionale si assesta a 82,7 anni. Lo scarto più consistente è registrato rispetto alla speranza di vita delle donne che, in Alto Adige, si discosta di oltre un anno (1,3) dal valore medio nazionale (84,9). L’Alto Adige è la regione italiana con la speranza di vita alla nascita in buona salute più alta, raggiungendo infatti il valore di 70,3 contro il valore medio nazionale di 58,7. Anche l’indice di salute mentale conferma come l’Alto Adige si caratterizzi per il valore più alto (72,6) nel panorama nazionale che, a livello medio, assume valore pari a 67,5. Per quanto riguarda il tasso di mortalità infantile, la provincia di Bolzano riporta un valore di 2,3 decessi ogni 1.000 nati vivi residenti, valore quasi in linea con il valore nazionale (2,9). La mortalità per tumore - misurata dal tasso standardizzato di mortalità per tumore - posiziona la provincia di Bolzano come la terza regione per valore più basso (8,1) contro un valore nazionale di 8,9 e il valore massimo raggiunto dalla Valle d’Aosta (10,5). Il tasso di mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso, per la provincia, è di 35,9 ogni 10.000 residenti, superiore al valore nazionale pari a 32,0. Al riguardo va segnalato come la provincia sia la regione con l’incremento più alto negli ultimi dieci anni. Considerando, infatti, che il tasso nel 2004 era di 16,9, vi è stato un aumento di 19 punti mentre a livello nazionale la differenza si assesta a 11,3.

Educazione. Il 97% dei bambini in provincia frequenta la scuola materna, valore superiore al valore medio nazionale che si attesta al 91,1%. Il valore minimo è registrato nel Lazio (86,1%). L’Alto Adige, inoltre, è l’unica regione italiana che è caratterizzata da una sostanziale stabilità nel numero dei bambini iscritti nelle scuole materne (+1,5 punti percentuali) nel confronto tra l’anno scolastico 2007/2008 e quello 2016/2017. Considerando lo stesso arco temporale, la regione Lazio è quella caratterizzata dal decremento maggiore (9,5 punti percentuali). Più alta della media nazionale è anche la percentuale di cittadini tra i 25 e i 64 anni che hanno frequentato la scuola superiore. Si tratta del 67,8% contro un valore del 60,9% a livello italiano. Considerando che nel 2004 il corrispettivo valore era del 45,1%, l’Alto Adige è la regione italiana che nell’arco degli ultimi 13 anni ha registrato l’incremento maggiore (22,7 punti percentuali). Quasi un quarto (24,6%) della popolazione altoatesina tra i 30 e i 34 anni è laureata, valore leggermente al di sotto del valore nazionale (26,9%). Nel 2004 il valore raggiungeva poco più di un cittadino su dieci (12,7%) ed era, anche allora, al di sotto della media nazionale (15,6%). L’incremento più cospicuo negli ultimi dodici anni è stato registrato dalla provincia di Trento (+19 punti percentuali) che detiene la percentuale più alta di laureati, vale a dire il 33,6% della popolazione tra i 30 e 34 anni. Disaggregando i dati per sesso, emerge come il gap rispetto al valore medio nazionale sia dovuto alla bassa percentuale dei maschi laureati (17,8%). Per questo indicatore l’Alto Adige è tra le regioni caratterizzate dalla percentuale più bassa. Diversa la situazione relativa alle giovani donne. Ad essere laureato è il 31,6% di loro, valore pienamente in linea con quello nazionale (32,4%), anche se pur sempre al di sotto della percentuale registrata in provincia di Trento dove il 44,1% delle giovani donne è in possesso della laurea. Si tratta, peraltro, del valore più alto tra tutte le regioni italiane.

Lavoro. Il tasso di occupazione in provincia si attesta al 78,4% contro il 62,3% a livello nazionale. L’Alto Adige, seguito dalla regione Emilia-Romagna, detiene il valore più alto nel panorama nazionale. Di conseguenza, il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro in Alto Adige è molto basso e riguarda il 4,3% della popolazione in età dai 15 ai 74 anni, contro il 20,5% a livello nazionale. Nel contesto di un mondo del lavoro che, soprattutto per i giovani, ma non solo, è diventato instabile e precario (senza sulla base di questi dati però poter asserire in merito alla qualità e al livello di specializzazione correlato - spesso professioni ad alta vocazione scientifica ed intellettuale offrono contratti a tempo determinato e soggetti a breve durata), è importante capire quanti lavoratori instabili, entro un anno, riescono a stabilizzarsi. Si tratta di un indicatore nuovo inserito nell’ambito del Bes e che è altamente informativo della capacità di un territorio di assorbire in maniera stabile e con prospettiva le nuove forze di lavoro. In provincia di Bolzano la percentuale di occupati in lavori instabili che, nell’arco di un anno, si sono stabilizzati è del 17,8%, dato in linea con il valore medio nazionale (15,8%).













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