Mafia in Alto Adige, sono 4 i pentiti 

Hanno fornito importanti rivelazioni in occasione dell’operazione “Minotauro”. Oggi ricorso degli indagati al tribunale del riesame Gli avvocati ribadiscono: «Nessun elemento indiziario vero in tutta l’inchiesta. In 7.300 pagine non c’è traccia di una associazione malavitosa»


MARIO BERTOLDI


Bolzano. Sono quattro i collaboratori di giustizia che nel 2016 hanno indicato anche il Trentino Alto Adige come zona soggetta all’azione della criminalità organizzata collegata direttamente o indirettamente alle centrali della ’ndrangheta calabrese. Si tratta di quattro “pentiti” (ammessi ai programmi di protezione da parte dello Stato) che decisero di fornire una montagna di dati e rivelazioni dopo la cosiddetta operazione “Minotauro” che permise di individuare le infiltrazioni della ’ndrangheta in provincia di Torino. I giudici condannarono 23 persone, altre 20 furono assolte, un Comune fu addirittura sciolto per mafia. E’ dai verbali di quell’operazione che gli inquirenti sono partiti per individuare e smantellare piccole organizzazioni malavitose radicate anche in Alto Adige, dedite soprattutto - secondo le ipotesi accusatorie - ai traffico della droga pesante. Gli avvocati difensori degli undici altoatesini arrestati (per effetto dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice Marco La Ganga) questa mattina a Trento cercheranno di dimostrare l’insussistenza del quadro indiziario nei confronti di tutti gli inquisiti. Il primo passo per smontare il teorema d’accusa è dimostrare che non vi sarebbero prove e neppure indizi sufficienti a sostenere l’ipotesi di reato dell’associazione a delinquere di stampo mafioso.

Nell’inchiesta, durata un anno e mezzo con centinaia di ore di intercettazioni ambientali e telefoniche e pedinamenti, non sarebbe emerso alcun elemento di riscontro alla tesi dell’organizzazione con uno struttura operativa verticaleben definitiva. Dai faldoni dell’inchiesta (7300 pagine) non emergerebbe la figura di un capo e di una organizzazione al servizio del malaffare. Nella lunga indagine sono stati sequestrati 540 grammi di droga pesante e due pistole (di cui una molto vecchia). E’possibile che qualcuno tra gli inquisiti debba prendersi le proprie responsabilità per singoli episodi di spaccio - dicono i legali - ma dagli atti non trova assolutamente riscontro la tesi dell’associazione a delinquere, tantomeno di quella di tipo mafioso. Eppure i magistrati che a Trento hanno curato l’indagine (per conto della direzione distrettuale antimafia) sono tutt’altro che inesperti e sono tra gli inquirenti che possono vantare almeno 20 anni di inchieste ad alto livello. Ecco perchè l’impressionc è che non tutti gli elementi indiziari siano stati ancora resi pubblici dalla Procura distrettuale che avrebbe alcuni assi nella manica da calare al momento opportuno.

Per il momento oggi, davanti al tribunale del riesame, per gli inquirenti sarà importante ottenere semplicemente la conferma dei provvedimenti cautelari possibili per pericolo di fuga, di reiterazione del reato o pericolo di inquinamento prove.

L’ appuntamento di stamane davanti ai giudici del tribunale del riesame a Trento è fissato per le 10. Sarà un’udienza lunga e non facile perchè gli avvocati possono sperare di ottenere una parziale revoca della custodia cautelare in carcere ad una sola condizione: riuscire a dimostrare che la ’ndrangheta non avrebbe messo radici in Alto Adige e che i singoli episodi di malavita emersi (come spaccio di droga, traffici di armi e prestiti a tassi usurari a commercianti e cittadini in difficoltà economiche) non avevano un’unica regia criminale con controllo diretto o indiretto della malavita organizzata calabrese. Questo per lo meno per quanto riguarda gli indagati in posizione più pesante cioè quelli accusati di aver fatto parte dell’associazione malavitosa o di esserne stati i promotori. In posizione decisamente più leggera ci sono gli indagati accusati di concorso esterno cioè coloro che avrebbero fornito saltuariamente all’organizzazione un appoggio occasionale a titolo di favore.

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